Letteratura

“Milano in tutti i sensi”: l’essenza della milanesità dentro un libro

“Milano in tutti i sensi”, il nuovo libro di Marco Dell’Acqua, racconta Milano attraverso “tutti i sensi”. Oltre ai 5 canonici ci sono il senso dell’Umorismo e quello di Umanità e Solidarietà. Una passeggiata per la città che svela le storie dei luoghi e dei suoi protagonisti.

11 Marzo 2025

Milano, in tutti i sensi” è il nuovo libro di Marco Dell’Acqua con la prefazione e le foto di Andrea Cherchi, edito da Laurana Editore nella collana Mondo in tasca (pag. 282).

Il libro non è una semplice guida, e non è inquadrabile in una specifica categoria, è piuttosto una passeggiata per le vie di una città che non conoscete bene, in compagnia di un amico che vi racconta dove vi trovate attraverso la storia, l’arte, l’ingegno, i personaggi e gli aneddoti curiosi di una città che ama incondizionatamente.

Il racconto sfrutta una struttura e una divisione degli argomenti molto particolare, ogni capitolo è incentrato infatti su un senso. Già i sensi, ma non 5, perché i sensi a Milano sono 7.

Oltre Vista, Udito, Tatto, Gusto e Olfatto, Marco Dell’acqua riesce a rendere il lettore un protagonista, immerso a pieno nel micro ( o macro se vogliamo) cosmo milanese, attraverso  il senso dell’Umorismo e il senso di Solidarietà e Umanità. L’autore, a tal proposito, incastona in modo magistrale, i tratti distintivi di Milano, condendoli di sfaccettature di ogni senso. Delle vere e proprie pennellate composte di parole. Perché con le parole, si sa, si possono comporre quadri o sinfonie, guidati oltre che dalla mente, da un diario che batte in ognuno di noi: il Cuore.

In queste pagine che scorrono davvero assai velocemente, è possibile lasciarsi trasportare a pieno ritmo dalla Storia nelle storie, scritte, scolpite e tramandate come eredità culturale, morale ed appunto, sentimentale. Umanizzare mostri sacri della letteratura come Alessandro Manzoni, per tutti “Don Lisander”, della musica, come Giuseppe Verdi o della storia come l’Imperatore Napoleone Bonaparte, che Milano hanno contribuito a renderla grande tra le grandi, avvicinarli alle nostre vite, per trovare conforto, rifugio ed ispirazione, o semplicemente, comprendere le ragioni che muovono le fila del centro nevralgico degli affari economici ed industriali italiani. Roma Caput Mundi…Ma non si può dimenticare che …”Chi volta le spalle a Milano, le volta al pane“, stando proprio a significare come la città meneghina abbia accolto e continui a farlo, un numero infinito di persone alla ricerca del loro posto nel mondo.

Dell’Acqua, nelle primissime battute del libro, motiva la ragione di questo amore viscerale per la sua città natale, con la capacità della stessa Milano di “cambiare, di guardare avanti, di reagire alle difficoltà della storia” restandogli accanto come una sorta di sorella maggiore, con indipendenza e libertà.  Due caratteristiche prettamente milanesi. Insieme alla discrezione ed alla semplicità che, inevitabilmente permeano negli strati più intimi delle nostre esistenze.

Milano che passa dall’essere città ferita e sanguinante, l’ultima ad essere liberata durante la Seconda Guerra Mondiale, dalle piaghe orribili del regime fascista che l’aveva prosciugata, piegata ma mai sconfitta del tutto; che porta in braccio l’Italia durante il boom economico degli anni ’60, che forma e illumina generazioni di studenti e operai, rendendoli consapevoli che non si hanno solo e soltanto doveri, ma che i propri diritti vanno urlati forte; Milano che piange la Strage di Piazza Fontana, che conosce la ferocia del terrorismo e della criminalità tra gli anni ’70 ed ’80, che guarda con occhi spalancati sul mondo, l’ascesa della TV commerciale di Berlusconi, che viene investita e travolta da Tangentopoli con il pull dei giudici di Mani Pulite che debbono bonificarla provando ad estirpare il seme della corruzione. Occorre seguire il consiglio dell’autore, alla fine dell’introduzione: “Per sentirci parte di lei, ci dobbiamo affidare a quanto ci trasmettono tutti i nostri sensi”.

I 7 sensi di Milano

L’Udito

L’udito racconta la musica, che a Milano è rappresentata ai suoi più alti livelli dal Teatro alla Scala e dai concerti delle più grandi rock star a San Siro, ma anche i rumori di una città che possono persino infastidire. Dal saluto che si alza dalla vetta più alta del Duomo, ovvero sotto il manto della Madunina che Milano, come dice la canzone, la domina materna, segno che la giornata può avere inizio, alla frenesia dei tram, del rincorrersi, e rincorrere orologi, metro, taxi, vite che nascono, con i loro vagiti di innocenza e stupore, alla Clinica Mangiagalli, dove la vita si celebra di continuo, al sorgere delle radio libere, per arrivare alle enormi realtà radiofoniche milanesi di oggi, baluardo dell’informazione, della musica e dell’intrattenimento; tornando ai  bombardamenti acustici uditi nella “Scala del Calcio”, lo stadio Giuseppe Meazza nel quartiere San Siro, dove Milan ed Inter permettono a milioni di tifosi di gioire, piangere, emozionarsi senza filtri; arrivando al tempio mondiale della musica vero e proprio, il Teatro “Alla Scala”, costruito dall’architetto Giuseppe Piermarini, quando ogni 7 dicembre, giorno di Sant’Ambrogio (Sant’Ambroeus” Patrono di Milano), il mondo sta ad ascoltare rapito, la Prima della stagione operistica, rivivendo uno spettacolo indescrivibile in onore di compositori immortali. Riecheggiano ancore le voci della Divina, Maria Callas e dell’Angelo Renata Tebaldi, soprani di incommensurabile bravura. Ma Milano è anche quiete, come scrive l’autore, che ci porta all’interno del cosiddetto “Quadrilatero del Silenzio”, appena dietro ai Giardini pubblici (Via Serbelloni, via Mozart, Via Vivaio e Via Cappuccini), dove è possibile davvero godere di una pausa rigenerante per ritrovare un po’ di quiete.

La Vista
La Galleria e il “Cannocchiale” di Milano fotografati da Andrea Cherchi

Il capitolo sulla vista racconta i capolavori dell’arte, le bellezze di Milano attraverso le foto di Andrea Cherchi, ma spinge anche a guardare con occhi diversi quello che sino ad ora abbiamo guardato di sfuggita, senza dargli il giusto valore. Dalla leggendaria Basilica di Santa Maria Nascente, da tutto il mondo conosciuta come il Duomo di Milano che si impone con le sue 135 guglie svettanti in stile gotico, è un piacere per l’anima leggere come Marco dell’Acqua compendi le impressioni sul Duomo di alcuni tra i più grandi pensatori e scrittori di sempre. Da Kafka che lo cita nel Processo (definendo la vastità del Duomo al limite della sopportazione umana) ad Ibsen e Stendhal. Passando per Brera cuore pulsante della città, con la sua Pinacoteca, culla dorata di Canova, Mantegna, Caravaggio, Raffaello e Francesco Hayez, amico e ritrattista ufficiale del Manzoni che da lui si fece immortalare con uno sguardo talmente penetrante da sembrare vivo; ancora il grande teatro milanese, con il Piccolo animato da giganti del settore come Strehler, Vinchi e Grassi, strenui sostenitori ed innovatori. Il primo teatro stabile e pubblico italiano. Gli anni magnifici del cinema nostrano, con Luchino Visconti che a Milano, girerà proprio un capolavoro cinematografico con Alain Delon : “Rocco e i suoi fratelli”; l’eccellenza in campo architettonico di Milano che ha sfornato nuovi mondi, nuove prospettive di ripensare alla città. Con i suoi poli universitari, capaci di attrarre studenti da ogni dove; una città con le sue sette torri che, in queste pagine, l’autore sembra quasi animare in delle cartoline da portare con noi quando da Milano partiamo o quando a Milano arriviamo. E ancora, la Galleria Vittorio Emanuele II, le Terrazze che in piazza Duomo si affacciano per riscaldare o alleggerire gli aperitivi dei milanesi, il Castello Sforzesco dove si stringevano antichissime alleanze, dove si decideva Guerra o Pace; il Cenacolo Vinciano in Santa Maria delle Grazie, una vera e propria carezza per la nostra spiritualità; lo stupore narrato da Marco dell’Acqua nel tratteggiare Piazza Gae Aulenti, unico mix di innovazione, tecnologia, rigore e pragmatismo, serbatoio dei nuovi affari milanesi che non possono conoscere soste.

Il Gusto

Il gusto a Milano ha una valenza tutta sua. In città, forse più di tutte le altre grandi città italiane, è presente una multiculturalità che ha portato a conoscere sapori nuovi. Si passa dal risotto alla cucina araba, dalla cotoletta alla cucina fusion, dalle cucine regionali al sushi (che poi diciamocelo con sincerità: è il vero nuovo piatto tipico). Ci sono poi le curiosità legate ad uno degli scrittori più importanti di sempre della letteratura italiana, come Alessandro Manzoni: sapete che aveva una passione per la cioccolata calda e un fornelletto in camera da letto per potersela preparare la mattina?

Il gusto però e anche il “buon gusto” nato e diffusosi negli anni irripetibili della Milano da Bere.

Proprio come recitava il famoso spot dell’Amaro Ramazzotti “Questa Milano da vivere, da sognare, da godere. Questa Milano da bere”. Il rito per eccellenza dei milanesi “purosangue” e non, rimane e rimarrà sempre l’aperitivo. Momento sacro delle giornate convulse, pausa di piacere, socialità, viatico ineludibile per stringere e rafforzare legami, relazioni, affari.

Milano possiede un fascino stordente e Marco dell’Acqua lo celebra abilmente. L’eleganza milanese, la si riesce a comprendere appieno leggendola attraverso il suo buon gusto. La capitale mondiale della Moda pronta per essere indossata, il prêt-à-porter, da decenni insegna a vestirsi di eleganza, con eleganza, senza eccessi, inneggiando a discrezione e garbo.  Lo sa bene il Re della moda italiana, un milanese d’adozione d’eccellenza. Giorgio Armani, rivoluzionario nel suo campo, che ha innovato i canoni dell’abbigliarsi femminile e maschile, creando la famosa giacca “destrutturata”, liberando il guardaroba di lui e lei da inutili convenzioni e sterili formalismi, promuovendo il rispetto dell’essere sé stessi senza forzature e senza snaturarsi, per poter essere ricordati e non compatiti. Armani ed il suo amore inscindibile per Milano che ha saputo costruire come sodalizio magico, fatto di fedeltà, dedizione e comprensione anche nei momenti più bui, investendo nello sport, attraverso l’acquisizione della proprietà della Olimpia Milano, squadra protagonista del basket nazionale, nella solidarietà, nella ristorazione e nella cultura. L’Italia che grazie a Milano ha potuto far diventare il settore della Moda uno dei massimi comparti produttivi del Made in Italy in ogni parte del mondo. Gli anni esplosivi di Armani, Versace, Ferrè, Krizia, Missoni, Prada, Trussardi, Moschino, Coveri, Dolce & Gabbana, che hanno fatto conquistare a Milano lo scettro di capitale del fashion e della comunicazione.

Il Tatto

Il tatto ci porta al racconto del sistema di scrittura Braille e dell’Istituto dei ciechi, ma anche alla proposta di esperienze sensoriali che ci avvicinano ad un mondo che non conosciamo.

Ma al tatto è collegato anche per esempio sfogliare le pagine di un libro, la cura nello sceglierlo, la consistenza della carta utilizzata mentre ne distinguiamo fattura e contenuto scoprendolo affine o meno ai nostri bisogni. Le librerie e le biblioteche storiche di Milano, imponenti, dove la cultura italiana si è propagata senza frontiere, superando pregiudizi e sovrastrutture.

Pensiamo su tutti, alla inafferrabile Alda Merini, poetessa milanese di indicibile bellezza letteraria e spirituale, che dei suoi Navigli ha fatto un luogo dell’amore e del calore umano, al netto di tutte le storture i paradossi del presente.

L’ Olfatto

L’olfatto non è solo odori, profumi o puzza di gas di scarico, ma è “profumo della libertà conquistata, perduta e poi ritrovata”. Una libertà che, come narra Marco Dell’Acqua, reca in sé anche le ferite e le lacrime salate che la Storia ha strappato e fatto versare a Milano, quelle beffarde e quelle di gioia mentre risorgeva a Vita Nuova, nei vari passi che la Storia d’Italia ha compiuto.

E poi ci sono gli altri due sensi.

L’umorismo milanese ha fatto scuola e ancora oggi è fonte di ispirazione per comici e teatranti. Jannacci, Cochi e Renato, Dario Fo e Gaber vi dicono qualcosa?

E infine ci sono la solidarietà e l’umanità che, nonostante i mille problemi di questa città, evidenziano la vocazione ad accogliere e accudire con generosità e pragmatismo. Dell’Acqua racconta come le classi economiche più distanti si possano incontrare. Un esempio? Sono stati gli studenti della Bocconi a progettare l’app che aiuta l’associazione Pane Quotidiano a ottimizzare il ritiro degli alimenti da distribuire alle famiglie in difficoltà.

I protagonisti milanesi, di nascita e di adozione

Il libro raccoglie vari approfondimenti sui fatti della storia milanese, e lo fa attraverso il racconto dei luoghi, ma anche attraverso i personaggi che con Milano hanno intrecciato un rapporto particolare.

Si incontra Maria Callas che va a fare visita al figlio (avuto con Aristotele Onassis e nato morto) sepolto in città, Einstein che in città ci ha vissuto (il padre è sepolto a Milano), Leonardo, Ernest Hemingway, Giulio Natta, Salvatore Quasimodo, Ernesto Teodoro Moneta, Napoleone, Giorgio Armani, Giuseppe Verdi, Eugenio Montale, Gae Aulenti, Caravaggio, Gio Ponti, Liliana Segre e tanti altri.

In questa lista c’è qualcosa che salta all’occhio.

Di tutti questi nomi quanti sono milanesi doc? Ma soprattutto cosa vuol dire essere milanese doc?

Forse non è importante rispondere a queste domande, perché uno degli aspetti centrali di Milano è proprio l’accoglienza. Non c’è una famiglia che non abbia avuto influenze geografiche esterne alla città, sono numerosissimi i milanesi d’adozione che sono arrivati da tutte le parti d’Italia e non solo, e forse non c’è in Italia un altro posto in cui tutti, a prescindere dalla provenienza, si sentano integrati e non estranei ad un contesto estremamente eterogeneo.

Sono moltissimi i professionisti che proprio a Milano hanno trovato terreno fertile per esprimere al massimo il proprio talento, raggiungendo importantissimi traguardi.

L’autore del libro, milanese e innamorato di Milano, cerca di evidenziare i pregi sempre più spesso nascosti dai numerosi difetti, veri o presunti.

Chi viene da fuori, come chi scrive, non può però fare a meno di evidenziare che la situazione economica e immobiliare della città rischia di emarginare chi non ha una casa in eredità, chi non ha una rendita familiare o più semplicemente arriva in città per cercare un lavoro che sempre più spesso è introvabile altrove.

Lavorare a Milano rischia di non coincidere più con il vivere a Milano.

Una situazione che andrebbe modificata e che non fa bene ad una città che è nata grazie alle classi medie, e che ha fatto dell’accoglienza una bandiera.

Marco dell’Acqua in “Milano in tutti i sensi” fotografa la milanesità di Milano.

Tutti i sensi utili al lettore, da scoprire ed immergersi. Per arricchirsi, per cogliere il mistero dell’essere avvolti o fagocitati in un istante da una città a cui continui a dare del Lei per rispetto e timore reverenziale, ma che da del Tu alle tue speranze, disperazioni, cadute, risalite. Mentre la percorri su pianelle che odorano di asfalto bagnato e tram presi al volo, avvolto da un cappotto taglio maschile di Armani, a contatto con tutta la crudezza della realtà e la poesia e la follia del sogno.

Viva Milano!”

L’autore

Marco Dell’Acqua – Foto Andrea Cherchi

Marco Dell’Acqua vive a Milano con la moglie Ida e il figlio Lorenzo. È giornalista pubblicista, ha collaborato con diversi giornali e scrive proprio su queste pagine.

Ha pubblicato libri di carattere sportivo e, con Giuliano Pavone, “101 perché sulla storia di Milano che non puoi non sapere” (Newton Compton Editori, 2011).

Partecipa alle attività di varie associazioni per la ricerca sul cancro come l’AIL (Associazione Italiana contro le Leucemie-Linfomi e Mieloma) ed è autore di “utmotribute.blogspot.com”, blog in cui parla della sua esperienza di paziente di mieloma, raccontata anche in “Sono nato dopo mio figlio” (Laurana, 2021).

 

Gli autori della recensione, Alessandro Milia e Chiara Perrucci, invitano i lettori alla presentazione del libro di venerdì 14 marzo presso la Biblioteca Sicilia.

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