Letteratura

Mabruk Badheea!

21 Marzo 2017

E’ disponibile in questi giorni in libreria il volume di Mattia Civico, Badheea. Dalla Siria in Italia con il corridoio umanitario, Il Margine.

L’autore è consigliere provinciale di Trento per il Partito democratico. E’ stato in Libano con i corpi civili dell’Operazione Colomba della Comunità Giovanni XXIII che da anni opera nei campi profughi di tutto il medio oriente.

Il libro è diviso in tre parti.

Nella prima Badheea, straordinaria donna siriana, racconta in prima persona la sua storia di bambina, sposa, mamma, in fuga dall’inferno siriano dopo aver perso il marito.

Nella seconda parte l’autore riporta alcune relazioni dei volontari di Operazione Colomba che operano nel campo profughi di Tel Abbas in Libano, dove Badheea e la sua famiglia hanno trovato riparo ad un certo punto del viaggio in cerca di una casa.

Chiudono il volume le testimonianze di Paolo Naso (Mediterranean Hope), Alberto Capannini (Associazione Papa Giovanni XXIII), Daniela Pompei (Comunità di sant’Egidio).

La storia di Badheea scorre veloce ed ha una sua magia.

Vi si coglie l’energia di una donna provata oltre ogni forza possibile. Vacilla, ma non si arrende mai. Sostenuta dalla propria fede religiosa e da un amore immenso per i suoi figli e tutti i suoi nipoti.

Le relazioni dei volontari descrivono senza sconti il dramma dei profughi siriani, ospiti indesiderati di una nazione che li considera dei corpi estranei.

Mi hanno molto colpito le storie dei bambini, le vittime più grandi del dramma siriano.

Nei campi profughi non c’è una scuola per loro. Ne viene allestita una di fortuna gestita dai fratelli maggiori. Alla fatica di vivere sotto tende di naylon in mezzo al fango e nel freddo, l’assenza di un’istruzione aggiunge un dolore che conduce allo smarrimento del tesoro più importante per qualsiasi genitore: la speranza di un possibile futuro migliore per i propri figli.

Ad un certo punto si profila la necessità tragica di dover lasciare il campo e si avvicina per Badheea un destino amarissimo: il barcone e il rischio della vita o la strada senza un tetto. E’ proprio in quel momento che spunta l’arcobaleno rappresentato dal progetto dei corridoi umanitari.

E’ la svolta sognata che fatica nel cuore della mamma a diventare speranza: “ho avuto paura che da un momento all’altro sarebbe successo qualcosa, che si sarebbe interrotto quel sogno”.

L’arrivo in Italia ha il sapore di una vittoria fatta di cose semplici eppure densa della voglia di ricominciare con nuovi amici al fianco: “Siamo arrivati a Trento la sera, con il pulmann…Ci aspettava la nostra nuova casa. Mi ricordo le persone che ci aspettavano per fare festa con noi. E poi finalmente abbiamo appoggiato la testa su un cuscino e il nostro corpo su un materasso.

Erano quattro anni che non vedevo un letto. Quattro anni che non vedevo un bagno. E, dopo quattro anni, finalmente potevo addormentarmi senza avere paura. Qualcuno era stato con noi. Qualcuno ci stava aspettando. Qualcuno ci aveva preparato un posto. Ecco cos’è la speranza: sapere che qualcuno è con te, ti aspetta e ti prepara un posto. Al Hamdullilah”.

Il libro riporta una testimonianza dello stesso autore. In un tweet riporta prima le parole del figlio: “Papà per la mia festa invitiamo i miei amici siriani?” e poi il suo commento: “ecco il vero regalo dei corridoi umanitari”.

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