Germania

Sangue Giusto: le ragioni del successo di Francesca Melandri in Germania

19 Settembre 2018

Al HarbourFront Literaturfestival di Amburgo hanno dovuto prendere una decisione all’ultimo momento: a causa della grande richiesta di biglietti (al costo di 14 €!), la serata di presentazione del romanzo di Francesca Melandri, il 14 settembre, è stata spostata dall’Istituto Italiano di Cultura alla Musikhochschule, il conservatorio della città anseatica. Lo stesso è accaduto due giorni dopo a Berlino: la storica libreria Dante Connection si è rivelata troppo piccola per soddisfare le continue richieste di biglietti: 36 ore prima dell’inizio, la serata viene trasferita al Museo FHXB di Kreuzberg. Questo due episodi sono esempi che segnano lo straordinario successo tedesco dell’ultimo romanzo della scrittrice. Sangue giusto, in Italia edito da Rizzoli, uscito in Germania il 22 giugno con il titolo di Alle, außer mir (“Tutti, ma non io”, il credo del protagonista del libro), è giunto alla settima ristampa, ha superato le 60.000 copie ed è stato nella classifica dei venti libri più letti per dieci settimane, raggiungendo anche il sesto posto. Questi numeri sono ancora più sorprendenti se si considera che il libro è stato pubblicato da Wagenbach, una casa editrice attenta e sofisticata, ma non certo un gigante dell’editoria.
La serata di Amburgo, inoltre, è la prima data di un lungo tour che vedrà la Melandri visitare undici città tedesche, in quattordici serate tra settembre e novembre: da Amburgo a Friburgo, da Düsseldorf a Dresda, toccando quindi i quattro punti cardinali del Paese; e passando per Monaco, Francoforte, Colonia ed altre città. A queste date si aggiungeranno le visite in Austria, in Belgio ed in Olanda, dove il romanzo è uscito con il titolo De lange weg naar Rome (La lunga strada per Roma) edito da Cossee.

Il successo al di fuori dei patri confini era stato notato proprio sugli Stati Generali da Antonio Vigilante. Nella sua splendida recensione, intitolata Ripartiamo dall’ultimo romanzo di Francesca Melandri, Vigilante, pedagogista, scrive: “Il libro è un viaggio nelle due Italie, quella fascista di ieri e quella di oggi, difficile anche da definire. Un viaggio nell’orrore dell’iprite e dei lanciafiamme, ieri, e dei CIE oggi, ma anche e soprattutto un viaggio nell’assurdo, anzi nel grottesco“; definisce il libro “un romanzo bellissimo, vero: e dolorosissimo. Un libro che spiega meglio di qualsiasi altro perché siamo al punto in cui siamo… [tra] …i deliri feroci di un popolo che non ha mai fatto i conti con il suo recente passato coloniale, che non ha mai riconosciuto le sue colpe, che non ha mai chiesto perdono a nessuno.” E conclude con amarezza “Non sorprende che sia letto ed apprezzato più all’estero che in Italia“, prima di invocare “Per favore, leggetelo. Parlatene. Parliamone.

Ma cosa, in particolare, è stato apprezzato dalla critica e dal pubblico tedesco?
Innanzitutto la capacità di legare la storia di una famiglia alla storia di un Paese; in modo particolare la storia non narrata, la storia che si vuole nascondere. Nell’uno e nell’altro caso. “Francesca Melandri riesce perfettamente a legare esperienze individuali e retroscena storici” sostiene la Frankfurter Allgemeine Zeitung. “Raramente la complessità di oggi è stata rappresentata in modo più fine. Soprattutto perché l’autrice non presenta i suoi personaggi, quanto piuttosto le strade che percorrono“.
Il secondo elemento che ha meritato l’interesse e la lode dei lettori è la continuità inesorabile della storia: secondo Die Zeitil romanzo è un’efficace opera di letteratura impegnata. A questo contribuisce lo sguardo privo di illusioni della Melandri sugli anni del Dopoguerra e sugli ultimi decenni. Il veleno del colonialismo e del fascismo hanno mantenuto il loro effetto fino in quei tempi in cui in Africa Orientale ‘cooperazione internazionale’ significava soprattutto lo sfruttamento delle nuove mire delle imprese edili“. Fino, è la logica conseguenza, alla questione principale di questi ultimi anni: i profughi. Secondo la TAZ, storico giornale berlinese della sinistra, “l’arco che si descrive dall’occupazione coloniale dell’Abissinia durante il fascismo alle masse dei profughi di oggi, toglie il respiro” e conclude con una splendida chiosa: “Lo straniero, ci insegna questo romanzo, è quella parte della nostra famiglia che ancora non conosciamo“.
E se Die Welt giunge ad affermare che il libro “sviluppa il più potente panorama secolare italiano dopo Novecento di Bertolucci“, e la Süddeutsche Zeitung ricorda che “non si può comprendere l’attuale situazione politica italiana senza leggere il romanzo“, tutti i critici concordano sul fatto che Sangue giusto / Alle, außer mir tratta in realtà di una storia non solo italiana, ma decisamente europea, se non universale.
Il successo non si è limitato alla carta stampata. Il libro è stato presentato nelle più importanti trasmissioni televisive dedicate ai libri. Prima TTT – Titel Thesen Temperamente su ARD; e poi Literarisches Quartett, su ZDF, dove è stato addirittura Martin Schulz (ex-libraio!) a tracciare un parallelo tra Ilaria, la protagonista del libro, e le “straordinarie donne italiane conosciute a Bruxelles“, per concludere, di nuovo, come il libro ci apra gli occhi sul presente europeo.

Ma perché tutto questo accade proprio in Germania? E perché il successo non si è limitato ai critici e ai circoli letterari?
Certo, sarebbe facile (e senz’altro non lontano dalla realtà) affermare che la mentalità tedesca si distingue da quella italiana soprattutto in due aspetti: la continua analisi del passato e delle sue ricadute sul presente; l’attenzione al rapporto tra le scelte individuali e gli effetti sulla collettività. “Sangue giusto” è senza dubbio un tesoro per un lettore culturalmente abituato ad affrontare tali relazioni.
Francesca Melandri, intervistata da Esquire, ha aggiunto un’interessante spiegazione: “I recensori tedeschi e olandesi – dice l’autrice – non l’hanno presentato come un romanzo storico, bensì come un romanzo di grande attualità: non racconta solo il colonialismo e il razzismo di Stato del fascismo ma anche l’immigrazione e, soprattutto, il razzismo di oggi. Per questo molti, sia in Olanda che in Germania, l’hanno definito un romanzo che non riguarda solo l’Italia, ma l’Europa“.

Sono convinto che entrambe le cose siano vere, ma provo ad aggiungere una questione forse più generale, ma non meno importante. In Germania la legge difende le (piccole) librerie, vietando gli sconti sui libri; le trasmissioni televisive sui libri sono in prima serata o poco più tardi; c’è una grande diffusione degli audiolibri; negli incontri di presentazione i libri vengono letti a lungo.
Insomma: è il rapporto con il libro ad essere diverso. E crea una condizione di vantaggio per i libri di qualità.
Come questo. Leggetelo e parlatene, appunto. Anche in Italia.

 

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