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musica in metamorfosi con Serena Nono – Nuria Schoenberg Nono 11/12

31 Marzo 2019

MUSICA IN METAMORFOSI 11 

Qualche mese fa, grazie all’intuizione di Paola Damiani e su commissione di  Radio3 Suite, ho realizzato un ciclo di 12 puntate intitolato “Musica in metamorfosi“ . Un dialogo a più voci con compositori, interpreti, musicologi, ingegneri del suono ecc. su questo immenso proliferare di generi musicali… sintomo di una democrazia in ottima forma o effetto di una metamorfosi sotterranea di ciò che abbiamo chiamato, per diversi secoli presente compreso… musica?

Il programma è stato accolto con grande curiosità, ho ricevuto moltissime mail ed è stato candidato al Prix Europa. Mi è sembrato quindi potesse esser di un qualche interesse trascriverlo, seppur parzialmente, e metterlo a disposizione. In questo formato possono esser approfonditi elementi diversi, come le biografie degli autori o delle persone citate e in ogni caso, in fondo alla pagina troverete il link della puntata.

Insomma buona lettura (parziale) e/o… ascolto !

Puntata 11

 

Nuria Schoenberg Nono

 

Serena Nono

Andrea LiberoviciSerena NonoNuria Schoenberg Nono

Andrea Liberovici: Il nostro censimento è a quota 4000 differenti generi musicali. Non posso quindi che ringraziare tutti i nostri collaboratori, tanti, perché, insomma, è stato un lavoro anche piuttosto noioso, quello di tutti questi nerd in incognita che hanno passato ore a cercare nel sottobosco digitale i nostri generi. In questa penultima puntata non posso che inchinarmi davanti ai nostri magnifici e pazienti Hänsel e Gretel, per fortuna sempre presenti, attenti e curiosi. Eccoli che arrivano…

Hänsel e Gretel: Lange Chillout, World music, Nature Song, Profana, Electronic Dance Music, Down Tempo, Tree Pop, Broken Bit, Metal, Sons Pop…

A.L.: Buonasera mi chiamo Andrea Liberovici e faccio il compositore e il regista di teatro. Esattamente in quest’ordine gerarchico. Prima la musica. Questa sera, non potendo per ovvi motivi farvi vedere i quadri di Kandinsky, vi leggerò un frammento di una sua riflessione, secondo me molto importante per il tema di questa nostra indagine.

“Il nero è il colore con minor suono. Su uno sfondo nero qualsiasi colore, anche se ha un suono flebile, sembra forte e prezioso. Sul bianco, invece, quasi tutti i colori affievoliscono il suono e a volte si dissolvono, lasciando solo una debole eco.“

Musica

A.L.: Con questa celebre frase del pittore russo Vasilij Kandinskij, tratta dal suo scritto Lo spirituale nell’arte, completato nel 1910, avviamo il dialogo con la pittrice e cineasta Serena Nono e con un contributo finale di Nuria Schönberg Nono, figlia di Arnold Schönberg e madre di Serena. Il tema centrale di questo nostro dialogo sarà l’epistolario fra Schönberg e Kandinskij, che potrebbe essere, secondo me, l’origine di quella metamorfosi delle arti acustiche che stiamo cercando di indagare con questo piccolo ciclo di trasmissioni. I due maestri infatti, all’inizio del secolo scorso e attraverso le loro opere, mettono profondamente in crisi tutte le certezze sia musicali che visive della loro epoca. Di conseguenza fanno emergere, all’interno di questa sorta di rivoluzione, moltissime analogie fra suono e colore. Analogie oggi così ravvicinate che grazie alla tecnologia possiamo mixarle insieme contemporaneamente, creando di fatto, un nuovo corpo, una nuova identità acustico-visuale. Perdonatemi il gioco di parole ma da una crisi siamo passati, volendo, ad una crasi.

Musica

A.L.: Dopo il nostro frammento musicale incendiario tratto da …en bourdeur d’espaces… di Gualtiero Dazzi sono molto contento di introdurre Serena Nono, incontrata qualche giorno fa a Venezia.

(Rivolto a Serena Nono) Cosa ci racconti di questa rivoluzione?

Serena Nono: Credo che un po’ bisogna anche pensare ai tempi. Erano tempi in cui si cercava di innovare. C’era questa idea di ricercare il nuovo, di andare oltre la tradizione, oltre i sistemi, anche oltre i meccanismi di composizione già esistenti sia in pittura che in musica. Penso che questo rapporto tra Kandinskij e Schönberg poi sia nato grazie a Kandinskij, nel senso che poi è lui per primo a scrivere a Schönberg dopo aver sentito un concerto nel 1911 in gennaio. Ascolta un concerto, con altri artisti, con Gabriele Münter con Jawlensky, Macke e altri compagni di viaggio con cui si sta costituendo il Blaue Reiter, movimento di inizio secolo, fondato appunto da Kandinskij e altri artisti. Ascoltano questo concerto di Schönberg e sentono la novità, la forte carica espressiva, la forte ricerca nei pezzi che loro sentono che sono i pezzi per pianoforte op. 11 e il secondo quartetto d’archi op. 10.

A.L.: Il primo dei tre pezzi per pianoforte op. 11 è interpretato da Maurizio Pollini ed è quello che stiamo ascoltando.

S.N.: Kandinskij decide di scrivere a Schönberg anche perché, dopo questo concerto, è talmente entusiasta e affascinato da questa musica che fa i suoi primi quadri astratti. Dipinge due o tre quadri che partono dalla scena del concerto, quindi si intravede un pianoforte, si intravedono delle persone che ascoltano e attraverso due o tre passaggi astrae completamente queste forme e colori fino ad arrivare ad un’impressione, cioè l’impressione del concerto e a un quadro che possiamo dirsi astratto. Credo che loro sentissero il suono e il colore in un certo modo; davano la stessa identità e la stessa importanza al suono e al colore perché la novità in entrambi è quella di considerare il suono e il colore come entità indipendenti, entità che tu puoi mettere in relazione in modi diversi tra loro, e anche con cui comporre in modi diversi da come si è usato fare fino ad a quel momento. Per cui, in qualche modo, hai l’emancipazione del suono e del colore e anche della vibrazione, perché fisicamente si tratta di quello. Ma è anche vibrazione del tuo sentimento, il corrispettivo diretto tra emozione, o quello che devi esprimere, e rappresentazione.

A.L.: Oggettivazione di questa cosa

S.N.: Si. Per cui anche il La Mano felice che è questa opera totale a cui pensa Schönberg e che scrive, curando dalle luci, ai colori, alla regia, ai costumi, fa dei bozzetti per la scena ecc… Nell’opera si osserva come il colore, per esempio, e i cambiamenti del colore, di luce, sono protagonisti come i protagonisti umani.

A.L.: Diventano identità

S.N.: Si, veicolo di espressione

A.L.: A proposito de La mano felice che stiamo cominciando a udire in lontananza, vorrei leggervi un frammento dalla conferenza che Arnold Schönberg ha fatto a Breslavia sulla sua opera.

Deve essere chiaro che i gesti, i colori e la luce vengono qui usati come suoni, ossia che con essi si fa musica. In altre parole, ciascun valore di luce e ciascuna gradazione di colore crea, per così dire, figure e forme simili alle forme e alle figure e ai temi della musica.

Musica

S.N.: Suono e colore in qualche modo hanno la stessa importanza e la stessa responsabilità di veicolare direttamente un sentimento, un’espressione, una necessità di espressione. Schönberg parla appunto di necessità di esprimersi. Non è che tu puoi o vuoi esprimerti, ma lo devi fare perché ti viene da dentro.

A.L.: non puoi farne a meno

S.N.: Si e non deve neanche essere un virtuosismo in qualche modo. Non hai bisogno degli orpelli, ma lo devi fare perché lo senti e quindi deve essere, questo tragitto, deve essere diretto dalla necessità alla forma.

Musica

A.L.: Rimanendo in ascolto de La mano felice di Arnold Schönberg vi leggo un altro breve frammento dalla conferenza di Breslavia sull’opera, che credo possa chiarire ulteriormente queste possibilità di relazioni profonde fra materiali diversi, come le chiamava Schönberg. Suono, luce, colore presenti sempre contemporaneamente all’interno dell’azione scenica.

Da tempo avevo in mente una forma che ritenevo, in realtà, l’unica con la quale un musicista potesse esprimersi in campo teatrale. L’ho definita “far musica con i mezzi della scena“. In realtà i suoni, ad osservarli con chiarezza ed imparzialità, non sono altro che un tipo particolare di vibrazioni dell’aria e come tali colpiscono l’organo sensoriale interessato, ossia l’orecchio. Collegandoli però fra loro in un modo particolare, essi suscitano certe sensazioni artistiche e, se mi si consente, anche spirituali. Ora, poiché questa capacità non è affatto insita nel singolo suono, dovrebbe essere anche possibile, a determinate condizioni, provocare tali effetti, con qualche altro materiale. Bisognerebbe trattare questi materiali al pari dei suoni, riuscire, senza negare il loro significato di materiale, a fonderli in forme e figurazioni, prescindendo da qualsiasi significato, dopo averli misurati come si fa con i suoni secondo il tempo, l’altezza, l’ampiezza, l’intensità e molti altri parametri.

Musica

A.L.: C’è una bellissima frase, che appunto mi ricordo, di Schönberg che dice – siamo circondati da enigmi, e il nostro compito è, in realtà, quello di decodificarli, ma non per questo…-.

S.N.: Guarda ce l’ho qua, se vuoi te la leggo.

A.L.: Perfetto

S.N.: È in questa lettera a Kandinskij che si confrontano, appunto, sulle loro opere teatrali: Il suono giallo e La mano felice.

Il suono giallo mi piace moltissimo, è esattamente ciò che ho cercato di realizzare ne La mano felice. Solo che lei va più lontano di me nella rinuncia a un’idea consapevole, ad ogni azione di tipo naturalistico. Certo questo è un grande vantaggio. Dobbiamo renderci conto che siamo circondati da enigmi e dobbiamo avere il coraggio di affrontarli senza chiedere vilmente di avere la soluzione. È importante che la nostra capacità creativa riproduca enigmi in base a quelli che ci circondano, affinché la nostra anima tenti non di risolverli, ma di decifrarli. Ciò che noi otteniamo in questo modo non deve essere la soluzione, ma un metodo di cifratura o decifrazione, metodo senza valore intrinseco che offre materiale per creare nuovi enigmi. Essi sono infatti il riflesso dell’inattingibile, un riflesso imperfetto, cioè umano.

C’è questo legame con lo spirituale, il sovrannaturale, dove appunto noi non possiamo riprodurlo o parlarne in modo certo ma possiamo metterci in relazione con questa entità e queste entità.

Musica

A.L.: Stiamo ascoltando di Arnold Schönberg il Quartetto n.2 op. 10 suonato dal Quartetto Lasalle. È un quartetto un po’ inusuale perché, come avremo modo di sentire più avanti, c’è anche una parte per soprano interpretata da Margaret Price. Come ci raccontava Serena Nono, questo quartetto è stato uno dei primi brani di Schönberg ascoltato da Kandinskij, e quindi l’origine di questo scambio di lettere e riflessioni. Purtroppo questo dialogo fra questi due geni viene interrotto bruscamente da un fatto molto serio.

S.N.: L’idea di propaganda non è lontana, questa di oggi, dall’idea di propaganda che subivano negli anni venti in Austria e in Germania. Sono interessanti, appunto, le lettere che si scrivono Kandinskij e Schönberg quando viene fuori la questione ebraica. Dopo la prima guerra mondiale, quando Kandinskij era andato in Russia e Schönberg aveva partecipato alla guerra in Austria, Kandinskij torna nel 1921 in Germania e scrive a Schönberg dopo tanti anni, dieci o dodici. Gli propone di andare a Weimar, dove Kandinkij si trova in quel periodo e sta fondando la scuola del Bauhaus, una scuola d’arte e design dove partecipano tutti i grandi artisti, modernisti di quell’epoca. Kandinskij invita Schönberg ad andare ad insegnare composizione alla scuola di musica di Weimar. Schönberg risponde che è molto tentato da questa proposta perché gli piace insegnare, gli piace l’idea del Bauhaus, però ha sentito da Alma Mahler che Kandinskij ha delle posizioni antisemite, per cui risponde – guardi, caro Kandinskij, mi fa male l’idea di venire e collaborare in questo clima con chi la pensa in questo modo – Kandinkij gli risponde in modo sconvolto – la sua lettera mi ha sconvolto, io non capisco, lei per me è un uomo, un artista, prima di essere ebreo – e aggiunge anche la famosa frase – molti dei miei migliori amici sono ebrei – non capendo il dramma di Schönberg. In quell’estate, nel 1923, il compositore viene mandato via da un posto di villeggiatura, dove si era recato a passare due mesi per lavorare, perché ebreo, quindi, già negli anni venti, il compositore inizia a sentire su di sé l’inizio della persecuzione. Schönberg risponde a Kandinskij – guardi, forse lei non capisce cosa vuol dire essere ebrei in questo momento – Non è che quando si parla di ebrei si parla, appunto di Mahler, di Schönberg, di Einstein, ma con la propaganda, molto attiva in quegli anni, si parla dell’ebreo mercante, sporco, che porta le malattie, che traffica, che è usuraio. Per cui Schönberg utilizza queste parole – siamo tutti in questo calderone senza che si faccia distinzione – Non è possibile fare una distinzione, perché la persecuzione è contro la razza. È proprio questo che Schönberg cerca di far capire a Kandinskij, non c’è uno che valga più dell’altro, perché la persecuzione e la propaganda è contro la razza intera. Quindi Schönberg trancia ogni possibilità di rapporto e ponendo fine al loro sodalizio.

A.L.: Nuria, nella nostra registrazione, fa una grande difesa di Alma Mahler in realtà.

S.N.: Si, in questo libro ( A,Schönberg – V. Kandinskij “Musica e Pittura“ ediz. SE) c’è proprio un racconto di questa faccenda, dove appunto, si dice che Kandindkij si fosse recato da Gropius dicendo – guarda cosa mi ha scritto Schönberg, è una cosa terribile – Gropius, che ai tempi era il marito di Alma Malher, risponde – è stata Alma, ha fatto un altro dei suoi casini – .

Musica

A.L.: Per fortuna su questa vicenda che, in qualche modo è stata tramandata scaricando per altro tutta la responsabilità su Alma Mahler, c’è anche un’altra testimonianza molto più autorevole, quella di Nuria Schönberg Nono che stiamo per ascoltare.

Nuria Schönberg: Un’altra cosa a cui tengo tantissimo è la figura di Alma Malher, che ho conosciuto molto bene e che è morta dopo che ero già sposata, quindi l’ho sentita ancora negli anni cinquanta. Sono convinta che lei era un’amica leale e che voleva solo far del bene a mio padre, e non me ne importa se poi questo ha creato una rottura fra mio padre e Kandinskij. Entrambi potevano stare benissimo anche da soli. Quando erano giovani, era una cosa molto utile per tutti e due, anche spiritualmente e concettualmente, di pensare nello stesso modo, su certe cose e di creare le loro cose come volevano loro. Dopo non avevano bisogno l’uno dell’altro. Quando Kandinskij ha invitato mio padre ad insegnare al Bauhaus, Alma scrisse a mio padre perché sapeva che in quel contesto avrebbe sofferto, non per portare a termine chissà quale piano. Lei scrisse – stai attento perché qui c’è Kandinskij e altri che sono antisemiti – .

A.L.: Quindi non per pettegolezzo.

N. S.: No, perché era un’amica. Una volta è venuto uno che stava scrivendo un libro ed inveiva contro Alma con frasi del tipo – questa che si è messa in mezzo, ha diviso grandi uomini, ecc…- Credo che questa cosa sia in parte dovuta proprio ad una specie di invidia che hanno verso questa donna che è stata così fantastica, che ha avuto tanti uomini molto importanti, innamorati di lei. Questo non lo capiscono, pensano che fosse sesso, perché lei era bellissima, ma a Vienna ce ne erano di bellissime. Lei, però, era intelligente, sapeva ascoltare, e sapeva far lavorare le persone creative che stavano con lei.

… continua via radio a questo link: Musica in Metamorfosi 11/12

alla prossima puntata!

Ringrazio Armando Ianniello per l’aiuto nella trascrizione

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