Letteratura
L’ironia del destino
Quando il capo del personale lo mandò a chiamare, Bianchi sapeva già cosa volevano da lui.
Si mise l’animo in pace, andò al colloquio, ascoltò l’offerta, fece le sue valutazioni, chiese (e ottenne) qualcosina di più sull’incentivo all’uscita e poi firmò la lettera di dimissioni come gli veniva gentilmente – e assertivamente – richiesto.
Nell’ultimo trimestre – era previsto lasciasse l’azienda a fine anno – raddoppiò gli sforzi.
Voleva raggiungere un risultato eclatante.
Voleva andarsene lasciandoli a bocca aperta, con il rimpianto di avere mandato a casa, per l’ossessione dello svecchiamento, il migliore dei capi area vendita.
Le cose andarono straordinariamente bene.
Una serie di clienti difficili, che venivano corteggiati da mesi, caddero “come pere mature” (era una frase che i suoi agenti gli avevano sentito dire spesso) e firmarono importanti contratti.
A fine anno, per la prima volta nella sua carriera, l’area vendita di Bianchi risultava nettamente in testa per fatturato.
Fu invitato, come tutti gli anni, alla convention delle forze di vendita
Era il 20 dicembre.
Avrebbe lasciato definitivamente l’Azienda 2 giorni dopo.
Come tutti gli anni, ci sarebbero stati, a quella convention, un bel po’ di interventi.
Partecipava, di solito, anche l’amministratore delegato ed era previsto che, prima di lui, salissero sul palco il responsabile del marketing, quello delle vendite, il direttore della produzione e il capo dell’Area Vendita che avesse conseguito i migliori risultati ( il best performer, come ormai da un po’ si diceva in azienda).
Quindi toccava a lui, a Bianchi.
“L’ironia del destino”, pensò, “Mai stato il best performer, mi capita di esserlo proprio adesso che me ne vado…”
La cosa evidentemente spiazzava anche i suoi superiori.
Il direttore delle Vendite gli aveva vagamente fatto capire che, nel caso in cui avesse preferito disertare la convention, tutti “se ne se sarebbero fatta una ragione”, vista l’imminente uscita dall’Azienda di Bianchi.
Lui capì.
Non volevano che il nuovo Amministratore Delegato si facesse un’idea “sbagliata” delle procedure di prepensionamento dell’Azienda in cui era arrivato da poche settimane.
Non volevano sentirsi dire: “Mi spiegate perché, se era così bravo, lo avete mandato via?”
Bianchi capì, ma finse di non capire.
Rispose che era lontanissimo dal considerare la partecipazione a quella convention una seccatura.
Anzi, sarebbe stata una gradita occasione per salutare i colleghi delle altre zone di vendita.
Una settimana prima della convention, il Direttore delle vendite richiamò Bianchi.
Gli disse : “Avrei piacere di leggere in anteprima il testo del tuo intervento alla Convention, me lo fai avere prima?”
“Non c’è problema”, rispose Bianchi.
Qualche giorno dopo, leggendo il breve testo dell’intervento di Bianchi, speditogli via e-mail, il Direttore delle Vendite si tranquillizzò definitivamente.
Il testo era quasi deamicisiano: riferimenti ai quarant’anni trascorsi in Azienda, ai vari ruoli ricoperti, disseminati qua e là fremiti più o meno controllati di orgoglio aziendale, riconoscimenti ai capi che gli avevano dato fiducia e avevano saputo valorizzarlo.
Seguiva poi la parte “tecnica” dell’intervento , ricca di considerazioni sul mercato e sulle nuove difficoltà che si incontravano con alcuni nuovi competitor molto aggressivi.
Il Direttore delle Vendite rispose subito alla mail di Bianchi con una mail molto laconica: “Ok, perfetto, grazie. Ci vediamo il 20″.
Il 20, quando Bianchi salì sul palco della convention (che si teneva in un teatro affittato per l’occasione) il Direttore delle vendite stava chiacchierando con il capo del Personale seduto al suo fianco.
Quasi sicuramente, conoscendo il testo del discorso, avrebbe continuato a farlo sottovoce, se non avesse sentito, sobbalzando, la prima frase:
“Scusatemi, ma mi sento un po’ sopraffatto dalla assoluta gratuità di questa situazione. C’è un luogo comune che mi ha sempre estasiato: sono sempre i migliori che se ne vanno. Ecco, io oggi mi sento, ufficialmente, la rappresentazione perfetta di questo luogo comune…..“
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