Letteratura
Lo zibaldone dei nostri tempi
Ci sono libri che bisogna leggerli con la dovuta delicatezza, quasi ci si accingesse a ricevere confidenze riservate. E, forse, poco importa comprenderne il fattore stimolante che incita la volontà di chi li scrive, anche se si tratta di uno straordinario resoconto intimistico, la cui cifra dà la misura degli interessi specifici e delle conoscenze approfondite dell’autrice. Cosa spinge una scrittrice affermata a scrivere un vero e proprio diario, dove le riflessioni più interiori e profonde si alternano a congetture di ordine sociologico e finanche politico? Partiamo dal titolo, bello e pertinente, un segmento letterario magistralmente tratto da una riflessione di Cesare Pavese, contenuta ne Il mestiere di vivere: “Nei nervi e nel cuore”. «Ma tutti i pazzi, i maledetti, i criminosi sono stati bambini, hanno giocato come te, hanno creduto che qualcosa di bello li aspettasse. Quando avevano tre, sette anni, tutti, quando nulla era avvenuto o dormiva solamente nei nervi e nel cuore.», recita lo scritto pavesiano, composto nella terra di origine di Rosella Postorino, la Calabria, dove il grande scrittore e poeta era stato confinato perché antifascista.
Ecco, la nostra scrittrice, alla stessa maniera dell’intellettuale delle Langhe, sceglie di annotare pensieri e sensazioni, ricordi sintomatici e lampi di estro creativo, dando luogo a un percorso autobiografico intenso e coraggioso, improntato ora a confessioni che potrebbero per certi versi considerarsi audaci, ora a una sorta di autoanalisi cosciente. Emergono, così, delle fragilità, ma anche decise prese di posizione e rigide chiusure ai compromessi, come nell’aperta riprovazione nei confronti di un patriarcato incuneatosi anche laddove dovrebbero applicarsi atteggiamenti maschili convenientemente evoluti, non fosse altro per rendersi degni del ruolo eminentemente culturale e accademico che si rappresenta. Quasi uno zibaldone leopardiano, il lavoro di Postorino, reinterpretato alla luce della modernità, dove la scrittrice riversa un’impressionante varietà di considerazioni, legandole con grazia e rigore a riferimenti culturali precisi e puntuali, senza mai travalicare nell’esercizio di stile fine a se stesso e mantenendosi fedele, con inaudita lealtà, al tono confidenziale che attinge dal nucleo caldo della sua interiorità, quasi a chiedere adesione e partecipazione a chi legge. Voilà, una Rosella Postorino senza veli, giammai nuda, ma integra, vera, autentica. Al di là dei riflessi filologici, linguistici e letterari dell’opera scopriamo una scrittrice che sa raccontare, su un piano cordiale ed eminentemente personale, la mole intimistica di convinzioni e dubbi da cui ognuno di noi muove la propria esistenza. Un diario collettivo, dunque, scritto da chi sa interpretare se stessa?
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