Letteratura

L’amore allo specchio, parla di me, di te e di quello che siamo stati

14 Marzo 2023

Caro Te, e tutti i nomi che ti ho dato e continuo a darti nella mia mente colorata…Mi capita raramente di ringraziare manifestando il mio stato d’animo al destinatario dei miei pensieri, perché non sono incline a svelarmi nella mia emozionalità anche burrosa (spero non gelatinosa )…se non quando condivido le stanze segrete della mia libertà interiore con qualcuno di non clonabile.
Ed allora, siccome anche il mio carattere muove da una base solidamente timida come il tuo, con te arrossisco di tutti i sentimenti e le pulsioni del mondo senza sentirmene ingabbiata o dipendente.
Il mio grazie riguarda la tua di timidezza. Quella che, in alcune parole, gesti, colgo… Come se anche tu sentissi in rarissimi attimi di follia di essere pervasi da un’urgenza inarrestabile, data anche dalla somma delle mancanze, di alimentare i nostri sguardi brucianti: di passione, ma anche di sorrisi bagnati dalle lacrime salate.
Mentre ti baciavo, sdraiati sul letto, scrutavo la tua bellezza, i tuoi tratti irregolari profumati di buono, coglievo la consistenza della tua pelle, del tuo torace e poi ti toccavo i capelli, la testa, ed avevo un flashback meraviglioso. Un nostro scambio estivo a Pantelleria.
Avevamo scherzato tutto il pomeriggio sul sole che ci penetrava le ossa e tu mi avevi manifestato la tua incapacità di lenire le scottature con creme o unguenti vari, accettavi solo impacchi a base di aloe e manco troppa, mi dicevi.
Su quell’ isola meravigliosa tentavo di  scrivere il mio primo report di viaggi, con te accoccolato alle mie spalle.

Mentre ti sfioravo i capelli l’altra sera…ti immaginavo al mare, sotto il sole, dopo le tue immersioni a leggere o scrivere con Dusty accanto…Con i tuoi punti fermi…Con la tua fantasia, i tuoi sogni, e le tue paure che non ti hanno mai cambiato. Pensavo che
era meraviglioso respirarti e scattavo continuamente foto nella mia mente, immortalavo il fuoco nei tuoi occhi e nel tuo sorriso.
Poi ti stringevo con forza per sentire anche male, enfatizzando il bene che abbracciarti procura.
Parlavamo ed intuivo il tuo cambio di prospettiva, e poi il ritorno al nostro intimo involucro di confessioni che ci conteneva.
Vedevo il presente, e raccontando del passato, mi sentivo leggera.
Mi chiedevo mentre parlavi di te, quanto fossi in grado io di assorbire , cioè quanto
tu potessi essere riproducibile nella mia mente, quanto la tua voce ed il tuo corpo, i
tuoi gesti fossero immaginabili e rivivibili.

Mi dicevo che avevo avuto la grandissima fortuna di conoscere la tua determinazione, l’altruismo, la tua grande intelligenza e poi anche la tua passione, i tuoi dolori…E li sovrapponevo al sapore della tua pelle, alla tua espressione rilassata mentre ridevi con tutta la faccia, non con espressione ingessata.

Sentivo che eri a tuo agio.
Avevo consolidato in quell’abbraccio, il mio sentire immediato, di quando ti
avevo baciato per la prima volta e poi parlato tanto di me…Quelle istantanee tue, di quello che sei, me le sarei portate dietro ovunque, e ne avrei potuto sorridere anche senza averti fisicamente con me o sentirti.
Grazie per la tua timidezza, significa grazie per la delicatezza con cui ti lasci andare e sfuggi (la stessa mia); per tutte le volte che stai, semplicemente ad ascoltare senza punteggiatura, ma lasciando scorrere la piena del momento, sapendo che arginarla è contronatura; per tutte le volte che ti sei interrogato senza dirmelo su come potesse esserci tanta assonanza di cuore e mente; per tutte le volte che hai preso il telefono per chiamarmi o scrivermi anche solo una cazzata, o chiedermi di vederci, ma lo hai lasciato immediatamente o cancellato il testo…Perché non diventasse abitudine di sospendere la realtà; grazie per tutte le volte che timidamente sento il contrasto che ti attraversa quando siamo insieme, quando la paura di danneggiare qualcosa o
qualcuno ti paralizza ancora; per tutte le volte che i tuoi silenzi sono le mie conferme di assoluta complicità tra di noi.
Per la tua capacità di mostrarmi l’errore senza dirmi che è madornale, irrimediabile. Per aver capito come sono, e come non lo faccia apposta ad essere così irrequieta, un moto ondoso continuo, che però ha un proprio filo logico, per quanto incomprensibile.
Per avermi considerata affidabile nel ricevere le tue confessioni; animare le tue passioni, accarezzarti senza chiedertelo. Timidamente.
Non siamo due mammolette, ma due pellacce molto dure.
Ecco io posso sfiorarti e tu puoi fare altrimenti.
E la formula ci è capitata tra le mani senza cercarla o studiarla.
Lo trovo un regalo di una rarità emozionante.
Allegra.
Il tempo con te è il viaggio in barca a vela.
Sappiamo nuotare e non ce lo ha insegnato nessuno. Un pesce di legno blu sul tavolo della tua sala da pranzo, sotto la luce morbida e calda di un lume a forma di ancora, è quello che resta del nostro viaggio a Pantelleria. Mentre, davanti ad uno specchio, ricordiamo chi siamo stati e chi, probabilmente saremo ancora.

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