Letteratura

musica in metamorfosi con Giacomo Manzoni – 01/12

20 Gennaio 2019

MUSICA IN METAMORFOSI 01 

Qualche mese fa, grazie all’intuizione di Paola Damiani e su commissione di  Radio3 Suite, ho realizzato un ciclo di 12 puntate intitolato “Musica in metamorfosi“ . Un dialogo a più voci con compositori, interpreti, musicologi, ingegneri del suono ecc. su questo immenso proliferare di generi musicali… sintomo di una democrazia in ottima forma o effetto di una metamorfosi sotterranea di ciò che abbiamo chiamato, per diversi secoli presente compreso… musica?

Il programma è stato accolto con grande curiosità, ho ricevuto moltissime mail ed è stato candidato al Prix Europa. Mi è sembrato quindi potesse esser di un qualche interesse trascriverlo, seppur parzialmente, e metterlo a disposizione. In questo formato possono esser approfonditi elementi diversi, come le biografie degli autori o delle persone citate e in ogni caso, in fondo alla pagina troverete il link della puntata.

Insomma buona lettura (parziale) e/o… ascolto !

Andrea Liberovici – Giacomo Manzoni

Puntata 1

Andrea Liberovici: Dunque il catalogo ad oggi è questo: 503, 503, si 503 generi musicali diversi. Li abbiamo contati con degli amici totalmente pazzi che stanno continuando a contare, quindi questo non è un numero definitivo, è solo l’inizio di un percorso. In questo percorso saremo condotti per mano da Sofia e Jan, due meravigliosi Hänsel e Gretel, che, come se fossero briciole piccole, medie e grandi, raccoglieranno i nomi, anche più strani, di ogni genere, stile, tendenza, eccoli che arrivano.

Hänsel e Gretel : Musica Concreta, Musica seriale, Musica dodecafonica, Minimal Music, Canto Gregoriano, Musica elettrocustica, Tragedie Lyrique, Bambuco, Blue Grass, Musica post-moderna, Folk Rock…

A.L.: Buonasera, mi chiamo Andrea Liberovici, faccio il compositore e il regista di teatro. Diciamo che la definizione migliore del mio lavoro l’ha data il mio ex amministratore di condominio che mi diceva “Liberovici, Lei è un registra”. Quindi in qualità di “registra”, ho registrato, appunto, una serie di dialoghi che saranno l’asse portante di questa riflessione a più voci. Questo immenso arcipelago musicale di cui non abbiamo ancora i confini, e forse non li avremo mai, è il segno di una buona salute della democrazia o forse il sintomo di una metamorfosi sotterranea che prima o poi si manifesterà all’improvviso?

Musica

A.L.: Questa musica che stiamo ascoltando è l’inizio di …en bordure d’espaces…, chiedo scusa per la pronuncia se c’è qualche francese in ascolto, brano del compositore ormai potremmo dire italo-francese Gualtiero Dazzi, con cui parleremo domani. Rispetto alle due ipotesi fatte poco fa, se queste centinaia di generi musicali sono il segno di una democrazia florida e in piena forma, o il simbolo di una metamorfosi in atto, io opterei per una posizione, diciamo, integrata e apocalittica, nel senso che credo che all’interno di questa pluralità delle musiche, dei generi, degli stili e aggiungerei anche, diciamo, meglio tardi che mai, credo ci siano in atto delle mutazioni più profonde e radicali, delle vere e proprie metamorfosi delle arti acustiche. Come sappiamo quando si parla di metamorfosi, si parla non di un cambiamento qualsiasi e formale, ma di una vera e propria trasformazione dell’oggetto in questione, che passatemi il termine, contempla inevitabilmente un quasi omicidio dell’identità originale al fine, appunto, di produrne un’altra. Dico quasi, perché, prendiamo un esempio conosciuto, Gregor Samsa, che si risveglia enorme insetto, continua comunque, ad esser Gregor Samsa, ma con un altro corpo, e soprattutto un’altra voce. Ma prima d’avventurarci in quest’ipotesi a dir poco azzardata, credo sia importante cercare di capire, per quanto possibile, e non è, per altro, affatto semplice, dove siamo musicalmente parlando. Il brano che ho scelto, e che stiamo ascoltando, si intitola Masse – Omaggio a Edgar Varèse, l’ho scelto per due ragioni: il destinatario della dedica, cioè Varèse, quindi il grande riformatore radicale dell’arte musicale, più o meno in questo periodo ma nel secolo scorso, e il compositore che ha composto questo omaggio, ovvero Giacomo Manzoni, che non ha certo bisogno di alcuna presentazione e a cui ho rivolto questa domanda: “Caro Maestro, ma se le musiche sono l’effetto e il riflesso acustico di una società, come pensi possono continuare a nascere, crescere, svilupparsi e sopravvivere, in una società fondata così orgogliosamente sul mercato?“

Giacomo Manzoni: Francamente, ogni volta che sento la parola mercato, unita a una manifestazione artistica, musica o letteratura, mi viene un po’ la pelle d’oca, perché il mercato si riferisce alle merci, che vengono consumate e possano essere belle, brutte, di alta qualità ecc… Ma non andiamo oltre questo. Se anche la musica, la poesia, le arti visive, sono merce, non ci capiamo più, quindi lasciamo perdere questo fatto delle ideologie del mercato che, purtroppo si, non chiamiamole ideologie, ma certamente è chiaro che il mercato sta azzerando tutta l’umanità, con questa frenesia, appunto delle merci, però riconosciamo anche che c’è una frazione di quello che produce la fantasia umana che non si adegua alle leggi del mercato, che è qualcosa di diverso che riguarda la fantasia, che riguarda l’invenzione, la vita di quelli come noi che appunto fanno queste cose, chi fa musica chi fa il teatro. E questa nessuno ce lo potrà mai togliere. René Char dice “come vivere senza l’ignoto davanti a noi”, che trovo stupendo perché è il nostro compito della fantasia della mente umana, in fondo, di tutte le arti, di affrontare l’ignoto, di scavare, di capire e, finalmente, formalizzare degli aspetti dei fenomeni che non conosceva o che conosceva senza poterli capire fino in fondo e così nell’arte, come diceva anche Stéphane Mallarmé, ogni volta davanti la pagina bianca ti viene un attimo di angoscia, perché sai che devi riempirla in maniera anche autentica, non scopiazzandola o riproducendo ecc…Questa è la sfida che va al di là di qualsiasi mercato, anche se poi, sicuramente, questa sfida che noi viviamo un po’ ogni giorno, riguarda una frazione ormai di umanità e di artisti molto ristretta, che è travolta dal chiasso del resto della musica che invece ci travolge grazie anche a tutte le tecniche di diffusione che un tempo non esistevano. Una volta, fino ai primi del ‘900, non esistendo queste possibilità di comunicazione su vasta scala, la musica, le arti visive non avevano questa possibilità di espansione, poi quando sono arrivate le tecnologie che conosciamo da settanta, ottant’anni, naturalmente, ha finito di prevalere questo chiasso mediatico, appunto, del consumo, come lo chiamano. Non è quello a cui miriamo noi musicisti e compositori che abbiamo un’altra idea e che vogliamo andare incontro a qualcosa che noi abbiamo davanti ma che non sappiamo ancora cosa sia, e che ci affascina.

… continua via radio a questo link: Musica in metamorfosi 1/12

alla prossima puntata!

Ringrazio Armando Ianniello per l’aiuto nella trascrizione

 

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