Letteratura
Per essere amati bisogna mantenere un po’ di mistero
Mi ritrovo tra le mani un vecchio saggio di Samuel Beckett su Proust del 1931: breve, ma densissimo di cose interessanti e di osservazioni pertinenti. Mi colpiscono in particolare alcune considerazioni che riguardano il tema dell’abitudine in Proust.
L’ abitudine- ci spiega Beckett- per Proust è ottundimento e alienazione. Smussa la sensibilità dell’uomo, ne limita la capacità di comprendere l’esistente. La vita, di fatto, oscilla tra due estremi: la Noia, che è il risultato dell’Abitudine, e il Dolore che è il risultato dell’evasione dall’abitudine.
Proviamo ora a leggere, insieme con Beckett e alla luce di questa premessa, la vicenda amorosa che, nella Recherche, lega il Narratore ad Albertine.
Il Narratore incontra Albertine sulla spiaggia di Balbec.
È un’apparizione folgorante, l’irrompere nella monotonia della vita di tutti i giorni di un essere prodigioso e inatteso. E in quello staccarsi dalla vita di tutti i giorni, dalla Noia e dall’Abitudine, c’è il Dolore. Perché da quel mondo radioso delle “fanciulle in fiore” di cui Albertine è la gemma più bella, il Narratore si sente escluso.
Quando tuttavia Albertine smette di essere inaccessibile a lui, rendendosi persino disponibile ad una coabitazione, quando la sua presenza diventa Abitudine, il Narratore smette di amarla e di soffrire per lei.
È allora sopraffatto dalla noia, dal desiderio di vederla uscire dalla sua casa.
Albertine è ormai un oggetto noto, il Narratore ne conosce i vezzi linguistici, le piccole manie, crede di sapere tutto di lei, pensa non sia più una fonte di emozioni. Ma basta una piccola bugia di Albertine perché lei riacquisti il suo mistero, torni ad essere “nuova ” e insondabile.
“Ogni parola, ogni gesto di Albertine- ci dice Beckett- sono afferrati nel vortice della gelosia e del sospetto, tradotti e tradotti male, interpretati e interpretati male”.
In pratica Proust (e Beckett) cosa ci dicono?
Che per essere amati dobbiamo mantenere un po’ di mistero, essere in qualche misura non conosciuti fino in fondo, non del tutto prevedibili.
Possiamo, traendo spunto dalla Recherche, provare ad immaginare, due tipologie di comportamento:
– la Prigioniera : quella che che si consegna mani e piedi al suo amato, disponibile e docile, priva di sussulti e di incognite, totalmente trasparente negli atti e nelle volizioni
– la Fuggitiva: colei che si sottrae sempre, che non si lascia possedere interamente, colei che sa che – come direbbe Proust- “si ama veramente solo ciò che non si possiede fino in fondo”.
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