Letteratura
L’era del click
di Cristina Perconte. L’ora di pranzo era scoccata. Il cancello del ristorante era stato aperto per consentire ai clienti di entrare, i camerieri erano pronti ad accoglierli, avevano indossato le divise e attendevano in piedi ognuno nella propria postazione. Mezzogiorno in punto, ma nessuno era arrivato, un tempo la gente si affollava dietro l’ingresso, adesso non si vedeva più nessuno. Nella grande sala dai soffitti alti e i tavoli accuratamente apparecchiati cominciò a rimbombare il suono di un dispositivo, un piccolo trasmettitore dal quale arrivavano le comande. L’addetto alla cassa cominciò a prendere velocemente nota degli ordini che improvvisamente si susseguirono numerosi. Lesto si affrettò a comunicarli al cuoco, doveva preparare i piatti e confezionarli, 239 da lì a poco infatti un runner avrebbe ritirato le pietanze per le consegne a domicilio.
Nel giro di pochi minuti la sala principale si affollò di numerosi ciclisti dotati di borse termiche pronti a saltare sulle loro bici e pedalare sino al luogo della consegna. Il primo runner partì rapido come un fulmine, non dovette neanche saldare il conto, tutto era stato pagato virtualmente. In sella alla sua mountain bike il ragazzo iniziò a pedalare, attraversò la città con la stessa fluidità con cui un fiume si ricongiunge alla sua foce. Le strade erano facilmente percorribili, eppure era un orario da sempre considerato di punta, le poche automobili che c’erano non causavano nessun traffico, gli autobus erano vuoti ed anche i parchi pubblici, le poste poi, nemmeno in un sogno erano mai state così deserte. Tutto sembrava semplice, anche se leggermente surreale, eppure tutto funzionava apparentemente per il meglio. L’omino delle consegne arrivò al capolinea, suonò il citofono e una donna sulla quarantina scese a ritirare il suo pranzo. Salutato il ragazzo, la donna salì una rampa di scale e corse a rispondere al telefono che già da qualche istante aveva preso a suonare. Fece in tempo ad appoggiare il sacchetto che subito rispose: «Pronto?» fece. «Si, pronto sono dell’amministrazione. Mi servirebbe che tu mi mandassi quei documenti che ti avevo chiesto qualche giorno fa» spiegò l’uomo dall’altra parte della linea. «Subito, tra meno di un minuto ti manderò una email» terminò la donna mettendo giù il ricevitore. 240 Compostamente si diresse verso il suo computer posizionato su una scrivania attrezzata a ufficio e sapientemente iniziò a muovere il mouse per aprire e chiudere cartelle ed infine digitare invio sulla tastiera. Dall’altra parte dello schermo, il contabile ricevette immediatamente la comunicazione, scaricò i documenti che stava aspettando e iniziò ad esaminarli attentamente. Improvvisamente la moglie si avvicinò alla sua scrivania, prese delle bollette e iniziò a fare dei calcoli matematici di economia domestica, afferrò il suo cellulare e cliccando sull’app Poste Facile pagò con un click le sue bollette, dopo di ché, una volta adempiuto a questa necessaria commissione uscì dall’app e si avventurò all’interno di un’altra decisamente più interessante Shopping Facile.
Seduta comodamente sul suo divano, acquistato mesi prima online ad un prezzo convenientissimo, si concesse il più sfrenato shopping che una donna possa permettersi. Comprò un vestito, delle scarpe, uno smalto, delle tendine nuove per la cucina e anche una geniale nuova invenzione dedicata al più antico amico dell’uomo. Dall’altra parte dell’appartamento, il povero cane abbandonato al suo destino tentava in solitudine di espletare i suoi bisogni. Si erano infatti inventati, per facilitare la vita dell’uomo, uno strano marchingegno che si montava in corrispondenza al sedere del cane e che azionava una sorta di rigonfiamento automatico del sacchetto non appena l’animale alzava inconsapevole la zampa. Di questo passo nemmeno la rogna di dover portare giù il cane sarebbe più esistita. Dalla porta diametralmente opposta alla cucina venne 241 fuori la figlia del contabile. Era ancora in pigiama e teneva in mano un libro e un evidenziatore. «Mamma» disse urlando «è rimasto ancora qualcosa da mangiare?» «Certo» ripose l’altra intenta a scorrere il dito indice sullo schermo del suo smartphone «Mi preme però farti notare» continuò «che l’ora di pranzo è già un tantino passata». «Si mamma lo so, ma stavo seguendo un webinar in diretta con il mio professore dell’università e non potevo sganciarmi prima del termine della lezione». La studentessa non fece in tempo a finire la frase, che la sua attenzione fu catturata da un bip a lei familiare, ormai da mesi ne era dipendente. Ad inviare quel messaggio era stato un giovane compositore che l’aveva conosciuta tramite uno di quei siti per incontri chiamato Innamorarsi Facile e che aveva consentito a milioni di coppie di piacersi per caso e innamorarsi grazie a lunghe sequenze di messaggi digitati sui piccoli quadranti portatili, a simpatiche foto condivise sui social e ad attesissime videochiamate programmate come appuntamenti.
Il compositore sdraiato sul suo letto iniziò a scambiare un intenso numero di messaggi con la ragazza, erano già alle parole affettuose per non dire sdolcinate, tuttavia non si erano mai incontrati perché vivevano a chilometri di distanza. Ma che fortuna la tecnologia si dicevano spesso. Dopo ore di ripetuti bip i due di salutarono e il giovane compositore si alzò dal letto e si diresse verso il suo piccolo studiolo che fungeva da studio di registrazione personale. All’interno erano posizionati modernissimi mixer per la riproduzione musicale direttamente collegati a Imusic e una console piena zeppa di bizzarri tasti colorati di cui sembrava capirci qualcosa solo lui. Iniziò a schiacciarne alcuni e a muoverne altri, ma solo dopo aver premuto il tasto registrazione. Una volta finito di strimpellare lo strano strumento, con un meccanico movimento premette un tasto di invio e caricò sul portale musicale il pezzo appena creato mettendolo in vendita. Poche ore dopo un esperto regista cinematografico si ritrovò ad ascoltare quel pezzo e ad acquistarlo per i titoli di coda del suo film. Nel giro di pochi mesi, grazie ad una campagna marketing molto costosa che avrebbe investito tutti i social e raggiunto milioni di utenti, quel film sarebbe stato disponibile su tutti i portali di Film Facile esistenti online e ognuno ne avrebbe avuto accesso con una semplice transazione economica, compiuta senza neanche scomodarsi a tirar fuori il portafogli dalle proprie tasche. Lo sventurato che si avventurò su uno di quei portali, rimase affascinato da quel trailer per non parlare di quella colonna sonora così d’impatto. Decise che quella sera avrebbe guardato quel film e quindi di acquistarlo. Prese la sua carta di credito e inserì tutti i suoi dati sensibili all’interno del form dedicato ai pagamenti e con il solito click concluse l’acquisto. Appagato da quel gesto, afferrò un pacchetto di patatine e si addentrò nel film. Il giorno seguente fu scosso da un messaggio della sua banca la quale gli stava comunicando che il suo credito era in rosso. Lo sventurato sconvolto e speranzoso entrò nel portale Banca Facile per consultarlo, quando d’improvviso il suo sangue raggelò, i suoi soldi erano svaniti. A quel punto rassegnato 243 fece l’unica cosa che c’era da fare in quelle situazioni, cliccò su Denuncia Facile e contattò la Polizia Postale.
Gli agenti esperti delle truffe erano tutti raggruppati in uno stanzino ognuno davanti ai propri computer d’ordinanza attraverso i quali raccoglievano ogni giorno migliaia di svariate denunce e svolgevano le loro accuratissime indagini. L’agente che ricevette quella denuncia smistò la comunicazione al reparto competente e passò subito alle segnalazioni successive. Il reparto competente aveva da tempo aperto diversi fascicoli dedicati alle rapine telematiche e alle clonazioni di carte di credito. Il loro compito era quello di indagare per scovare gli emancipati delinquenti; lavoravano ore ed ore, ma senza mai rischiare la pelle: non andavano infatti per le strade, non si ritrovavano coinvolti in pericolosi inseguimenti, ma navigavano sul web infiltrandosi nei reticoli più nascosti di quel misterioso mare alla ricerca del pesce giusto da pescare. La Blue Whale – Balena Blu – era la più temuta di quei pesci, si trovava ben nascosta nelle profondità dove spesso la solitudine si avventura alla ricerca di compagnia, ma come nelle favole più note, lì si trova sempre in agguato il pericolo travestito da opportunità. La nostra ingenua adolescente accecata dalle incomprensioni familiari e dalle discriminazioni giovanili rischia di ritrovarsi presto impigliata in quella rete ben tessuta dalla quale ci si libera solo affogando, ma l’inesperta bambina foss’anche per la sua incapacità di nuotare non ancora ben sviluppata, decide di riemergere e di trascinarsi fino a uno dei lidi più conosciuti Amici a Bizzeffe. Lì proseguì in una svogliata osservazione di foto che raffiguravano i più disparati individui, 244 scrollando in su e giù la rotella del mouse riconobbe la sua insegnate di italiano e le inviò una richiesta di amicizia.
Direttamente dal suo tablet l’indottrinata docente accettò con noncuranza l’ingresso dell’alunna nella sua allargata cerchia di amicizie, il che ne richiese un attento esame della vita virtuale: checché se ne dica solo in questo modo si può davvero conoscere al meglio una persona. Condivisione dopo condivisione, click su click arrivò alla vita della mamma dell’alunna, una giovane attraente donna che guarda caso aveva tra i suoi amici niente meno che Il mio fidanzato? si chiese subito dubbiosa e cominciò a pensare in quale precisa occasione i due si sarebbero potuti incontrare. All’arrivo dell’inconsapevole fidanzato che, stanco per le lunghe pedalate verso destinazioni mutevoli imposte dal suo lavoro si accasciò sul divano avventurandosi per sogni tranquilli di mete raggiunte attraverso tappeti volanti, la docente – più curiosa che insospettita – si impossessò del suo cellulare addentrandosi nella più attenta osservazione paleontologica che la vita di un uomo oggi possa subire. In meno di venti minuti ne aveva rivelato gli scheletri più primitivi fino a quelli più recenti.
Non soddisfatta passò ad un’altra geniale applicazione, ovvero una diavoleria che tracciava attraverso il Gps tutti i posti frequentati dal fidanzato; addirittura tutti i chilometri percorsi, che nel caso del ragazzo erano innumerevoli. Il suo occhio balzò su un particolare a dir poco strano, ovvero la classifica dei posti più frequentati e a giocarsi il podio erano l’indirizzo di casa e un secondo indirizzo sconosciuto. Non restava che visualizzare su Città Facile di cosa si trattava. Una volta inserito l’indirizzo e zoommato sull’immagine del 245 satellite, risultò l’abitazione privata con tanto di targhetta dell’attraente mamma dell’alunna. La splendida e intraprendente mamma afflitta dalle incombenze domestiche, aveva da poco scoperto un interessante diversivo, ovvero concedersi romantici pranzetti e ammazza caffè con il giovane runner che giornalmente le consegnava le gustose e ormai note pietanze confezionate dall’esperto marito cuoco.
Cristina Perconte, siciliana ma fiorentina d’adozione. Laureata in Lettere e appassionata alla scrittura, ama la letteratura classica e contemporanea, affezionata al libro di carta e restia alle nuove tecnologie fa eccezione per la sua pagina Instagram dedicata ai libri: @fabulae_manent.
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