Letteratura
Leggere, la lussuria della conoscenza
La lettura è un momento edificante che non rende la nostra vita banale.
La mente quando apprende si espande come un orizzonte marino, si amplia, è come un mare che accoglie il fiume, come il vento che spazza via la polvere e rende fresca l’aria.
Perché l’uomo progredisce dal suo essere bestiale, la lettura alimenta il processo razionale: Kant dice che l’uomo esce dalla sua condizione di minorità e domina la realtà.
La lettura è potere, perché sconfinata è la fede nella conoscenza, la libertà più bella ed assoluta che rende l’uomo un artista nella natura: un lussurioso, perché accarezza il potere del sapere.
Chi legge medita, riflette, pensa prima di agire, aborrisce la violenza, cerca il dialogo nelle relazioni umane. È di per sé un mite.
La lettura provoca l’amore, perché è come una scavatrice che butta via il terreno incolto e brullo e lascia i semi dai quali nascono frutti prelibati: le parole che rendono il nostro linguaggio una musica, riempiono la poesia.
Le ore passano e la lettura di un romanzo rimuove la futilità della vita, il tedio e la noia della giornata. Togliere gli occhi dal libro e sollevare il capo e guardare le cose che ti circondano, è come essere un gigante, sentire di essere cresciuto di altri centimetri, di aver compreso quale sia il cammino che porta alla verità, anzi di discuterla: perché chi legge è un dubbioso, un eretico che vuole capire meglio, non è affrettato nelle conclusioni, tranciante nei giudizi, superficiale nelle definizioni. È di per sé un critico, che spaccherà il capello in quattro, non cede a processi di semplificazione. Non copia e non incolla.
Chi legge impara a parlare, è portato a conoscere altri vocaboli, diventa un ossesso della ricerca semantica: intende colorare il suo linguaggio, farlo diventare abbondante di frutti rigogliosi. E dunque si potrà dire che la lettura, alimentando il ritrovarsi della parola, renda una nuova grammatica, capace di far fiorire il costrutto del pensiero, il concetto che infine, come diceva Hegel, è in fondo la spiegazione della nostra vita, dove bisogna rincorrere e rinvenire il travaglio del negativo e superarlo per agguantare la luce .
Si, perché chi legge ha la vista acuta, è come la nottola di Atena che di notte vede quello che gli altri non possono vedere.
Borges diceva: “Che altri si vantino delle pagine che hanno scritto, io sono orgoglioso di quelle che ho letto”.
Ma Calvino spiega sontuosamente il significato della lettura: “Hai con te il libro che stavi leggendo al caffè e che sei impaziente di continuare, per poterlo poi passare a lei, per comunicare ancora con lei attraverso il canale scavato dalle parole altrui, che proprio in quanto pronunciate da una voce estranea, dalla voce di quel silenzioso nessuno fatto d’inchiostro e di spaziature tipografiche, possono diventare vostre, un linguaggio, un codice tra voi, un mezzo per scambiarvi segnali e riconoscervi” (Se una notte d’inverno un viaggiatore).
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