Letteratura

L’amore durevole che resiste all’eros che vuole bruciare

3 Marzo 2023

“Quando l’ho vista, quella sera, quando ho visto l’espressione di piacere sul viso di Teresa e quel morso che si era dato sul braccio mentre un uomo lavorava tra le sue gambe, avevo subito capito che mi sarebbe mancata, se fosse finito tutto”. ( La separazione del maschio)

L’amore è innanzitutto provocato dall’incanto dell’incontro. L’amore si offre come una sorpresa. Qualcosa di non previsto, di non atteso, non programmato, accade interrompendo la sequenza del già noto, del già stato, del già visto, del già conosciuto. Ogni incontro d’amore sospende lo scorrere naturale e ordinario del tempo, scava un buco, un spazio vuoto, apre un varco, una discontinuità che non potevamo prevedere nello svolgimento abituale delle cose del mondo. L’amore non è mai frutto di un calcolo; non è amore di un insieme di qualità che definirebbe l’amato. Non è mai amore di qualcosa, ma di tutto.
L’incontro dell’amore si realizza non come un rispecchiamento narcisistico, ma come una rottura dello specchio, come esperienza dell’Altro che non mi somiglia, che diverge dal mio Io, di un Io che non sono Io. Non esiste amore che non sfida l’aleatorietà del tempo, non esiste amore che non voglia essere per sempre. Ogni amore vorrebbe non finire mai, durare infinitamente. Quando siamo innamorati, una luce riveste il mondo di un abito nuovo, il mondo che è lo stesso nel medesimo tempo non è più lo stesso mondo di prima. La scena dell’amore non è più quella dell’Uno ma quella del Due: è la bellezza della condivisione del mondo, il mondo visto con gli occhi del Due non è più il mondo visto con gli occhi dell’Uno.
Secondo Sarte la gioia dell’amore consiste nell’essere attesi: prima di questo incontro la nostra vita non aveva senso, concetto espresso anche in the “Good Morrow”, John Donne dice:

“In verità mi chiedo che cosa abbiamo fatto io e te, prima di amarci.
Non eravamo svezzati fino allora?
Succhiavamo rustici piaceri, come neonati?
O russavamo nell’altro dei sette dormienti?”

È questa la gioia dell’amore: il farmi sentire atteso, scelto, voluto nella mia particolarità.
Eppure non è possibile programmare gli incontri amorosi. Non esiste un’agenzia dell’incontro amoroso. L’incontro è sempre sorprendente, è imprevisto, sfugge al calcolo e alla programmazione. Ci sono luoghi dove è più facile che accada: i supermercati, una festa, i viaggi, luoghi dove si socializza, oggi anche la rete. Ma ci si può davvero “appostare” in attesa che passi la persona che attendevamo? L’incontro somiglia a quello che i matematici chiamano incognita: non si lascia decifrare, manipolare, sfugge ad ogni principio di determinazione. L’incontro è il frutto del caso, di una pura contingenza. Non dovevo essere lì, non sarei dovuto passare là, non ti avrei incontrata se non avessi perso quel treno, è qualcosa che quando accade fa saltare la regola dell’ordine canonico del mondo. L’evento dell’incontro é sempre nell’ordine straordinario del miracolo.
Pur essendo frutto di una contingenza banale, lo sforzo o il sogno degli amanti è quello di trasformare questa casualità in un destino. Era già scritto. Il mito platonico dell’androgino avalla questa illusione: le due metà sono complementari; amare è ricomporre il tutto dell’origine, é ritrovare la propria metà. L’amore non si accontenta dell’istante, non si accontenta di bruciare, vuole durare. L’incontro fa sorgere la promessa della condivisione delle proprie vite. È la bellezza dell’amore che diviene solido, che sa durare. Per questo Ulisse nell’Odissea decide di ricavare il letto nuziale da un albero di olivo. Il tempo non sconfigge l’amore. È la prova a cui Penelope lo sottopone al suo ritorno per aver conferma della sua identità:

“Il suo morbido letto stendigli, Euriclea,
fuori dalla solida stanza, quella che fabbricò di sua mano.
C’era un tronco ricche fronde, d’olivo, dentro il cortile,
florido, rigoglioso; era grosso come una colonna”.

L’amore non è un letto che può essere disfatto o abbandonato. Ulisse ricava il suo letto da un albero, lo rende talamo. Sceglie un olivo che è un albero dalla crescita lenta, e longevo, un albero che conosce il mistero della durata. Il suo letto è un’immagine della forza solida del suo amore, della sua fedeltà alla promessa. Per questo può rinunciare all’immortalità offertagli dalla dea Calipso per ritornare a casa, per ritrovare la propria donna.
“Per sempre” è l’espressione che abita ogni discorso d’amore degno di questo nome, l’amore esige di durare, vuole l’eterno. Gli amanti, che si sono incontrati per caso vogliono che il caso si riveli loro come un destino. Ma questo per sempre sembra essere minato dal meraviglioso fuoco del desiderio sessuale che accompagna l’amore. Se l’estasi d’amore ha l’effetto della dopamina su certe zone del cervello, essa, tuttavia, è destinata ad esaurirsi in un arco di tempo ristretto per cui ci troviamo a volte dinanzi ad un bivio: accettare il decadimento della spinta erotica del desiderio oppure cambiare il proprio partner per rinnovare il doping cerebrale con nuove dosi di dopamina?
È questo un tema presente anche in Schopenhauer. Nella “Metafisica dell’amore sessuale” egli, come il protagonista dell'”Animale morente” di Roth, non ha alcuna incertezza nel subordinare l’amore alle necessità indifferibili dall’istinto sessuale. Nella sua riflessione riduce cinicamente l’amore a una vera e propria illusione dell’istinto piegata alla necessità della riproduzione della specie. In altre parole, l’amore sarebbe solo l’alibi morale del carattere impetuoso della volontà di vita e della meccanica sessuale che la manifesta. Freud per definire la dimensione sessuale della vita umana, non usava il termine istinto, ma quello di pulsione che opera libera dalla pressione istintuale della riproduzione della specie. Nondimeno, l’erotismo non coincide affatto con l’amore, è semplicemente una componente del desiderio umano. “Il duro desiderio di durare” dell’amore, per usare un’espressione di Paul Eluard”, si scontra con la necessità del desiderio sessuale di rinnovare costantemente l’oggetto desiderato. Il desiderio brucia, e ciò che brucia é in antitesi col durare. Secondo Freud, il destino del desiderio nella vita amorosa é quello di scendersi tra la tenerezza rivolta verso la propria compagna e il desiderio sessuale rivolto verso nuove amanti. Esiste, quindi, un rapporto inversamente proporzionale tra l’intensità del desiderio e la durata del rapporto. Se l’amore vorrebbe durare, il desiderio, al contrario, vorrebbe cambiare partner per continuare a desiderare. Il risultato dell’inquietudine strutturale del desiderio sarebbe necessariamente la rassegnazione o l’infedeltà. Non esiste, inoltre, desiderio libero da passione feticistica, soprattutto per la sessualità maschile che spesso si esprime col dire: desidero le tue scarpe, le tue gambe, i tuoi seni. Il desiderio feticistico é sordo all’amore: non conta il soggetto nella sua particolarità insostituibile, ma la presenza irresistibile di un oggetto ( il feticcio) o di una parte localizzata in un punto preciso del corpo, parte che diviene essa stessa oggetto e quindi essa stessa feticcio. Mentre l’amore si soddisfa nelle parole d’amore, il desiderio si soddisfa nel piede, nella scarpa, ovvero nei dettagli del corpo.
In “Il professore del desiderio”, così scrive Roth:

“Contemplo ammalato la ragazza che si tormenta una ciocca di capelli mentre fa mostra di studiare il libro di storia_ mentre io faccio mostra di studiare il mio. Un’altra ragazza…….dondola una gamba sotto il tavolo della biblioteca mentre sfoglia pigramente un numero di ” Look”, e il mio ardore non conosce limiti. Una terza ragazza si china sul quaderno, e con un gemito soffocato, osservo il seno sotto la camicetta dolcemente premuto tra le braccia incrociate. Come vorrei essere quelle braccia…..
– Ti prego perchè non ti limiti ad essere carino? Sai essere così carino quando vuoi.
– Si me lo dicono tutte.
– Non capisci che questo è solo il mio corpo. Non voglio relazionarmi con te a questo livello.
– Mi spiace per te, ma non ci puoi fare niente. Hai un corpo sensazionale. Hai un culo sensazionale.
-Per favore non essere volgare. A lezioni non parli così”.

In questo brano si delinea la differenza tra un modo di amare di tipo femminile e un modo di amare di tipo maschile. Quello maschile si rivela in tutta la sua idiozia feticistica frantumando l’essere dell’Altro in pezzi, in frammenti staccati. Se amare significa desiderare tutto dell’Altro, renderlo insostituibile, il desiderio sessuale che trova soddisfazione nel “pezzo” del corpo dell’altro appare strutturalmente infedele. Se la relazione amorosa è tra due soggetti, quella feticistica è tra soggetto e oggetto.
Inclinazione diversa quella maschile e femminile: la prima tende a rendere assoluto un dettaglio del corpo, la seconda sta nel ripetere reiteratamente la stessa domanda: ” Mi ami?”. La domanda d’amore non esige la presenza del ” pezzo”, ma di essere ciò che provoca la mancanza nell’Altro. Sentirsi amati significa percepire di essere il frammento senza il quale l’altro si sente manchevole. Il desiderio sessuale in quanto tale non può generare l’amore, piuttosto è l’amore che riconoscendo l’insostituibilità dell’amato, può rendere possibile e perpetrare l’unità tra desiderio e amore. L’erotizzazione del partner resa possibile dall’amore non è solo l’erotizzazione di una parte del suo corpo, ma di tutta la sua esistenza. Non a caso l’amante, colui che ama, ama interessarsi a tutta la vita dell’amato, alla sua provenienza, alle sue origini, ai suoi ricordi, alla sua infanzia, alla sua vita amorosa e sessuale precedente, alle sue inclinazioni, alle sue disposizioni d’animo. Allora l’incontro sessuale in sè non è un lampo che si esaurisce, ma una continua riconferma della propria scelta, una pausa che i due si concedono dal mondo e dalle ferite della vita, un tempo di bellezza che può sospendere il tempo del mondo.
Questo significa che il corpo dell’amato può divenire un libro, acquista le caratteristiche di un testo la cui lettura é avvertita come decisiva, necessaria, desiderata. Il corpo dell’Altro può essere frugato come fossero le pagine di un libro che amo: vorremmo attardarci nel leggerlo, dedicarvi tempo, sperimentare la pazienza e la bellezza della lettura. La lettura del libro è il contrario di un’appropriazione rapace, di un oggetto da consumare, di una frammentazione del corpo.
Il libro, ogni libro, infatti, si distingue da un oggetto del mondo, perché è esso stesso un mondo.

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