Letteratura

Le consulenti

21 Giugno 2019

Vado a mangiare all’osteria a due passi da casa.
Al tavolo vicino c’è un uomo sulla quarantina, circondato da 5 donne che hanno piu’ o meno la sua età.
Ad un certo punto l’uomo si rivolge alle sue amiche e dice:

“C’è una cosa che mi è successa, che vorrei raccontarvi perchè temo, essendo uomo, di non avere le giuste chiavi di lettura per interpretarla.”
Ottenuta l’attenzione delle signore, l’uomo racconta:

“Il fatto è questo.
Erano ormai 5 anni che non vedevo ne’ sentivo quello che era stato l’amore piu’ grande della mia vita.
Una storia importante per me e, sono sicuro, altrettanto importante per lei.
Una storia che quando è finita ha lasciato un grandissimo vuoto, che è stato difficilissimo da riempire e superare.
Poi, come si sa, la vita continua.
E da qualche tempo sto, felicemente, con un’altra persona.
Questa persona chiede di utilizzare il mio computer.
Tra le varie cartelle, ne trova una con le foto della mia vecchia fidanzata.
Le commentiamo insieme e tutto finisce li’, senza particolari traumi.
Il giorno dopo, però, del tutto inaspettatamente e per una coincidenza che ha quasi dell’incredibile, la mia vecchia fidanzata mi manda un messaggio di Whatsapp ( capisco solo dalla fotina che è lei, perchè ho cancellato il numero). Ve lo vado a leggere:

“Carissimo, come stai? Io sto bene, anche se sono molto stanca.
Adesso, come sai, ho un figlio.
Una presenza che mi ha riempito la vita.
E la cosa che mi stupisce è la sua tendenza a soffermarsi sulle tracce che tu hai lasciato in questa casa: prende in mano il campanellino che hai comprato a Kuala Lampur, guarda con attenzione il quadro che hai preso in quel mercatino di Firenze, afferra con curiosità la spazzola d’argento per i capelli che mi hai regalato”

Che ne dite? E’ una donna pericolosa?”

“Ma va!” gli rispondono subito in coro le 5 “consulenti”.
“Te l’ha detto, è stanca…” dice una.
“Sono gli ormoni” ipotizza un’altra.
“Un rigurgito di nostalgia” sentenzia una terza.
“Un tentativo di ripescaggio” suggerisce la quarta.
“Ma non è che ‘sto figlio è tuo?” chiede la quinta.
Ridono tutti.

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