Letteratura
L’influsso letterario di Michel Houellebecq
Senza aver letto niente di lui, mi trovai a osservarne una foto: trovai il suo aspetto inquietante e arrivai a vederci finanche qualcosa di anormale, o se si preferisce, di fortemente caratteristico. Qualcosa che lo spingeva ad andare fuori le righe, ma non dai gangheri. Insomma, dall’aspetto non mi appariva certo uno scrittore banale e ordinario, uno di quelli che coronano il proprio sogno arrivando a pubblicare romanzi più o meno interessanti, o ben intrecciati. Per meglio dire, la sua espressione incerta e un po’ da folle, che mi apparve per certi versi quella di un attore melodrammatico, me lo fece prefigurare come un forgiatore di parole la cui scrittura rende conto di un’esistenza vissuta nella sperimentazione più profonda ed emotiva del senso tragico. E, poiché nella tragedia dell’umano vi è, talvolta, qualcosa di comico, riuscii a immaginarlo anche come un involontario umorista.
Con questo presupposto mi avvicinai a Michel Houllebecq, prendendo a leggere “Le particelle elementari”. Il romanzo tesse la storia di due fratellastri, Michel e Bruno: il primo un impassibile scienziato, l’altro un insegnante di lettere ossessionato dal sesso. Oltre alla madre hanno in comune una logorante solitudine e un’aridità sentimentale raccapricciante. Entrambi appaiono come vittime e carnefici, allo stesso tempo, del declino dell’uomo contemporaneo: la mancanza di empatia li ha tramutati, anche se in maniera diversa, in individui che difettano totalmente di altruismo, incapaci di provare affetto e di perseguire il bene comune. Prerogative, queste, sulle quali in teoria dovrebbe reggersi la società. Il racconto prospetta, dunque, una dualità specifica, che vede uno dei protagonisti rifiutare completamente il piacere, mentre l’altro ci si abbandona.
Naturalmente, la crudezza di certe pagine, in special modo quelle che riferiscono delle avventure sessuali di Bruno, sono davvero molto esplicite e lasciano, per così dire, ben poco spazio all’immaginazione e al non scritto. C’è da aggiungere, però, che lungo tutto il corso del romanzo le pagine si rivelano ben congegnate rispetto a ciò che viene narrato. Il linguaggio di Houellebecq diventa quello dei suoi personaggi: freddo e triste quando si racconta di Michel, intenso e carnale quando a muovere è Bruno. Il risultato di questa combinazione tra storia ed esercizio di stile è un ritratto abbastanza spietato e disincantato della condizione dell’uomo all’alba del nuovo millennio. Come ogni altro successivo lavoro dell’autore, “Le particelle elementari” ha diviso la critica in maniera netta. C’è stato chi ha inneggiato al capolavoro, valorizzando l’irriverenza e il cinismo che permeano l’intera opera, chi, invece, disturbato da contenuti privi di eufemismi e giri di parole, ha gridato allo scandalo. In sostanza, per alleggerire e per la buona pace di tutti, si può dire che per quanto riguarda la narrazione dettagliata di particolari scabrosi Houellebecq resta una garanzia.
Ma, giudicare uno scrittore del genere da questo dettaglio sarebbe fuori luogo.
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