Letteratura
Poesia | Alberto Cellotto
La bancarella di vestiti militari e grasso di foca è aperta.
Pioggia smessa, io vado a comprare libri. Saremo stati vicini
come in un’acqua fioca dentro lo scirocco ma ci siamo
dimenticati di invadere ancora un campo in periferia
dopo la casa beige delle doppie finestre. Le scuole piene
le rosticcerie con le porte aperte i garage di rampe vuoti.
Avrò annusato la limatura del ferro e la cenere che i ricordi del fumo
accendono. Più dietro: nuvola abete divieti o polaroid al castello, dei cugini.
Siamo vicini, credo. Una mura e l’erba alta tardano sui bastioni
quando quella foglia cede e le ciglia sbattono su poca ruota.
La memoria s’abbassa in ogni graffio e arco alla luce. Ora quindi potrei dire
di un natale a credere di essere bambini, a smontare una radio lunga.
Con la vaghezza del cursore che sfiora nomi di città e la rinuncia al vuoto.
Poi sbiadire grattare, come a sognare di saperlo fare proprio un volto.
***
Alberto Cellotto è nato a Treviso nel 1978. Ha pubblicato i libri di poesia Vicine scadenze (Zona, 2004, prefazione di Antonio Turolo, Premio APS di Pordenonelegge 2004), Grave (Zona, 2008, prefazione di Fabio Franzin), Pertiche (La Vita Felice, 2012, prefazione di Gian Mario Villalta), Traviso (Prufrock spa, 2014, menzione di merito Premio Achille Marazza 2015), la plaquette illustrata da Nicolò Pellizzon I piani eterni (La collana Isola, 2014), il libro autoprodotto in 40 esemplari Pechino (2019), Non essere (Vydia, 2019, prefazione di Maria Anna Mariani) e La decenza comune (Pordenonelegge/LietoColle, 2020). Ha tradotto Duluth di Gore Vidal (Fazi, 2007), Canzoni per la scomparsa di Stewart O’Nan (Fazi, 2011), Una speculazione sul grano di Frank Norris (Amos Edizioni, 2012) e alcune poesie di Matthew Sweeney su “Testo a fronte 53” (Marcos y Marcos, 2016). Il suo primo libro di narrativa è il racconto epistolare Abbiamo fatto una gran perdita (Oèdipus, 2018).
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