Letteratura

Mai abbassare la guardia

22 Marzo 2019

Era una seggiolina da bambini, comprata quando eravamo piccoli. Alta da terra non più di trenta centimetri.
Una seggiolina da quattro soldi in tutto simile a quella che vedete qui sotto.

Stava perennemmente in un angolo della cucina. Mio padre la usava per lustrarsi le scarpe.
Mi sembra ancora di vederlo al mattino, seduto su quell’arnese, con una spazzola in una mano e una scarpa nell’altra.
Gli piaceva farle diventare lustre come globi di vetro, quelle scarpe.

Spesso gli capitava di essere di buon umore al mattino.
Non canticchiava, era assolutamnte stonato.
Ma recitava pezzi di antiche poesie o filastrocche.
Ce n’è una che ricordo in particolare.
Faceva così:
“Cosa preferite?
La bionda eterea evanescente
o la candida polacca dalle castane trecce
che vi segue dietro le colonne?”
Oppure se ne usciva con la sua frase allitterativa preferita:
“Pietro Pinta Paolo, povero pittore palermitano, pitta palazzi per poco prezzo, pagatemi presto per partir”
Non gli ho mai chiesto dove avesse imparato queste piccole frasi.
Come non gli ho chiesto mille altre piccole cose.

Anni fa ero in giro per Stoccolma con mia figlia Giulia ed ad un certo punto, non ricordo perchè, mi è capitato di parlarle del nonno (che lei ricordava abbastanza bene, essendo morto quando lei aveva 9 anni)
Le ho detto questo : ” Ci sono molte cose che mi piacerebbe chiedergli, oggi che non posso più farlo”.
Lei mi ha risposto subito : “Anch’io vorrei chiederti qualcosa finchè sei in tempo per rispondermi.”
L’ho guardata con tenerezza poi ho detto : “Cioè?”
“Si è fatta una certa, dove pensi di portarmi a mangiare?” ha risposto Giulia.

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