Letteratura

La ricognizione del dolore: Michel Houellebecq

30 Luglio 2019

“Nel sistema economico perfettamente liberale, alcuni accumulano patrimoni considerevoli; altri marciscono nella disoccupazione e nella miseria. Nel sistema sessuale perfettamente liberale, c’è chi ha una vita erotica varia ed eccitante; altri sono ridotti alla masturbazione e alla solitudine. Il liberalismo è l’estensione nell’ambito della lotta…”

 

Essere o non essere brutti, questo è il problema.

Nel 1994 Michel Houellebecq, alle prese col suo primo romanzo Estensione del dominio della lotta, riformula il dubbio amletico spostando il dilemma dall’essenza all’apparenza. Sostituendo etologia a sociologia e sessualità a capitalismo costruisce la fortezza del suo pensiero.

Quanto può essere tollerato il dolore di essere costantemente rifiutati?

Se lo chiede indirettamente il protagonista del libro, che a proposito del collega dice: “Tisserand ha precisamente la faccia di un rospo: lineamenti marcati, rozzi, irregolari, deformi – l’esatto contrario della bellezza.”

Esatto contrario della bellezza, Tisserand venticinquenne tormentato dalla sua verginità vissuta come marchio viene accompagnato dall’autore nel baratro della solitudine, del rifiuto e della disperazione. Ridicolo quando vorrebbe essere simpatico, goffo quando vorrebbe apparire autorevole, il Tisserand di Houellebecq è il capro espiatorio di una società sostanzialmente conformista e disumana dove il parallelismo con le bestie va concesso.

Non ancora così vacua come quella odierna dei social ma altrettanto spietata, la società elargisce consenso alla prestanza fisica e nonostante predichi i valori che abbiamo dentro, sostanzialmente premia quelli fuori, e i likes ne sono la formalizzazione.

Per spiegare questi meccanismi Il cinismo dell’autore diventa una lama così affilata da ferire anche lui.

E cosi, come tutti i grandi scrittori, esorcizzando un dolore ne paga le conseguenze.

Nel film in uscita, Thalasso, Houellebecq che ne è protagonista, insieme a Gérard Depardieu, si chiede se lui sia veramente la vergogna della Francia.

Ma proprio questa accusa, spesso rivoltegli, è la prova di quanto lo specchio dell’abiezione abbia funzionato.

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