Letteratura
Perché è giusto conoscere il Mein Kampf, e l’inutile gaffe di Renzi
Da oggi, per la Biblioteca storica de Il Giornale, il quotidiano presieduto da Alessandro Sallusti accompagnerà le uscite in edicola con una collana dedicata alla storia del Terzo Reich, la quale si compone di 8 volumi, i cui primi 4 saranno dedicati al famigerato “Mein Kampf“, saggio politico scritto da Adolf Hitler e pubblicato nel 1925 e attraverso il quale egli espose il suo pensiero politico e delineò il programma del (futuro) partito nazionalsocialista.
Sin da stamattina, la presenza del saggio hitleriano presso le edicole italiane ha suscitato lo sdegno e la condanna della comunità ebraica italiana, dell’ambasciata di Israele, di vari esponenti dei partiti di sinistra, della Presidente della Camera Boldrini, ma soprattutto del Presidente del Consiglio Matteo Renzi, il quale trova addirittura “squallido che un quotidiano regali oggi il Mein Kampf di Hitler“.
Ora, personalmente, questa reazione di condanna così marcata non me l’aspettavo, per una serie di motivi. Innanzitutto mi sembra logicamente normale che, una volta venuti meno i diritti d’autore sul Mein Kampf, come succede per tantissime altre pubblicazioni storiche, si incominci a pubblicarne nuove copie e a dotarle di un’analisi storico-scientifica, per consentire al grande pubblico di approfondirne i contenuti sociologici ed ideologici che hanno poi portato all’affermazione di un’ideologia che, pur essendo connotata da una serie di nefandezze razziste e inesattezze storico-culturali, ha avuto un enorme impatto nell’evoluzione della società europea, caratterizzando uno dei periodi più nefasti della storia dell’umanità. Per questo appare utile, se non necessaria, una lettura meditata di questo testo: solo in questo modo si può operare da contravveleno nei confronti di una costruzione teorica demagogica e tuttora pericolosa e, al tempo stesso, può consentire una spiegazione storica degli avvenimenti drammatici che hanno insanguinato l’ultimo scorcio della prima metà del XX secolo.
Renzi sbaglia per due ragioni: innanzitutto il Mein Kampf non viene regalato ai lettori del Giornale, ma se lo si vuole collezionare nella misura completa bisognerà sborsare 11 Euro circa come supplemento al quotidiano, i quali se si vuole sono sempre pochi rispetto al costo che lo stesso volume così rilegato avrebbe se acquistato in libreria, ma inoltre, e questo è di gran lunga più importante, non c’è nessun bisogno di esprimere una ovvia solidarietà al popolo d’Israele, perchè nessuno gliela vuole negare.
Dare la possibilità ai cittadini di documentarsi su un testo storico non significa divulgare ed indottrinare queste persone con le assurde idee stilate da Hitler nel 1925, ma permette loro di approfondire un importante aspetto della concezione che il dittatore tedesco aveva della politica e della società, e questo può essere un rimedio per impedire che in futuro si possa ripetere lo stesso scempio che portò ai fatti tristemente noti a tutti.
Come è necessario condannare le teorie negazioniste che, incredibilmente per chi scrive, continuano a negare gli orrori perpetrati dai nazisti nei lager, e più in generale la Shoah, mi sembra altrettanto privo di senso cercare di oscurare la fonte dell’ideologia nazista, proprio considerando le conseguenze nefaste che essa ha provocato.
L’oscurantismo non è mai cosa giusta proprio perchè ottiene l’effetto inverso, ossia spingere le persone a cercare comunque una verità, la quale potrebbe arrivare loro filtrata da elementi mistificatori della realtà.
Ecco perchè è giusto conoscere e leggere il Mein Kampf, tanto più se corredato da un commento critico volto a sottolinearne le assurdità: solo in questo modo si può evitare che il male torni sotto mentite spoglie.
“Al mondo politico,ma anche a quello intellettuale dell’Europa del tempo, può essere oggi rimproverato il fatto di non avere letto in maniera approfondita l’opera e di non averne quindi compreso appieno la dimensione aberrante destinata, come la storia avrebbe tragicamente dimostrato, a minare in profondità le fondamenta del mondo civile”
(Prof.Francesco Prefetti, curatore del commento al testo in edicola oggi con Il Giornale)
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