Letteratura
Poesia | Ivan Talarico
WATT
È un gioco antico e crudele.
Ci sei
ed è luce.
Non ci sei
ed è buio.
Basta fare
come il giorno
e la notte.
Ma il fuoco
ci ha disabituati al buio
e brucia di notte,
fiamma o watt,
l’impossibilità della tenebra.
Quando non ci sei
vorrei accenderti,
ma non trovo l’interruttore,
non il fiammifero.
A volte nel buio
una folata di vento
alza la cenere
del fuoco che è stato.
E mi addormento,
convinto che il sole non si alzerà più.
Infatti non si alza,
siamo noi che giriamo
intorno a lui.
Siamo noi che chiudiamo
gli occhi
e inventiamo la notte.
*
Nato sul lago di Como nell’81, cresciuto nella presila catanzarese, Ivan Talarico vive a Roma, in cerca di una via di mezzo.
Nel ’99 fonda la compagnia DoppioSenso Unico assieme a Luca Ruocco, con cui scrive e mette in scena cinque spettacoli teatrali. Capisce che è un errore impegnarsi nel teatro, ma diabolicamente persevera. I successi sono episodici ed economicamente comici.
Per sopravvivere si impegna quindi in tanti lavori diversi e quando non ci riesce muore per brevi periodi.
Scrive prolissamente brevi racconti e poesie, raccolti in due libri pubblicati da Gorilla Sapiens Edizioni.
Suona chitarre e pianoforti senza esserne veramente padrone, convinto che sia necessario non saper suonare bene almeno due strumenti. Scrive canzoni che non lo rendono famoso, ma gli fanno vincere il premio per il Miglior Testo a Musicultura 2015, essere chiamato come ospite al Premio Tenco 2016, da Fiorello alla sua Edicola Fiore e lo portano a suonare in giro per l’Italia.
Spinto da Claudio Morici, col quale collabora in reading e spettacoli, scrive le canzoni onomatopeiche, che lo portano ad essere popolare tra gli incompresi.
La morte apparente ne ha agevolato l’impalpabile successo.
*
Foto di Matteo Casilli
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