Letteratura
La stagione magica dei cantautori italiani
Mi è bastato leggere le prime righe del risvolto di copertina del libro di Gino Castaldo, “Il cielo bruciava di stelle”, per decidere di acquistarlo.
Ho sempre amato i protagonisti di questo libro, che sono i grandi cantautori degli anni 70/80: Fabrizio De André, Lucio Dalla, Vasco Rossi, Francesco de Gregori, Lucio Battisti, Pino Daniele, Franco Battiato, Francesco Guccini, Rino Gaetano, Roberto Vecchioni, Antonello Venditti, Paolo Conte.
Artisti che ho ascoltato per anni, fino a conoscere a memoria i testi delle loro canzoni.
Canzoni che facevano da sottofondo a tutti i miei spostamenti in macchina (non resistevo quasi mai alla tentazione di sovrapporre la mia voce a quella proveniente dal mangianastri dell’auto con ovvio sgomento delle persone a bordo con me).
Leggere questo libro, per me e per quelli della mia generazione che è poi la stessa dell’autore, è come fare un graditissimo viaggio nel tempo.
Un viaggio pieno di scoperte.
Che riguardano i rapporti tra gli artisti che hanno dato vita in quegli anni alla stagione sicuramente più significativa e importante della musica leggera italiana.
Il libro è una miniera inesauribile di racconti.
Ne citerò solo alcuni che mi hanno colpito particolarmente.
Il primo riguarda l’amicizia tra Gaber e Battiato.
Gaber è già famoso e, quando una sera conosce Battiato, ancora un perfetto sconosciuto, lo prende a benvolere (forse, come scrive Gastaldo “per quell’affinità di nasi dalla personalità pronunciata”).
Gli dice: “Vienimi a trovare”.
Battiato raccoglie l’invito alla lettera e il giorno dopo si presenta a casa dell’altro alle otto del mattino.
Gli apre una esterrefatta Ombretta Colli, che lo fa entrare, precisando che il marito sta dormendo e non si presenterà prima di qualche ora.
Quando Gaber si alza e attraversa il salotto per andare in cucina scopre che sul divano lo aspetta, silenzioso e sorridente, lo strano tipo che aveva conosciuto la sera prima.
Nasce da quel momento una grandissima amicizia tra i due, che per anni si frequentano assiduamente non solo per parlare di musica, ma anche per delle interminabili partite di poker cui entrambi partecipano ogni lunedì sera dal 1972 al 1980 (come ricorda la figlia di Gaber, Dalia Gaberscik)
Altro capitolo interessante è quello che riguarda il sodalizio artistico tra Fabrizio De André e Francesco De Gregori.
Il primo invita il più giovane collega a passare con lui, in pieno inverno, un periodo nella sua casa di Portobello in Sardegna.
La convivenza dura un mese e si rivela molto proficua e stimolante, anche se i due, avendo bioritmi completamente diversi si incontrano raramente (Fabrizio stava sveglio per quasi tutta la notte e di giorno dormiva) ma, scrive Castaldo “si lasciavano appunti, poi fumavano, bevevano insieme, c’era una strana intesa e funzionò”.
Presero forma in quel periodo canzoni importanti come La cattiva strada, Amico Fragile, Le storie di ieri.
Chiudo citando un paragrafo del libro che riguarda Lucio Battisti.
Di lui dice Battiato: “A me è successo di detestarlo per una certa parte della mia vita, non sopportavo sentirlo cantare. Poi, a distanza di anni, e soprattutto militando nel campo della musica leggera come sto facendo ora attivamente, scopri veramente quando uno sa fare delle canzoni e Battisti ha fatto delle canzoni stupende.“
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