Letteratura
Orgoglio e pregiudizio, la ribelle scelta d’amore per la regia di Arturo Cirillo
Nell’ambito della rassegna Napoli Teatro Festival è andato in scena il 4 luglio, al Teatro Mercadante, “Orgoglio e pregiudizio” di Jane Austen con l’adattamento teatrale di Antonio Piccolo e la regia di Arturo Cirillo. Un classico che è un evergreen perché sa essere sempre attuale e condurre a piste di lettura sempre moderne. Sempre moderna è, infatti, il personaggio di Elizabeth Bennet femminista ante litteram ovviamente calata nel suo contesto storico.
Nascere nell’ottocento significava per una donna imparare tante cose come una lingua straniera, le buone maniere, suonare il piano, cantare, cucire, leggere, tutte seguivano un uguale percorso, un iter a cui uniformarsi perché uguale doveva essere il compimento di questa lunga fase preparatoria: il matrimonio. Fine ultimo e imprescindibile in cui la realizzazione massima di se stesse corrispondeva con un’identità forzosamente compressa in una rigida educazione che compiaceva e rispettava la rigida impalcatura sociale. Elizabeth Bennet non soddisfa il canone della moglie educata, devota e remissiva.
Dostoevskij faceva notare che la parabola biblica “Ama il prossimo tuo come te stesso” va intesa all’inverso, cioè nel senso che si può amare il prossimo solo se si ama prima se stessi. In questo senso Elizabeth è estremamente moderna, i grandi specchi movibili utilizzati nella rilettura dell’opera di Cirillo, servono a realizzare i cambiamenti di scena e al tempo stesso a moltiplicare, come un quadro cubista, i punti di vista che non riusciranno, però, a confondere Elizabeth che non smette di guardarsi così com’ è, senza cedere al compromesso di una società piena di sovrastrutture.
É una donna capace di formulare giudizi, di esprimerli, mostrandosi irriverente, non chiusa nella forma dell’etichetta. La mancanza di una situazione economica agiata la rende libera di non essere cristallizzata in una pura forma. Non teme, infatti, di percorrere a piedi diverse miglia per andare a trovare la sorella ammalatasi e costretta rimanere nella tenuta di Netherfield. É moderna nella misura in cui sa essere pragmatica, l’amore per lei è un sentimento che valuta, scruta, non fa di esso il suo padrone, sa guardarlo in faccia senza idealizzarlo, non è mai, però, cinica in quanto non perde mai la sua sensibilità, il suo attaccamento agli affetti sinceri la porterà a tutelare strenuamente l’amore per la sorella rifiutando, in un primo momento, la proposta di Darcy proprio perché lo considera l’artefice dell’infelicità familiare.
La sua attualità, ancora, è da ricerca nell’estraneità alla misura del suo tempo, lei non vive dentro di esso, ma nel suo fluire rompendo, così, gli argini delle convenzioni. È la vita, è respiro con cui sostiene con decisione e forza le sue argomentazioni. Sensazioni, pensieri, emozioni si incanalano in esternazioni, tutto diventa perciò consapevolezza, e nessuna consapevolezza può essere arrestata, sarebbe come credere che le onde interrompono l’oceano. Pur essendo estroversa con buone abilità sociali, non ama sempre la folla. Sa gettarsi nella mischia, ma al tempo stesso durante le visite di cortesia a Longbourn o a Netherfield sa anche ascoltare e osserva le reazioni della gente.
Quello che la rende un’antesignana delle eroine moderne sta nella forza delle sue idee, Elizabeth non vuole un patrimonio né un’ascesa sociale come dimostra il rifiuto alla proposta di matrimonio del signor Collins, una proposta puramente di convenienza. Non è interessata ai soldi, al patrimonio e alla rispettabilità che solo il censo e la posizione sociale poteva garantire. Lo dice chiaro a sua sorella: “Solo il vero amore potrà condurmi al matrimonio, ragion per cui morirò zitella!”. Quello che vuole è essere felice. Per lei la favola accade per caso, non crede, infatti, nella favola millenaria secondo cui essere felici, beati e sereni siano mete desiderabili della vita. Consapevole della sua incapacità di tacere, irride alle convenzioni e ciò renderà la sua strada verso la serenità molto impervia.
Il paradosso è che nonostante la mancanza di un patrimonio, compensata, invece, dalla presenza di una madre volgare, alla ricerca spasmodica del buon piazzamento delle figlie, riuscirà proprio attraverso e grazie alla sua spregiudicatezza, a sopraffare le reticenze mostrate da Darcy che ne sarà in fine avvinto.
I due protagonisti Elizabeth e Darcy interpretati rispettivamente da Valentina Picello e Riccardo Buffonini, incarnano l’orgoglio e il pregiudizio, ma al tempo stesso un rapporto di coppia moderno.
Come già Molière nel “Misantropo”aveva sollevato ante litteram uno dei problemi fondamentali delle coppie moderne , l’indipendenza della donna, così nella rilettura del testo di Cirillo ciascuno dei due personaggi muove ed anima il proprio universo, li confronta ad armi uguali ,da qui i monologhi serrati attraverso cui vengono delineati e da cui emerge una donna arguta, ironica, capace di battute di spirito.
Superando la differenza della qualità di un abito indossato, dismettendo le sovrastrutture create dalle convenzioni sociali e le imposizioni familiari, Elizabeth e Darcy trovano la forza di valicare i propri preconcetti, abolendo le distanze per scoprirsi entrambi anticonformisti e ribelli.
“Poiché ho sempre notato una notevole affinità nelle nostre menti. Abbiamo entrambi un temperamento poco socievole e taciturno, poco propenso a parlare, a meno che non ci si proponga di dire qualcosa che farà colpo su tutta la sala, e che sarà trasmesso alla posterità con tutto il lustro di una massima”.
Le ipocrisie di una società fatua e vanagloriosa sono riprodotte dal modo caricaturale con cui Mrs Bennet e Lady Catherine De Bourgh, la zia di Darcy, sono abbigliate,eccessivamente gonfia la prima, piena di abiti scuri e con una gestualità iperbolica la seconda, che non rendono, però, la recitazione artificiosa, ma ben si addicono a un testo che, attingendo a certi stereotipi culturali, fa della caricatura corrosiva la sua chiave interpretativa.
La messa in scena dello spettacolo è, inoltre, grande prova d’attore per Arturo Cirillo, interprete di Mr Bennet e di Lady Catherine De Bourgh, quasi una moderna Mrs Doubtfire, che ha incontrato un grande gradimento da parte del pubblico. L’intera commedia si svolge in un’atmosfera giocosa accompagnata da balli e canti e soprattutto dall’accenno alla potenza di un amore che con i suoi “ma” è capace di stravolgere i piani.
Cirillo, nel suo rendere omaggio a Jane Austene, la conduce in scena immergendola in un’atmosfera locale, evocando esplicitamente le maschere di Pulcinella e Colombina.
Sono almeno tre le ragioni per cui questo testo riesce a essere sempre attuale
In primis perchè opera una rivoluzione domestica destinata al rovesciamento dei rapporti di genere.
In secondo luogo perché l’“Appena tollerabile”, con cui Darcy definisce la signorina Bennet all’inizio della storia, sarebbe oggi tacciabile di body shaming se lo stesso signor Darcy avesse fatto un commento del genere su una donna. Elizabeth però, sa essere ironica e non si lascia abbattere. Ogni donna dovrebbe trarre esempio da questo suo atteggiamento, fregarsene dei canoni di bellezza stereotipati e ricercare quella bellezza che la descrive, quella fatta della propria soggettività imperfetta, ma propria. Lo dicono tante donne che hanno trovato il loro posto nel mondo non giocando sull’avvenenza fisica, ma facendo della forza, della tenacia, della potenza delle loro idee e del coraggio, le loro armi.
Infine, questo romanzo non smetterà mai di appassionare le varie generazioni perché ci insegna che in fondo le passioni e i sentimenti non cambiano nei secoli. L’autrice racconta una storia d’amore che fa riflettere sui propri errori e ci insegna come spesso, ancora oggi, l’orgoglio e il pregiudizio non permettono di vedere chiaramente la realtà.
Come ti amo? Lasciami dire in quanti modi.
Ti amo nella profondità, nell’ampiezza e nell’altezza
che la mia anima può raggiungere, quando si sente sola
ai confini dell’ Esistenza e della Grazia ideale.
(Elizabeth Barrett Browning)
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