Letteratura
Progetti nuziali
Hanno (o dimostrano) più di settant’anni.
Dal modo festoso con il quale si salutano e si abbracciano, si può immaginare che siano state tantissimo tempo senza vedersi.
Una delle due parla in italiano, con una lieve inflessione del centro Italia, l’altra non abbandona mai il dialetto veneziano.
In coda, come me, in attesa di essere servite, alla bancarella della frutta, sono vestite in modo molto simile e si assomigliano anche un po’.
Dopo i convenevoli iniziali, capto al volo un breve scambio di battute.
“Mai dire mai!”, dice una delle due, “Non avrei mai creduto che mi potesse capitare, ma tra due mesi mi devo sposare.”
“Maria Vergine!”, sobbalza l’altra, “Te devi? E parchè? Te speti un fio?” (Devi? E perchè? Aspetti un figlio?)
L’altra si mette a ridere, poi si spiega: “Non è stata una cosa improvvisa, lo conosco da sempre, abbiamo fatto insieme il liceo e anche ai tempi dell’università ci vedevamo spesso.”
“E ghe gavè messo tuto sto ‘tempo?” ( e ci avete messo tutto questo tempo?)
“Non era mai il momento giusto”, sospira la futura sposa, “lui stava sempre con qualcun’altra…”
“Go’ capio, te gà tocà de mettarte in coa!” (ho capito, hai dovuto metterti in coda).
Le ascolterei tutta la mattina, ma è arrivato il mio turno e l’uomo della bancarella mi chiede cosa desidero, così mi perdo il resto della conversazione.
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