Letteratura

Non tutti gli uomini sono corruttibili

19 Agosto 2019

Pur essendo vissuti nella stessa epoca  e pur avendo battuto lo stesso territorio, non ci sono documenti che confermino un qualche incontro fra l’umile fraticello Francesco d’Assisi, che è poi stato il più illustre esponente della corrente pauperista cristiana, e il potente imperatore Federico II di Svevia, il più ostinato rappresentante dell’idea imperiale.

Se storicamente è dunque escluso, fino a prova contraria un loro incontro, non sono mancate leggende su presunti rapporti fra questi due giganti del secolo XIII. Fra le più note leggende si annovera quella raccontata da un religioso francese vissuto fra il XVII e il XVIII secolo.

Si tratta di tale Candide de Chalippe autore di una “Vita di San Francesco d’Assisi”.

Racconta de Chalippe che l’imperatore Federico, avendo avuto notizie dei prodigi di questo frate santo che, fra l’altro, si era permesso di criticare il suo potere, l’avesse invitato nel castello di Bari per screditarlo agli occhi del mondo.

Federico, scrive de Chalippe, era infatti convinto che non ci fosse uomo, neppure il più retto e santo, capace di resistere a certe tentazioni. Dopo averlo accolto con grande familiarità, Federico invitò a pranzo il santo.

Francesco si trovò così davanti pietanze particolarmente invitanti, cibi esotici affogati in salse appetitose e spezie dai profumi inebrianti mentre, in calici d’oro, vennero versati vini pregiati per accompagnare i bocconi e renderli ancor più gustosi.

Il gioioso convivio venne accompagnato da musici che allietavano l’atmosfera mentre fanciulle discinte servivano i commensali.

Scrive de Chalippe che, il santo, si fosse limitato a masticare qualche pezzetto di pace secco che aveva tirato fuori dalla borsa che portava appresso e a bere qualche sorso d’acqua, versato in un rozzo boccale che teneva legato al cordone che gli cingeva i fianchi e, di tutto quel ben di Dio, non abbia toccato nulla. Al contrario di Federico, che intanto insieme ai suoi commensali mangiava fino a strafogarsi.

Ma, nello stesso tempo, l’imperatore, visibilmente urtato, era assalito dal dubbio, non sapeva infatti se dovesse consentire quello che gli appariva disprezzo per la sua ospitalità o, invece, dare sfogo al suo brutale risentimento.

Un dilemma che risolse il frate, abbandonando improvvisamente la tavola e lasciando senza parole l’orgoglioso e iroso “stupor mundi”.

Conclude de Chalippe, dicendo che Federico, finché visse, avesse considerato quanto gli era accaduto in quel giorno una sconfitta più cocente di quelle mai l’avevano colto in battaglia, perché era stata infatti mortificata una sua radicata convinzione e, cioè, che non esistessero uomini incorruttibili.

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