Letteratura
Lasciare Buenos Aires
– Dottor Mambretti, c’è Marini.
– E’ già arrivato? Non lo avevamo convocato per le dieci? Sono le nove e un quarto!
– Cosa vuole che le dica? Sarà un ansioso…
– Va bene…Lo ricevo subito. Però prima ho bisogno di un caffè.
– Caro Marini – disse poco dopo Mambretti, affacciandosi alla porta del salottino attiguo alla sua stanza e tendendo la mano al collega – posso offrirti un caffè? Scendiamo giù un attimo al bar e poi parliamo…
– Benissimo ! – gli rispose Fortunato Marini – l’ho appena preso, ma ti accompagno…
La pausa caffè fu l’occasione per uno scambio di confidenze e per la rievocazione di alcuni momenti passati insieme.
Compagni di università, i due erano stati assunti in azienda nello stesso giorno.
Avevano preso subito strade diverse .
A Mambretti erano capitati all’inizio ruoli di contenuto prevelentemente professionale: addetto all’ufficio legale, selezionatore del personale, formatore d’aula.
Marini, invece, sin da subito era stato indirizzato verso ruoli di tipo manageriale: era stato uno dei primi capi del personale di filiale e, per lungo tempo, anche uno dei più giovani.
I due avevano continuato a frequentarsi, e a confrontarsi, per anni.
Con il tempo, Marini, senza nemmeno rendersene conto, aveva iniziato ad acquistare nei confronti dell’amico un quasi impalpabile atteggiamento di condiscendenza.
Si lasciava scappare frasi del tipo “Certo, voi qui fate le filosofie, volate alto, mentre noi nel territorio ci facciamo il mazzo…”
Mambretti reagiva quasi sempre con eleganza, talvolta con perfidia.
Come quella volta in cui aveva detto all’amico : “Ad ognuno il suo, per volare ci vogliono le ali, ma se ti guardo da dietro vedo solo una coda…pronta ad agitarsi festosamente”.
Con il tempo, la corsa a due tra Mambretti e Marini era continuata e i due, pur vedendosi raramente, erano sempre rimasti in contatto.
Fino al giorno in cui, il secondo aveva chiesto un appuntamento al primo.
Distaccato da tre anni a Buenos Aires presso una consociata del gruppo, Marini era ansioso di tornare in Italia e sperava che l’amico, nel frattempo diventato responsabile della gestione del personale dirigente, potesse trovare una soluzione al problema.
– Bellissima Buenos Aires!- esordì Mambretti, non appena, rientrati dal bar, i due si sedettero l’uno di fronte all’altro in ufficio – Qualcuno ha detto che è la città di cui si prova nostalgia nel momento stesso in si sta per lasciarla…
– La fai facile tu, che ci sei stato una settimana e poi hai tranquillamente preso l’aereo per tornare a casa!
– Non mi dire che non ci sei stato bene…
– Benissimo, se è per questo. Ma la mia famiglia vive qui, non posso spostarla a Buenos Aires! E, in più, sai benissimo quale è stata la “regola di ingaggio” quando sono partito. Mi era stato promesso che il distacco non avrebbe superato i 2 anni. Tra poche settimane scade il terzo…
– Stai tranquillo, ho ben presente la situazione ed ho studiato le possibili soluzioni.
– Sapevo che mi avresti dato una mano. A cosa stavi pensando?
– In realtà in questo momento ho a portata di mano due soluzioni, aspettavo di confrontarmi con te prima di decidere.
– Sono tutto orecchi.
– La prima possibilità riguarda la nostra sede di Madrid. La sede è prestigiosa, il business sta andando a gonfie vele, potresti rientrare in Italia anche tre o quattro volte al mese, conosci lo spagnolo ormai meglio dell’italiano…
– Ma stiamo sempre parlando di un altro paese. Mentre io ti ho parlato di Italia! Devo farti lo spelling? I-T-A-L-I-A !
– Infatti l’altra soluzione è proprio qui.
– Qui in che senso?
– Nella stanza accanto. Ho bisogno di qualcuno che segua il nostro personale che lavora all’estero, i cosidetti ex-pat…
– Insomma, dovrei lavorare con te? Saresti il mio capo?
– Non dirlo come se io fossi il padrone delle ferriere.
– Ma figurati, non sei tu il problema! E’ che penso di non essere la persona adatta…
– Adattissima invece, te lo garantisco.
Mambretti, a quel punto, spese molte parole per spiegare all’amico e collega le caratteristiche della posizione che gli stava offrendo.
Senza successo, però.
– Non volermene – disse ad un certo punto Marini – apprezzo le tue buone intenzioni e sarei felice di lavorare con te, ma più tu descrivi questo mestiere che mi offri, più io capisco che non è adatto alle mie corde…Mi sa che non mi resta che andare a Madrid.
– Città meravigliosa. Fortunato di nome e di fatto!
– Hmmm…
Appena Marini ebbe lasciato la stanza, Mambretti ricevette una chiamata dal suo capo, il Direttore delle Risorse Umane.
– Allora, Mambretti, hai trovato la soluzione per Madrid?
– Ci va Marini.
– Benissimo! E’ la persona giusta. Ma non voleva tornare in Italia? Come hai fatto a convincerlo?
– Gli ho messo una testa di cavallo insanguinata tra le lenzuola…
– Cioè?
– Gli ho proposto, in alternativa, di venire a lavorare con me.
– Genio!
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