Letteratura
La trappola dei ricordi di Aldo Pagano – il noir ci racconta un pezzo d’Italia?
La trappola dei ricordi di Aldo Pagano (Todaro Editore) è davvero un bel libro, e non è dunque un caso – vale piuttosto il contrario – che sia arrivato fra i ventuno finalisti che hanno determinato la cinquina del Premio Scerbanenco. A La trappola dei ricordi l’etichetta di noir va forse un po’ stretta, non perché il genere non abbia una tradizione di ottimi romanzi, in Italia e anche all’estero, ma perché il libro di Pagano sembra porgersi obiettivi più complessi e diversi e spazia con grande abilità fra l’intreccio poliziesco e il tentativo, seppur fantasioso, di raccontarci l’Italia degli ultimi trent’anni e le sue trame oscure. La protagonista del libro è Emma Bonsanti, pubblico ministero sospesa tra Milano e il sud in cui si svolge la storia, più esattamente la città di fantasia di Balbenna, in cui ritrova un giovanile amore di nome Roberto, un giornalista. Si tratta dell’unico stereotipo che l’autore si concede – lui fascista, lei compagna -e che noi gli perdoniamo, perché tutto sommato non stona nel libro e perché, soprattutto, il progressivo delinearsi del profilo del personaggio rompe, fino a forse frantumarlo, lo stereotipo iniziale (del resto, il genere stesso è caratterizzato da una certa gamma di luoghi comuni che l’autore deve saper controllare). La città di Balbenna non è esattamente identificale ma emerge – prepotente e riconoscibile con tutte le sue bellezze e le sue storture, i suoi personaggi positivi e quelli nefasti – come una tipica città meridionale. A questo proposito, bisogna dire che Pagano è bravissimo ad adeguare la propria scrittura al parlato dei vari personaggi – del nord, del sud, più colti, meno colti, alternativi, poliziotti – rappresentati su carta, con un risultato che è sempre efficace e non sa mai di posticcio.
La storia si sviluppa lungo una piuttosto classica alternanza di presente e di flash back nel passato, si snoda attraverso il ritrovamento del cadavere di Roberto, l’amore giovanile appunto, e le indagini condotte – rompendo il regolamento – dalla stessa Emma. Dal punto di vista di un Aldo Pagano che nel romanzo si fa quasi “saggista”, questa è una delle note più azzeccate. Gli uomini delle istituzioni si avvicinano moltissimo all’immagine che anche gli studi scientifici attribuiscono loro: poliziotti e magistrati alternano modalità differenti a seconda del contesto in cui si trovano ad agire. Non sono eroi a tutti i costi e nemmeno paladini della legge: sanno mediare con il territorio in cui sono inseriti. Non reprimono a casaccio, non reprimono sempre, fanno concessioni e chiudono gli occhi, alternano gli avvertimenti e l’azione. È il paese nel suo complesso – l’Italia tutta – quello che forse esce peggio dal libro: una nazione a tratti fin troppo riconoscibile nei suoi meccanismi e addirittura nei suoi personaggi, fra improbabili (ah no, forse non sono improbabili) atti sessuali – del potente di turno – consumati nei migliori salotti e sotto gli occhi di trenta persone, a una politica – quella che richiederebbe una bella P maiuscola – che si ritrova letteralmente occupata da affaristi senza scrupoli e corrotti, dai mafiosi, da servizi segreti che usano vite e persone, e soprattutto le leggi, in modo completamente distorto. Si rimane con un’idea disperata d’Italia, in cui i servitori dello Stato…dello Stato più banalmente si servono.
La speranza, nel libro di Pagano, sembra sopravvivere soltanto nelle persone che già hanno sofferto, in alcuni marginali, in chi – pur con tutte le sue stramberie e le sue contraddizioni – crede ancora, magari ingenuamente, in un mondo migliore, ma in questa ricerca di un mondo migliore è ancora in grado di perdonare il nemico, di ribaltare gli schemi, di superare in elasticità – e in capacità di apertura mentale – proprio quei rappresentanti delle istituzioni che considerano ottusi gli idealisti, e sembrano invece aver imbalsamato, aver congelato i propri ideali in uno schema rigido e fermo che però, con tutta evidenza, ha ampiamente fallito, corrompendosi e marcendo da dentro.
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