Letteratura
La ricognizione del dolore: Pier Vittorio Tondelli
“Ma è come se improvvisamente, accanto a quel letto di agonia, Leo si rendesse conto di aver vissuto non una grande storia d’amore, ma una piccola avventura di collegio. Come se gli dicessero vi siete divertiti e questo va bene. Ma qui stiamo combattendo per la vita. Qui la vita è in gioco. E noi, un padre, una madre, un figlio siamo le figure reali della vita.”
E anche quelle di Pier Vittorio Tondelli sarebbero state lacrime mescolate alla pioggia, se della sua fragile ed emozionante parabola non ci avesse lasciato anche questo suo romanzo: Camere Separate.
C’è qualcosa di peggio del dolore? Sì, c’è, ed è la sua mancata testimonianza.
Davanti al baratro della morte le parole del protagonista Leo, alter ego di Tondelli, vibrano di rimpianto ma brillano di speranza.
Nemmeno dieci anni dopo il suo folgorante esordio con Altri libertini, l’autore di Correggio fa già i conti con la malattia e, in questa drammatica accelerazione condensa, la poetica palpitante della provincia in una narrazione che si fa universale.
Partito dagli sbandati e fulminati protagonisti del suo primo romanzo, all’autore va riconosciuto il merito di aver dato ai ragazzi marginali e scoppiati degli anni Settanta una dignità e un’identità. Un’operazione letteraria umanamente preziosa.
Recentemente la famiglia Tondelli ha donato al Comune di Correggio la biblioteca dello scrittore; composta da 2.552 libri reperiti nelle sue abitazioni e da un migliaio di altri documenti, tra i quali spiccano, le bellissime foto a Correggio nei primi anni ottanta.
E pare impossibile trovare una sola foto in cui lo scrittore non sorrida o non sembri almeno divertito: coi vecchi leoni delle osterie o conversando con gli amici sotto i portici, Pier Vittorio Tondelli sembra essersi fermato lì, delicato e palpitante.
Il dono di raccontare i marginali con dignità gli è stato restituito e lo scrittore auto definendosi ridefinisce un po’ anche noi.
Non volendo farsi piegare tra l’incudine del macchiettismo e il martello del maledettismo, ha preteso e ottenuto che la sua diversità venisse amata, che è qualcosa di più e di meglio dell’essere tollerata.
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