Letteratura

Lo Hobbit di Tolkien merita sempre una rilettura

14 Aprile 2020

Alzi la mano chi di voi non è mai venuto a contatto con l’universo creato da J.R.R Tolkien nei suoi numerosi libri sulle vicende della Terra di Mezzo.
Del Signore degli Anelli abbiamo tutti sentito parlare, anche se non abbiamo visto i film, letto tutti i libri, ne siamo stati tutti almeno un pochino partecipi, delle narrazioni dei nostri amici o delle tante, tantissime recensioni in Rete. Le avventure degli hobbit, degli elfi, dei nani e degli uomini contro le forze del male hanno affascinato generazioni di lettori, facendoli entrare in un mondo fantastico ricco di magia e suggestioni. Uno degli scopi di Tolkien, d’altronde, era quello di scrivere un’opera moderna nella tradizione dei grandi racconti medievali, che desse vita ad un ciclo di storie dal sapore epico e fiabesco.

Lo Hobbit è il primo romanzo in cui appare la figura di Bilbo Baggins, di lui si racconta la storia avvenuta nel suo cinquantesimo anno di età, il suo incontro coi nani che assieme al vecchio Gandalf lo condurranno in un’avventura a perdifiato tra boschi e burroni, montagne e cunicoli, draghi e personaggi misteriosi, come i troll, gli orchi e Gollum, che ritroveremo tanti anni dopo nelle avventure del nipote di Bilbo: Frodo Baggins.
Sappiamo che Tolkien lavorò con molta assiduità alla stesura del romanzo, disegnando di mano propria cartine topografiche che potevano spiegare meglio la trama del racconto, che venne definitivamente pubblicato nell’autunno del 1937. Le recensioni de Lo Hobbit furono subito molto positive, ne decantavano la sua originalità e la sua forma di scrittura prospettandone una fortuna senza precedenti.

 

 

Mitologia e magia erano state fuse insieme da un autore che aveva una profonda conoscenza della letteratura e che aveva saputo conquistare anche il pubblico d’Oltreoceano moltiplicando di anno in anno le pubblicazioni (fatte ovvie eccezioni per il periodo della II guerra mondiale).
A partire dagli anni 50, lo Hobbit era ormai considerato come un classico, soprattutto in attesa dell’uscita del Signore degli Anelli, e venne trasformato in adattamenti teatrali, programmi tv, versioni illustrate, alcune di gran valore, altre meno, che hanno raggiunto la vendita di milioni di copie.

Protagonisti della vicenda sono gli hobbit, piccoli esseri “dolci come il miele e resistenti come le radici di alberi secolari”, che vivono con semplicità e saggezza in un idillico scenario di campagna: la Contea. La placida esistenza degli hobbit viene turbata quando il mago Gandalf e tredici nani si presentano alla porta dell’ignaro Bilbo Baggins e lo trascinano in una pericolosa avventura. Lo scopo è la riconquista di un leggendario tesoro, custodito da Smaug, un grande e temibile drago. Bilbo, riluttante, si imbarca nell’impresa, inconsapevole che lungo il cammino s’imbatterà in una strana creatura di nome Gollum.
L’edizione che ho avuto modo di leggere vede la nuova traduzione della Società Tolkieniana Italiana di Maria Grazia Griffini, Oronzo Cirilli e le splendide illustrazioni di Alan Lee.

Ne esistono due versioni, entrambe edite da Bompiani, una normale e una “annotata” da Douglas A. Anderson, ricca di notizie, disegni e approfondimenti ai lati di ogni pagina.
Non vi resta che scegliere la vostra edizione ed iniziare a leggere le avventure di Bilbo, da cui dipenderanno poi le bellissime e meravigliose storie del Signore degli Anelli.

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