Letteratura

L’Angelo rosso

2 Agosto 2018

Abdel van Enke ci mostra ancora uno spazio per il cuore dei maturi oltre la Cardioaspirina e il Sinvastacor

La canzone di Friedrich Hollaender Ich bin von Kopf bis Fuß auf Liebe eingestellt (“Da capo a piedi sono orientata all’amore”) è inserita nel film di Josef von Sternberg, l’Angelo Azzurro, Der Blaue Engel. Uscito nelle sale cinematografiche nel 1930 fu disrupting per la tematica scelta, anticonformista e aspra. La storia fu anche attribuita a Roberto Koch Direttore dell’Istituto di Malattie Infettive di Berlino negli ultimi venti anni del XIX. Ma non v’è certezza. La vicenda si snoda sulla drammatica esperienza del Prof Rath, un maturo professore di liceo che scopre nella classe in cui insegna una cartolina raffigurante la celebre cantante Lola, oggi si direbbe showgirl, nel locale Der Blaue Engel. All’insaputa di tutti, ma non dei suoi allievi pronti a deriderlo, si reca una sera nel locale, dove ammira Lola che balla, canta e naturalmente se ne innamora. Vederla e innamorarsene fu tutt’uno e la convince a sposarlo. Ma Lola non è quello che lui si aspettava. Abbandonato l’insegnamento, la segue nelle tournèe, e, finiti i pochi soldi, è costretto al ruolo di clown-pagliaccio per sopravvivere. La moglie lo tradisce, lui cerca di ucciderla, poi lui stesso, ritornato alla cattedra, vi morirà aggrappato.

E’ la storia consacrata in molte altre esperienze di vita. Oggi non fa più scalpore che una signora di mezza età si invaghisca di un ragazzo, siamo già abituati alla tendenza universale dei signori maturi verso donne molto più giovani. Cosa spinge un uomo maturo a auf Liebe eingestellt, a cercare l’amore? Le pulsioni possono essere tante: ritenersi ancora potente sessualmente, ritenersi attrattivo malgrado l’età, mantenere attiva la vita emotiva.

Ci sono uomini che hanno avuto, o credono di aver avuto, vita piena e invece nell’età matura incontrano l’amore della propria vita. Quello irresistibile, inaudito, formidabile, senza controllo l’Alamagordo delle guerre affettive. Contrariamente a quello che il lettore può pensare non è il caso, ahimè, di chi scrive. Ma Abdel Van Enke, scrittore marocchino-olandese, ha descritto l’irresistibile amore tra un uomo maturo e una signora non giovanissima, travolti da un amore incrementale descritto nella Quarta di copertina del Volume “la giostra dei cuori, l’angelo Rosso”. Che recita:

Il pamphlet si snoda su tre momenti: l’improvviso amore di un uomo maturo che conosce una Donna bellissima, inquieta e calda e di cui si innamora perdutamente. Una riedizione moderna dell’Angelo Azzurro: un uomo stagionato e una non più giovane donna bellissima di cui percepisce non solo la bellezza esteriore ma quella intima. Esternare il suo amore sbocciato all’improvviso non fu difficile. In un secondo momento avviene la accettazione di Lei, riluttante prima, affascinata dopo da una congerie di sequenze tutte sincrone nello sviluppo di questa vicenda. Scaturisce una terza fase in cui Lei si abbandona al piacere del corteggiamento, lo stimola, lo invita e ne resta avvinghiata.

Una favola ancorata al tempo che diviene deuteragonista, con la fissazione in una sua sospensione che avrebbe intrigato Albert Einstein. Come se le lancette dell’orologio, lei quella delle ore e lui dei minuti che la insegue, siano spie di un percorso dinamico volto a separare il tempo dallo spazio ed ancorare i due in una realtà fittizia in cui domina un grande infinito amore che li unisce. La silloge degli scritti di un solo partner rende fede e ragione anche dei sentimenti di Lei vissuti nella decrittazione di Lui. Un’unica voce che cinguetta per due.

E nella dedica

…ti ho aspettato una vita, ogni giorno era ancillare al successivo, una conta interminabile che sembrava non finire mai e che se fosse finita avrebbe coinciso con la mia stessa fine. Tu hai interrotto la sequenza, hai bloccato il count-down, hai chiuso il vecchio andare del tempo, ne hai ripristinato uno nuovo, mi hai ridato la vita, mi partoristi di nuovo. Sei tu l’amore che mi rigenera…”. Addio Einstein, il cuore ti batte, certo batte e ti batte!

Come finirà?

Leggiamo questo passo in cui il protagonista deve scegliere il “passo” con cui approcciarsi all’amata.

Mi ritrovai nel mezzo di una passeggiata come travolto da un misto di sogno e realtà che mi trascinava verso il fondo della valle. Ero come sospeso in un triangolo, da una lato il costone duro e roccioso e dall’altro il baratro verso la diga. L’Alternativa del diavolo si direbbe, ma caso volle che cessò come d’incanto la sospensione nel vuoto e mi ritrovai a valle. La diga scrosciava acqua dalle paratie per l’occasione aperte, l’acqua rutilava tumultuosa per dare sfogo alle turbine, il rumore da insolito divenne fragoroso come di tuono che dirompe e squassa. Accanto nel fondo, separato dal contesto, scorreva tranquillo un ruscello il cui percorso era parallelo alla massa di acqua rutilante che ribolliva. D’un tratto, ma sì, non ci crederete, lo sentii parlare e rivolto verso di me disse: Vedi io scorro silenzioso da migliaia di anni. Lui rutila una volta al mese, dove vorresti tuffarti, se non da me? E mi fece venir voglia di un bagno che fu in effetti refrigeratore.

L’acqua era limpida malgrado i massacri di quell’ultimo anno, così indugiai nel ruscello. Lui mi disse: Vedi io sono come l’amore, regge solo se non rutila se non travolge, se lentamente ma continuativamente si riversa nel terreno. Quello della diga regge solo per pochi minuti al mese, trascina tutto con sé, rompe e dirompe a valle travolgendo alberi, case e quanto ritrova nel suo percorso. Tu hai scelto e in amore che scelte fai, silenziose e costanti o rutilanti con massacro incluso?

Come la Monaca Gertude disse sì al suo Egidio, anche Liù lo accolse , con gioia inattesa, tanto che il protagonista, abituato a donne riluttanti sempre, non voleva crederci.

Il sogno

Ho cercato di dormire non perché questo potesse attutire la stanchezza muscolare bensì quella cerebrale. Il muscolo ha risposto al sonno, il cervello, preso di Te, per nulla. Ed è andato per le praterie assolate cercandoti in ogni dove. Irritato perché non ti trovava, è tornato da me e mi ha chiesto lumi. Attendere gli ho detto, non resta che attendere come il Tenente Drogo. Si è chiuso nel mutismo cerebrale ma dopo pochi minuti ha prodotto il sogno. Una mattina di pioggia autunnale, si alzò prestissimo e rigovernò la casa. Dopo le incombenze lavorative, senza guardare l’ora, seppe che era il momento. Da casa a Malpensa una corsa inutile perché era in anticipo. Poi l’attesa. La porta a vetri si aprì, una nuvola di rosso ramato gli venne incontro, lui corse ma era già lì, la corsa si trasformò in un frenetico abbraccio. Stai bene? vuoi bere? Un caffè? Prendiamo i bagagli? Poi in macchina, era la prima volta che era seduta accanto a lui. La gonna fu scostata , lei lasciò fare, mentre guidava la mano salì e sentì il caldo della coscia che fremeva sulle calze. Guida scemo, invece lui la baciava asserendo che la guida fosse autonoma, invece Embè aveva ricevuto istruzioni precise. A casa lei si asciugò il ramato che si era bagnato di pioggia. Lui la sbirciava, e mentre si sedette sul letto per telefonare la raggiunse da dietro, la cinse, la baciò sul collo, le premette il seno, il capezzolo vibrò, e un mondo piccolo arrotondato sporse dal tessuto e si fece strada verso la sua mano che lo titillò. Un attimo e la mano si introdusse e tutto il mondo dell’amore fu nelle sue mani.

La stanza

Come è fatta la stanza di due che si vogliono bene? E’ spartanamente arredata, essenziali gli arredi; quelli barocchi, pesanti o troppo eleganti danno l’idea di qualche deficit del proprietario che compensa con le suppellettili le mancanze interiori. Uno specchio dà sempre alla donna il piacere del suo corpo, abbellito primo di spogliarlo davanti all’amato, rigorosamente senza sedie per poter disporre in ordinato disordine tutti gli indumenti in una cascata senza tempo e senza senso. Mai l’uomo deve indossare scarpe con le stringhe, oggetto che  inficia la foga  della svestizione, pantaloni stazzonati ma eleganti, senza piega che richiede cura. La donna deve sempre indossare una sottoveste che sostituisce l’intimo. Per il resto, fiato alla fantasia. In questa stanza ci si deve innanzitutto raccontare. Il racconto è di due vite che si incontrano, si toccano, si annusano si sfiorano e si sfibrano. Due corpi che si avvinghiano in un tutt’uno, carne che penetra carne. Ecco questo vorrei con Te. Soprattutto raccontarti, sperando sempre di non essere considerato mendace. E cercare di capire la ragioni che mi spingono a Te. In primis il fatto che Tu mi abbia ascoltato, criticato quando dovevi, e dimostrato che quando ci si incontra il sentimento è l’attack, il collante più forte. Non c’è storia contro una pervicace volontà attrattiva che ha superato, il discernimento cerebrale. Poi continuo ma la storia è tutta in quella stanza.

E la storia inspiegabilmente, considerate le tante diversità, continua. Un mix perfetto di amore pieno, completo con tanto di sesso documentato

Settima Luna

Lucio non pensava, componendo questa canzone, al significato che avrebbe assunto per noi. Settima Luna come settima marcia, una in più per portarti da me. Un salto di qualità che la Tua crisi sta avviando, avvincendoti ancora di più. Ti ho viziata? Si l’ho fatto consapevolmente, perché Tu ne avevi bisogno, perchè eri la ragazzina che per ottenere qualcosa pestava i piedi. Così tutti ti riempivano di regali per metterti a tacere. Io ho fatto lo stesso? No, ti ho dato quel che cercavi, nessuno lo capiva, nessuno si era preoccupato di capire cosa veramente volessi. Tu volevi la Settima Luna, qualcosa che nessuno capiva. Le favole sono piene di queste storie, di vicende di bimbi capricciosi, di regali fasulli e di un piccolo frammento di vetro che li sostituisse tutti. In quel frammento di vetro tu mi hai visto. Toccalo con cura puoi ferirti. Ma se lo fai trapassare da un raggio di sole diventa caleidoscopio e ti restituirà lo spettro di luce. Io sono un frammento di silicio ho riflettuto la tua voglia d’amore e l’ho arricchita. Adesso sei splendente come la Settima Luna e io ti tendo il palmo della mano perché tu possa farne il tuo nido non per tenerti in pugno.

Il privilegio

Il volumetto, pamphlet che dir si voglia, Ti parlerà di noi. Anche nelle prime battute o file, c’è immanente, spalmato, il concetto che poi affiorerà alla fine, di una certezza, quella di un amore indissolubile, come chiaro mi apparve nel suo mattino. Ha superato le foschie della giornata, si è avvinghiato al meridione, si è trasformato in meriggio e continua a stare su nel cielo come se fosse stato fermato il tempo. Ecco il secondo concetto, quest’amore ha fermato le lancette, le ha trasformate in segni fissi, una sei tu, quella delle ore, l’altra, quella dei minuti, sono io che ti rincorre. Abbiamo una nostra unità di misura, abbiamo il nostro tempo, quello convenzionale non ci interessa. Appartiene agli altri fuori di noi (alii ex nobis). Il terzo concetto è quello del tuo progressivo avvicinamento fino all’avvinghiamento: il legame diventa tale perché ci avvinghiamo, non sono solo io che ti ghermisco ma anche tu che mi hai lasciato fare come nessun’altra mai. Non c’è un quarto concetto che verrà. La nostra storia verrà rinfocolata giorno per giorno, sempre per sempre e non sarà mai banale da stancarti, proveremo a renderla esaltante e ogni giorno diversa. Non ci annoieremo, questo è certo. Non riusciremo a renderla piatta. La giostra ha il significato delle Montagne Rosse non russe, con un moto perpetuo che si autoalimenta. Insomma sconvolgeremo i dettami della Fisica, dell’Amore e del Privilegio. Già, questo sarà scritto nei vocabolari con una nuova accezione: cambiamento unico e univoco degli stati normali. Chi vuole il privilegio si accomodi sulle Montagne Rosse.

O mutos deloi oti, diceva Esopo, la favola insegna che l’ultimo amore può essere anche amore ultimo, definitivo, quello che emana da quest’ultimo pezzo:

Bon Nuit Mon Amour

Dicono i veri esperti che la perfezione in natura sia la Rosa del deserto. Per la semplicità complessa che gli elementi hanno destinato a questa forma naturale. Assolutamente perfetta, è fatta di silicio e carbonato e praticamente eterna. Nel deserto della mia vita, è comparsa la mia Rosa, forte e delicata, dura e carezzevole, morbida ma da maneggiare con cura per via dei petali taglienti. Io ne ammiro le forme in Te, la consistenza l’apprezzo ogni giorno, il disegno perfetto è respiro degli occhi. Mi chiedo se lo meriti un regalo siffatto, mi chiedo se abbiano sbagliato gli altri, in specie i miei familiari, o se invece sia stato io a sbagliare tutto. Ma tant’è! Non invocherò mai la fortuna o la sfortuna, ci sono solo scelte giuste e scelte sbagliate. Ora che ci sei Tu, invoco Qualcosa o Qualcuno che mi aiuti a tenerti avvinghiata a me, tu sei la scelta giusta, la migliore che si possa fare contando su questa umanità. Vorrei fare rewind della mia vita ma non si può neanche fare un forward e vedere cosa c’è nel futuro prossimo. E riemerge il presente immanente che, con Te e grazie a Te, è bellissimo. Vedi mi hai insegnato il presente che ho sempre disdegnato.

La contingenza, la lontananza, le differenze gridano vendetta. Lo specchio per le allodole ingannerebbe tutti. Io non sono solo perché ho Te sempre vicina e Tu , credo, vorresti esser qui. Ma le cose le conosciamo noi soltanto e l’occhio è il nostro. Per questo, agosto passerà senza problemi. Sìì gelosa, soffocami, angustiami, è dolcissima presenza non masochismo. Fammi sentire il Tuo calore, anche bianco, ad alta temperatura da fonderia. Prendimi, possiedimi, fai di me quel che vuoi ma resta con me. Le tue forme di possesso mi deliziano, non le ho mai provate, con Te le sensazioni sono sempre più nuove, eccitanti. Cribbio, dov’eravamo? Già, separati da questa cortina anagrafica che la Tua intelligenza sembra aver dipanato.

Non avrò altro Amore al di fuori di Te, non ci sarà nessuno al di fuori di Te.  Anche questa notte non è altro che l’attesa di domani con Te , di un domani con Te. Il primo domani è al singolare, il successivo molto plurale rinnovabile come i contratti quinquennali.

C’è dunque spazio ancora per il cuore dei maturi oltre la Cardioaspirina e il Sinvastacor.

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