Letteratura
‘L’ultima mano’, il terzo romanzo di Stefano Giovannelli
‘L’ultima mano’ è il terzo romanzo di Stefano Giovannelli. Il libro, edito da TheDotCompany, è un’ottima prova di scrittura per stile, interazione tra i personaggi, dialoghi e intreccio. Stefano Giovannelli è autore di altri due romanzi e di un saggio sulle Nazioni Unite edito da Franco Angeli. Questo romanzo potrebbe essere definito un ‘saggio di realtà’, perché descrive con estrema efficacia una complessa scena fatta di crimini e di intrighi internazionali. La trama del libro vede al centro della storia l’ispettore capo della polizia austriaca, Gerhard Velcovsky, che riceve l’incarico di garantire la sicurezza dell’inviato speciale delle Nazioni Unite per l’Africa Sub-Sahariana che ha scelto Vienna come base operativa. E nel libro Vienna è una presenza costante. Le descrizioni di questa città sono ricche di particolari e non sembrano lasciare niente al caso. Vienna emerge da questa narrazione con tutto il suo carico di eleganza, di frenesie e di fantasmi.
La scena su cui si muovono le vicende è duplice, oltre a Vienna, quartier generale delle politiche internazionali per le questioni ONU, ci sono i paesi africani martoriati da guerre, povertà e continue emergenze. E Vienna, a contrasto con la dura realtà dell’Africa del sud, emerge come un teatrino, un posto dai meccanismi perfetti, e proprio perché perfetti vuoti. Così, mentre l’inviato speciale delle Nazioni Unite e la sua squadra cercano di trovare una soluzione alla crisi politica e sociale dei paesi su cui è urgente intervenire a livello internazionale, la narrazione si snoda attraverso le vicende di una serie di personaggi diversi che mettono l’ispettore sulle tracce di un protagonista misterioso, dal nome altrettanto misterioso, Vasco Montalban. Non mancano i sentimenti, insieme a un diffuso senso di impotenza, in questo romanzo di intrecci costruito davvero molto bene.
Una nota a parte meritano i dialoghi, sicuramente una delle cose più difficili da scrivere e da mettere a sistema all’interno di un romanzo. L’autore riesce molto bene a dare ad essi il posto che meritano all’interno di una narrazione, riuscendo a svelare buona parte del senso delle vicende narrate. La riflessione che l’autore sembra voler lanciare attraverso le pagine del suo romanzo, e attraverso i dialoghi tra i personaggi, è sul significato della vita e delle cose che accadono. Non sembra esserci mai un momento per fermarsi, sensazione che sembra affliggere particolarmente tutti coloro che portano sulle spalle responsabilità politiche o istituzionali di alto livello. E ognuno dei protagonisti del romanzo concorre a tessere la trama di quel complesso teatrino politico istituzionale che si muove sopra le teste di tutti, portando in dote i propri pregi e difetti, che alla fine sono i pregi e i difetti di tutti gli uomini. Dalla lettura di questo romanzo si esce con un senso abbastanza netto della realtà in cui viviamo, perché alla fine niente è davvero quello che sembra.
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