Letteratura
Paul Beatty alla ricerca della musica perfetta
Nuova vita editoriale per Slumberland (Fazi, 320 pp. , € 18.50)
Il romanzo di Paul Beatty, già pubblicato dalla stessa Fazi nel 2010, torna in libreria dopo il successo di Lo schiavista ed è davvero un’ottima occasione per (ri)leggere le vicende di Dj Darky, dj nero nella Berlino del 1989, alla ricerca di un mitologico jazzista free e del beat perfetto.
Scoppiano di musica, le pagine di Beatty, di ironia graffiante, di sortite provocatorie e a volte scomode sull’integrazione e il razzismo.
La memoria del jazz d’avanguardia, la nascita della techno, il continuo riposizionarsi del concetto di diversità – elemento a cui l’approccio nero-americano fornisce interessanti modelli di pensiero – si rincorrono così come Dj Darky corre dietro all’inafferrabile “Schwa”, che da mito dell’avanguardia jazz si trova ora a comporre musiche per porno feticisti.
Scoppiano di riferimenti che fanno la felicità degli appassionati di jazz, forse un po’ criptici per non fosse avvezzo, come capita di leggere in qualche opinione su Anobii, ma non è forse lo stesso Dj Darky a inventarsi come “jukebox sommelier” nello Slumberland di Berlino? Il citazionismo è qui necessità di condivisione di elementi culturali prima ancora che sfoggio di cultura musicale.
Muri che cadono e muri sonori che vengono rialzati, in un eterno inseguimento tra libertà e identità, cadenzati nelle pagine di Beatty da fulminanti battute e da intriganti avventure sessuali. La prosa dello scrittore americano pulsa di un funk quasi istintivo e questo è al tempo stesso il pregio del libro e il codice d’accesso magari non immediato per chi questi linguaggi non li pratica, ma mi pare valga la pena di farsi coinvolgere dal vortice di questo romanzo che ha la capacità di congiungere la Berlino suturata dai mattoni del muro appena caduto e quelle ricerche di “verità” che accompagnano spesso le mitologie della musica (pensiamo a Sixto Rodriguez, non a caso citato nel libro, ma anche alla vicenda del bassista Henry Grimes…)
Nonostante qualche inciampo nella traduzione, un libro più che consigliato.
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