Letteratura
Poesia | Renata Morresi
[La storia delle percezioni incontra la storia collettiva]
a Enzo Baldoni, detto Zonker (1948-2004)
La storia delle percezioni incontra la storia collettiva
alla fine dei telegiornali, dopo certe inchieste, ai meme.
Si vogliono bene ma. La loro relazione è discontinua.
La storia delle percezioni prova a rappresentare le sue serie.
Con affanno, farsi capire. Ma non ti passa un anno, le fa la storia generale.
Sembra invidia. O è compassione? Una è narcisista, una empatica, ma quale?
Percezioni protesta: come sono arrivata fin qua? dove mi sono persa?
e isterizza giù un altro sistema. Torna ai Consigli dell’ONU, all’Iraq,
le foto fuori fuoco, i funghi di petrolio, i primi forum. Processa con gran
dispendio di energia psichica a dispetto dei suoi povera me.
Si sente sempre un po’ in difetto rispetto a se stessa,
alla sua fama. Il che pare strano, considerato il savoir faire,
la stoffa simbolica. La storia dei fatti in andatura lineare fa
la superiore, ma le piace. Chiaramente più pragmatica e borghese,
si aspetta di tutto, la grafomane, intesse cause e biografie,
moltiplica sì, ma solo linee. L’irreversibile è il suo Jihad.
Restiamo assieme? E lei, storia delle percezioni, in grande spolvero
di possibilità, sempre a riaprire porte nei palazzi della mente,
cammina all’indietro tirando giù tutto l’arredo. Altro che
gran signora, dandy inventata di sana pianta che fa e sfascia
a piacere o più spesso al contrario. Non capisce mai
dove comincia la storia seria, tutta fatti e bottega, che dipana
consecutiva come le scritture antiche, senza una pausa.
Percezioni si piange addosso, è solo un sogno di scrittura –
teme – interrotto di continuo dal ricominciare
nello sforzo abnorme di digitare nomi, status, cifre
zero sette quattro due o tre cinquantotto o trentacinque?
Pensaci bene, cosa ricordi di Zonker? I reportage in Chiapas?
Timor Est? Il terremoto? Invece: il campeggio di famiglia
a Preci nel 2009. Non s’era ancora ritrovato il corpo
di Enzo, le sue foto stavano appese dietro al bancone.
Voler dire una parola per lui, ma stavano tutti lavorando.
Volere ricordarlo, ma chi ero? Cos’era lui per me?
Una forma di libertà, fa Percezioni. L’altra non sa
proseguire. Non vorrebbe mai ferirla, ma come?
“Abbiamo un dovere narrativo.” “Abbiamo memorie discrepanti
della nostra nazione.” “La nostra nazione non esprime un solo noi.”
“Possiamo articolare meglio?” Spunte si accendono, spengono
addensano, come certe poesie visive o i rotolacampo
nei deserti del Far West. Rimane forse un disegno
a riconoscere gli eroi.
***
Renata Morresi scrive poesia e saggistica, e traduce. In poesia ha pubblicato le raccolte Terzo paesaggio (Aragno, 2019), Bagnanti (Perrone 2013), La signora W. (Camera verde 2013), Cuore comune (peQuod 2010); altri testi sono apparsi su antologie e riviste, anche in traduzione inglese, francese e spagnola. Nel 2014 ha vinto il premio Marazza per la prima traduzione italiana di Rachel Blau DuPlessis (Dieci bozze, Vydia 2012) e nel 2015 il premio del Ministero dei Beni Culturali per la traduzione di poeti americani moderni e post-moderni. Cura la collana di poesia “Lacustrine” per Arcipelago Itaca Edizioni. È ricercatrice di letteratura anglo-americana all’università di Padova.
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