Letteratura
Il caso di Macerata? Ur-Fascismo o Fascismo eterno
Il recente caso di Macerata ha giustamente indotto vari commentatori – su questa piattaforma, ad esempio, F. Salamida – a collegare la violenza di Traini alle istigazioni razziste di Matteo Salvini. In effetti la relazione c’è. Si sa, a Salvini si possono applicare le parole che nei Promessi sposi descrivono una sua nota conterranea, Donna Prassede: con le idee si regolava come dicono che si deve fare con gli amici: n’aveva poche; ma a quelle poche era molto affezionata. Tra le poche, ce n’era per disgrazia molte delle storte; e non eran quelle che le fossero meno care.
Salvini è cosi: ha poche idee, storte, alle quali è affezionato e che ripete in modo ossessivo. E le sue convinzioni rischiano di generare mostri, quelli che nascono dal sonno della ragione e dal risveglio di impulsi primitivi che si radicano facilmente in momenti di crisi economica, di disagio sociale, di diffusa incompetenza politica.
Ciò di cui si parla, però, è un fenomeno di portata transnazionale, un misto di intolleranza, violenza, razzismo. Sì, razzismo anche se nessuno osa pronunciare questa temibile parola, osserva Christian Raimo su mimimaetmoralia.it.
Non è solo colpa di Salvini, insomma. C’è anche la Le Pen. Sicuramente si possono aggiungere le nuove ideologie dei muri celebrate da Trump. Sono idee che circolano.
Ma c’è di più.
Tutte queste voci politiche e i fenomeni di violenza sociale riconducibili a matrici razziste hanno un’origine più pericolosa, perché sommersa e latentemente serpeggiante: Umberto Eco la chiama Ur-Fascismo o Fascismo eterno.
Dietro un regime e la sua ideologia c’è sempre un modo di pensare e di sentire, una serie di abitudini culturali, una nebulosa di istinti oscuri e insondabili pulsioni.
Chi le cavalca politicamente ha un’enorme responsabilità.
Gli istinti vanno controllati e per farlo ci vuole cultura. Ma la classe politica – tutta – ha espunto la parola “cultura” dai suoi programmi.
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