Lavoro
Lo schiavismo, soluzione ai guai economici di una nazione: un case study
Sono pochissimi gli italiani a conoscere la Smangubria. Si tratta di un minuscolo stato balcanico, incastrato tra la Macedonia del Nord e la Bulgaria, sfuggito alle catastrofi del ‘900 grazie alla sua incredibile capacità di passare inosservato. Nel corso dei secoli nessuno si è mai degnato di invadere la Smangubria, perché troppo povera e irrilevante: né Alessandro Magno, né Roma, né gli ottomani e tantomeno Hitler. Persino il generale Tito, che all’acme del successo sognava di creare una grande federazione balcanica con la Grecia, l’Albania, la Bulgaria e addirittura la Romania, non prese mai in considerazione la Smangubria, ritenendola una contrada della Macedonia bulgara (si dice che a Brioni, nel 1956, si presentò anche l’allora premier della Smangubria, Kur Mihiyluv, smanioso di allinearsi a Tito, Nasser e Nehru nel loro non-allineamento con le due superpotenze, ma lo statista fu preso per un venditore di aspirapolveri e cacciato via a pedate).
Nonostante tutto, negli anni ’60 la Smangubria ha conosciuto il famoso Economiskij Miraklu (miracolo economico), le contrade settentrionali del paese godono di una certa prosperità, e la caotica capitale Kapgrado è riuscita pure a gemellarsi con Campobasso, capoluogo del Molise. Tuttavia l’economia locale è in grave difficoltà: da qualche anno il PIL non cresce, e molti giovani istruiti sono costretti a emigrare in Bulgaria, in Serbia o nella remotissima Svizzera alla ricerca di migliori opportunità.
Nel marzo 2021 però il nuovo governo guidato dall’ex banchiere internazionale Franu Mihiyluv (nessuna parentela con il già citato Kur Mihiyluv) è riuscito a far ripartire la stagnante economia smangubra con una ricetta innovativa che è già diventata un case study internazionale. Mihiyluv ha reintrodotto un’antica usanza per secoli praticata con grande successo in Occidente: la schiavitù.
All’affollata conferenza stampa del 25 marzo Mihiyluv (che ha studiato nelle migliori università d’Europa e d’America) ha dichiarato: «Com’è noto persino a voi giornalisti, Roma si reggeva sul lavoro degli schiavi, e grazie a questo divenne un grande impero. L’Atene di Pericle si fondava sul lavoro degli schiavi, e grazie a ciò geni come Platone e Fidia ebbero il tempo per scrivere e scolpire in santa pace. La stessa Gran Bretagna, al culmine della sua potenza, commerciava schiavi, che peraltro resero incredibilmente ricchi pure i piantatori della Indie occidentali. Ecco perché questo governo ha deciso di reintrodurre l’istituto della schiavitù».
In una rara prova di coesione patriottica, il parlamento della Smangubria ha approvato a larghissima maggioranza la riforma; si è opposto solo il partito di estrema destra Aurora Smangubra, secondo il quale la soluzione dei problemi della Smangubria non è la schiavitù, ma l’invasione della Macedonia del Nord.
L’introduzione della schiavitù è stata accolta con entusiasmo dai signori feudali, dagli albergatori e dai tavernieri del paese. Infatti le due principali voci dell’economia della Smangubria sono l’agricoltura e il turismo, e ambedue i settori patiscono la carenza di forza-lavoro. «Prima della riforma ero costretto a pagare persino 50 garab [1,75 euro] l’ora ai miei braccianti – ha dichiarato Ferdu Mihiyluv, presidente dell’Associazione dei feudatari della Smangubria (nessuna parentela con il premier) –. Ora non li pagherò più niente, e questo mi consentirà di vendere le mie patate a un prezzo inferiore a quello dei nostri competitor stranieri».
Secondo le prime stime il PIL della Smangubria nel terzo trimestre è cresciuto di quasi il 5%, e si pensa che dovrebbe crescere del 7% nel quarto. «Da quando i poveri sono stati schiavizzati non abbiamo più difficoltà a trovare camerieri o sguatteri – riferisce un comunicato stampa della Gilda dei tavernieri e degli osti –. Questa riforma, quindi, ci consentirà di offrire ai turisti europei e internazionali servizi all’altezza dei migliori standard qualitativi del mondo».
Gran parte dei media della Smangubria hanno plaudito osannanti al genio economico di Franu Mihiyluv, paragonandolo persino al “babbo della patria” Ariesti Mihiyluv (nessuna parentela tra i due Mihiyluv). Contestualmente alla reintroduzione della schiavitù, che il paese aveva abolito ufficialmente nel 1865, il governo dell’ex banchiere ha abolito la cd Elemosina di Cittadinanza, creata dal precedente governo per consentire anche ai più poveri di sopravvivere alle asprezze della crisi economica.
«Il lavoro in Smangubria c’è, basta rinunciare alla propria dignità e accettare di farsi schiavizzare – è il commento di Urko Mihiyluv, preside dell’Università Liviu Mihiyluv (il più prestigioso ateneo privato della Smangubria), e in nessun modo imparentato con gli altri Mihiyluv citati fuorché con Liviu, che era suo zio –. Se i poveri perdono ogni fonte di sussistenza saranno costretti a darsi in schiavitù spontaneamente ai tavernieri e ai feudatari, e il terrore di morire di fame o di essere frustati li renderà incredibilmente produttivi, a tutto beneficio del PIL».
Il responso degli elettori sembra essere meno entusiastico però: secondo i sondaggi il Partito Progressista, principale forza di centrosinistra del paese, è calato del 15% nelle intenzioni di voto degli smangubri, mentre cresce la popolarità di Aurora Smangubra, e della bionda tabaccaia che guida questa rampante forza di estrema destra.
Economisti di fama internazionale come James Starvedebeast del Freedoom Tomorrow Institute hanno lodato la reintroduzione della schiavitù, e invitato gli Stati Uniti e gli altri paesi europei a studiare con attenzione il case study Smangubria. «I nostri modelli e i dati che abbiamo in possesso ci dicono che la schiavitù sarà la grande rivoluzione economica del XXI secolo, e il premier Mihiyluv ha dato prova di enorme coraggio [guts] nel fare da apripista» ha dichiarato Starvedebeast. Finalmente la Smangubria e i suoi leader non sono più così sconosciuti e irrilevanti.
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