Letteratura

La ricognizione del dolore: Richard Yates

22 Luglio 2019

Mi rendevo conto che era sciocca e irresponsabile, che parlava troppo, che per un nonnulla faceva scenate pazzesche e melodrammatiche e che nei momenti critici regolarmente crollava, ma ero arrivato a sospettare, con sommo dispiacere, che la mia personalità fosse articolata più o meno nello stesso modo.” 

È della madre che sta parlando Richard Yates, autore grande quanto l’oblio che lo ha avvolto in vita, e queste parole, dette a denti stretti, sono il perfetto rovescio del flaubertiano Madame Bovary c’est moi!.

Gran burattinaio di falliti, di impiegati ubriaconi, di coppie ormai corrose da aspettative mancate, di uomini e donne ugualmente minati dal dolore di stare al mondo, Yates riesce a catturare così bene la frustrazione di chi fa, o crede di fare, una vita che non si merita, da compiere quasi un esorcismo.

Impossibile uscire sereni dalla lettura di Easter Parade come da Disturbo della quiete pubblica, giusto per citare due ritratti di fallimento e follia. Impossibile non essere attraversati dal dolore di questi personaggi domestici, eppure quasi mitici nel portare il peso o la condanna della sconfitta.

C’è un enorme debito che Richard Yates ha pagato squarciando il cielo di illusioni che è stato il sogno americano ed è il debito contratto dalla madre con il destino.

È il debito contratto da tutti gli uomini e le donne che si sono fatti fregare dall’idea che le vite, le loro vite, si potessero affrancare dal dolore attraverso la stupida formula del successo e del fallimento.

E per riscattare questo abbaglio a Richard Yates, scrittore e uomo reazionario a cui è psicologicamente precluso prendere, ad esempio, il treno beat del suo coetaneo Allen Ginsberg o quello fantascientifico di Philip Dick, non resta che raccontare la realtà.

Dai traslochi ai conti da pagare fino ai giocattoli rimediati all’ultimo momento, passando per i rapporti tra gli adulti che non riescono a nascondere le sbronze o le botte, tutta l’opera di Yates si potrebbe quasi spiare attraverso la presenza silenziosa dei bambini, che nei suoi romanzi ci sono sempre anche se non parlano quasi mai.

Ma un giorno, forse, come ha fatto Yates, scriveranno tutto.

 

 

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