Letteratura

Quale allegria (quella di Lucio)

5 Ottobre 2019

Te ne sei andata senza salutare, avevi gli occhi abbassati ed il capo chino, si leggeva che il tuo cuore non batteva più per me: forse l’altro era già arrivato e non avevi il coraggio di dirmelo, consapevole che avresti potuto ferirmi a morte e scatenare la mia tristezza e malinconia: senza battere ciglio, frettolosamente hai afferrato la tua borsa e ti sei dileguata. Hai fascino anche quando cammini velocemente, la tua femminilità prorompente è un abbaglio per chi è beato ad osservarti: è meglio stare senza parlare, perché il silenzio in questi drammatici momenti è un atto d’amore.

Vorrei scriverti, rivederti: nel rimpianto d’amore si crogiolano i miei pensieri e provo ad immaginarti, ma impetuosamente devo rassegnarmi che non ti appartengo più.

E la vita diventa monotona, perché la passione sfiorisce come un fiore caduto e penzolante e non può il ricordo sopperire alla tua assenza.
Perché prima con te era solo allegria: i giorni avevano un senso, erano sempre nuovi ed originali, bastava un tuo sorriso per riempiere la giornata.

Come vedere il mare sfiorato dai primi raggi del sole e sentire il mugghio delle onde che lasciano il sale sulla battigia quando rientrano nel suo ventre, così era un tuo sguardo, segnava il cuore ed irrorava il sangue di una nuova linfa.

L’allegria che tu trasmettevi e donavi faceva scomparire tutto, come se le nostre anime conversando fossero due colombi innamorati che spiccano il volo in un cielo terso senza nubi per rubarne il celeste colore e planare spettinati al vento nel mare e solcarlo come un veliero o baciarlo come la luna quando si cala.
La tua allegria era contagiosa: bellissima nel sorriso, nel timbro della voce, negli inconsulti movimenti, nelle occhiate furtive che inanellano la ricerca dell’amore per la congiunzione dei corpi. Un tuo cenno era come un poema d’amore.
Il desiderio di toccarti accompagnava tutto il giorno, speciale ed unico perché abitato solo da te, tutte le cose e gli altri intorno non esistevano. Eravamo soli nella folla ed in quel caffè:eppure c’era tanta gente.

Quale allegria: “ora non so più dove cercarti”, come quel cane che perde il sentiero e perde anche il suo padrone.
Ora il mondo non mi accarezza più e mi prende la disperazione di sapere dove sei: l’unica vera ragione della mia vita.

( a margine di “Quale allegria” di Lucio Dalla).

Biagio Riccio

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