Letteratura
Maurizio De Giovanni, il più grande disastro intellettuale del Mezzogiorno
Credo che nel frangente bisognerebbe guardare al “burlesque”, quello satirico e sfrontato nato in Inghilterra nel XVIII secolo, non quello post-moderno, ammiccante e banale che si risolve in uno strip-tease. Oggi, l’elemento giambico legato alla critica di qualsiasi genere è del tutto assente. E questo è da considerarsi un male. Bisogna reintrodurre la burla di natura intellettuale in alternativa alle esternazioni avventate, prodotte dall’insofferenza. Le stroncature devono essere necessariamente ben argomentate, non pretestuose e violente, ma derisorie.
Ecco perché se penso alla limitatezza del pensiero di Maurizio De Giovanni, il più grande disastro intellettuale del Mezzogiorno, ma anche scrittore di punta e giallista di riferimento per serie tv (poi dice che uno si butta su Simenon!) preferisco riderne, anche se amaramente, evitando di coltivare sentimenti aggressivi e sconvenienti, quali il disprezzo o l’antipatia.
Niente di meno la sua mente finissima e fantasiosa è riuscita a partorire una decisione tanto assurda quanto ridicola: ha annullato la presentazione del suo ultimo libro a Salerno, poiché gli ultras della Salernitana hanno intonato cori contro Napoli e i napoletani.
E lui, in quanto partenopeo, sentendosi particolarmente offeso, ha reagito escludendo Salerno (a mezz’ora da Napoli) dal giro delle presentazioni del suo nuovo capolavoro. Geniale, non c’è che dire! Egli muove dal mondo del calcio per decretare una rinuncia reazionaria e provocatoria nel mondo della letteratura, che nella fattispecie diventa parallela o qualcosa di simile al calcio.
Pertanto, secondo lo stesso De Giovanni, i salernitani che leggono le sue opere non hanno diritto a incontrarlo in qualche libreria della città in quanto “colpevoli” e “immeritevoli” per essere, gli sventurati, concittadini degli ultras della salernitana. Credo che Eduardo, da buon napoletano, avrebbe stigmatizzato l’atteggiamento dello scrittore senza proferire parole, esibendosi in uno dei suoi proverbiali pernacchi. E, già, perché seguendo lo stesso ragionamento illuminante del suddetto campione di gialli (per me sbiaditi), nessun napoletano avrebbe diritto a vedere le rappresentazioni shakespeariane di “Romeo e Giulietta”, avendo prodotto, i tifosi del Napoli (loro sì che hanno fantasia!), in occasione di una partita col Verona, uno striscione che recitava: “Giulietta è ‘na zoccola!”
Probabilmente i cori dei salernitani sono meno accattivanti rispetto alle trovate dei napoletani, ma non per questo possono essere presi a pretesto dal nostro intellettuale per negarsi a un pubblico che frequenta abitualmente le librerie e che, magari, non ha messo mai piede in uno stadio. Mi pare ovvio che per De Giovanni il calcio e quello che ruota intorno a quel mondo rappresenti qualcosa di fondamentalmente importante e imprescindibile, fino a suggerirgli modalità di comportamento. Mentre, per gli amanti della letteratura il calcio, con i suoi risvolti, può essere tutt’al più una distrazione, giammai un punto di riferimento per adottare scelte in ambito culturale.
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