Letteratura

Le cose non fatte ci accomunano

25 racconti che esaltano l’abilità letteraria di Andrés Neuman nella forma della narrativa breve, da lui illustrata nei saggi conclusivi del volume.

6 Aprile 2025

Andrés Neuman es el invitado de hoy en Dulces Tardes Poéticas | Novapolis

 

Dell’argentino, naturalizzato spagnolo, Andrés Neuman (Buenos Aires 1977) – narratore, poeta, traduttore, blogger, docente di letteratura all’Università di Granada –, la casa editrice SUR ha pubblicato nel 2017 il volume di racconti Le cose che non facciamo, arricchito in seconda edizione da un’ interessante postfazione sull’arte di scrivere testi brevi. Molto prolifico, pluripremiato e tradotto all’estero, Neuman ha firmato sei romanzi di successo, un volume di versi e due libri di racconti.

Le cose che non facciamo contiene venticinque storie che esplorano soprattutto i rapporti familiari, di coppia o genitoriali, utilizzando misure e registri diversi: si va dal bozzetto flash al racconto più articolato, dal genere intimistico al surreale e al grottesco, con una notevole maestria formale per cui nessuna descrizione risulta indulgente o sbavata, i dialoghi sono serrati, le descrizioni puntuali, il tono anche se commosso mai scadente nella retorica.

Soprattutto il rapporto tra marito e moglie viene indagato con acuta perspicacia, e talvolta con sorniona perplessità, quasi chiamando il lettore a condividere un senso di stupore per come le relazioni coniugali sappiano complicarsi senza reale motivo, rendendo difficile la reciproca comprensione e qualsiasi convivenza. C’è ad esempio l’uomo così affezionato al suo migliore amico da prestargli la propria donna fino a quando sarà riuscito a emularlo nelle qualità fisiche e morali; la moglie che in spiaggia proibisce al marito di avvicinarla tracciando col piede una riga sulla spiaggia; una coppia perfetta e simile anche nei nomi, Elias ed Elisa, sincronizzata e simultanea in tutto, che poi implode inaspettatamente e fragorosamente; un’altra coppia solidale nelle cose non fatte (viaggi immaginati, sane abitudini tralasciate, palestre non frequentate, lingue mai studiate): “Mi piacciono tutti i propositi, dichiarati o segreti, che disattendiamo insieme. È questo che preferisco della vita a due. La meraviglia aperta sull’altrove. Le cose che non facciamo”.

I venticinque racconti sono raggruppati in cinque aree tematiche: oltre alla prima dedicata alla vita in due, particolarmente suggestiva è quella in cui Neuman affronta le relazioni interne alle famiglie, non sempre improntate al confronto ostile o all’indifferenza, ma anche pervase da un’inaspettata tenerezza. Se quindi leggiamo di conflitti irriducibili, possiamo imbatterci al contrario in narrazioni commosse relative ai momenti topici dell’esistenza: la nascita e la morte. In Dare alla luce un padre assiste al parto del primo figlio con una tale partecipazione emotiva da patire in prima persona le doglie, fino all’apparizione rivelatrice e sconvolgente del bambino: scenderà contento o piuttosto sconcertato lungo lo scivolo del tempo? mi accetterà? sarò degno del suo esordio? e cosa fare con tutta la meschinità e la crudeltà che ci trasciniamo dietro quando un figlio ci nasce, quando un figlio ci dà alla luce, cosa fare per sentire che malgrado tutto ci meritiamo un altro inizio?”. In altri testi, sinteticamente essenziali (Madre di spalle, Una sedia per qualcuno, A piedi nudi)), sono i due vecchi genitori a venire accompagnati all’ospedale (“quanto di più simile a una cattedrale in cui noi miscredenti possiamo mettere piede”) prima dell’ultimo saluto, con la consapevolezza di non essere riusciti a ricambiare la generosa dedizione di tutta la loro vita: “ci sono amori che non si possono ripagare. Per quanto un figlio contraccambi i genitori, ci sarà sempre un debito tremante di freddo”. Lo stato di orfano viene addirittura negato mantenendo fittiziamente vivi padre e madre in Juan, José.

Le cose che non facciamo

Particolare è anche la sezione dedicata a L’ultimo minuto vissuto da diversi protagonisti prima di congedarsi dal mondo: un nonno che annega volontariamente nella vasca da bagno, un prigioniero di fronte a una finta fucilazione, diversi aspiranti suicidi, un pestaggio brutale precedente all’esecuzione. Sono pure presenti nella raccolta testi crudamente feroci, e altri intellettualmente sofisticati, che si servono di uno stile meno tradizionale e affabulatorio per tentare soluzioni più sperimentali. Tra i primi, si esibiscono testi narranti di errori giudiziari, persecuzioni poliziesche, abusi e violazioni nel privato dei cittadini, rese dei conti tra amici-nemici. Invece, nell’ultima sezione del volume, Fine e principio del lessico, cinque brani si misurano con la creazione letteraria, con le aspirazioni e le delusioni di scrittori e poeti, e qui per la prima volta Andrés Neuman si concede qualche puntualizzazione nei nomi dei protagonisti e nelle ambientazioni delle trame. In generale, gli altri racconti si muovono in tempi e luoghi indefiniti, quasi l’autore volesse significare che i sentimenti, i gesti, i pensieri e i dialoghi descritti rimangono gli stessi a qualsiasi latitudine e in ogni periodo storico.

In effetti, più degli accadimenti concreti in cui si imbattono i personaggi, hanno rilievo nel libro le sfumature della loro interiorità, le emozioni e gli affetti. Di questa propensione allo scavo e all’interpretazione psicologica, Neuman dà testimonianza nelle raccomandazioni finali rivolte a chi voglia cimentarsi con la stesura di racconti: una serie di quattro dodecalogi e un pezzo conclusivo sugli errori da evitare e di suggerimenti da mettere in pratica per meglio catturare l’attenzione dei lettori interessati alla narrativa breve.

 

ANDRÉS NEUMAN, LE COSE CHE NON FACCIAMO – SUR, ROMA 2017

Traduzione di Silvia Sichel. Pagine 155

 

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