Letteratura

Poesie dalla prigione

26 Dicembre 2017

«Poesie dalla prigione» di Mahvash Sabet è il volume che la comunità italiana  Baha’i vuol far conoscere con serate di letture e musica.  Un’occasione per ricordare come uno spirito libero può vincere la prigionia del corpo  come è accaduto all’autrice  iraniana, che ha dedicato tutta la sua vita alla famiglia e alla sua professione di insegnante, ma per il governo iraniano era colpevole di professare la Fede bahá’í e questa Fede, malgrado i suoi seguaci siano la più numerosa minoranza religiosa del paese, non è fra quelle riconosciute dalla Costituzione. Per questa ragione  Mahvash nel marzo del 2008 è stata rinchiusa nel carcere di Evin, la famigerata prigione di massima sicurezza alla periferia di Teheran, dalla quale è uscita solo nel settembre del 2017.

I Bahá’í non godono di nessun diritto e possono essere aggrediti e perseguitati impunemente.   Eppure nonostante la grande ingiustizia di cui è stata  vittima la poetessa  è riuscita  a trasformare una sventura in un’occasione per sostenere con accresciuta convinzione i propri nobili ideali.

I traduttori Faezeh Mardani e Julio Savi , hanno diviso le poesie in capitoli  “Mura”, “Diario”, “Ritratti”, “Preghiere”, “Pensieri”, “Speranze”, “Faribà”, “Altre dediche”  e questa disposizione ci aiuta a seguire la poetessa nei diversi risvolti della sua condizione e della sua personalità.

Le poesie di “Mura” raccontano opprimenti sensazioni ma nello stesso tempo  spiegano come faccia una persona così sensibile e raffinata a resistere a quelle durissime prove. “Diario” ci porta quasi bruscamente fra quelle anguste mura. Vi incontriamo di tutto, giovani e vecchie, colpevoli e innocenti, tutte livellate dalle sofferenze di «quel doloroso limbo». Ma qui Mahvash, spesso assieme alla sua amata compagna Faribà Kamalabadi, in prigione per gli stessi suoi motivi, difende la «santità dell’uomo», cercando di ridare dignità a chi l’aveva perduta.

“Ritratti”  fa conoscere più intimamente alcune delle prigioniere, suscitando sentimenti di compassione e perfino di solidarietà per queste vittime in parte di pregiudizi sociali, in parte della propria sconsideratezza. “Preghiere” rispecchia la forza del cuore di questa donna oppressa, che dallo Spirito trae la forza necessaria per superare il «solitario estraniamento» della sua «vita capovolta». Ma ne rispecchia anche l’umana fragilità, nel suo intimo bisogno dello Spirito, che la aiuti a comprendere il mistero di queste giornate

Le poesie di “Pensieri” sono la testimonianza della sua resilienza, della sua capacità di vedere la luce pure in quella grigia penombra.  Rimaniamo molto colpiti quando la sentiamo dire che dalle finestre del suo pensiero irrompono ancora «la primavera, il canto e la poesia», quando la vediamo coltivare un fiore, per farne crescere «un anemone urbano», oppure salire sul seggio del sole, o ancora indossare «una verde, florida veste».

Anche “Speranze” parla della vittoria della luce sulle tenebre. È la fede che permette alla poetessa di coltivare il suo cuore e di trarne «tulipani d’amore», che le consente di accettare questa iniqua oppressione nella certezza che in quel «luogo di morte» ogni atto crudele suscita la reazione opposta perché già «mille giovani insorgono»

L’auspicio è che  queste poesie possano contribuire a rafforzare le simpatie già abbastanza forti per i bahá’í e per tutti coloro che sono ingiustamente perseguitati in Iran e a rafforzare l’invito che molte nazioni, sulla scia delle Nazioni Unite, stanno da vari anni rivolgendo alla Repubblica Islamica dell’Iran perché ponga fine a questa incomprensibile limitazione della libertà di pensiero, di coscienza e di religione che ancora caratterizza un paese, che pure vanta un passato di grande splendore e civiltà.

L’opera nel 2014 ha ottenuto il riconoscimento di Pen International e nel 2017  il premio “International writer of courage Pen Pinter Prize” diviso con Michael Longley.

La prossima presentazione si terrà  a Firenze il 12 gennaio 2018 alle ore 21,00 alla Biblioteca delle Oblate, interverranno i traduttori e alcuni attori che reciteranno le poesie, seguite da liriche che amplificheranno il messaggio dei componimenti.

Mahvash Sabet, «Poesie dalla prigione», del verri, Milano 2016, pp. 332, € 22,00.

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