Letteratura
Il bello della Politica: «Quanto fa 2+2? Dipende!»
Non si tratta di pretendere da chi fa Politica (o aspira a farla) di prepararsi al ruolo studiando matematica. Il suggerimento è di conoscerla quanto basta per applicare all’agire politico alcune caratteristiche distintive delle matematiche.
L’auspicio ci viene da Chiara Valerio ed è contenuto nel suo libro La matematica è politica (potete anche ascoltarla mentre presenta il libro).
Ecco (solo) un paio di ragioni per cui, secondo me, ciò che scrive Chiara Valerio è utile per davvero.
«Quanto fa 2+2? Dipende» (ed è il bello della Politica e della Matematica)
Siamo abituati ad associare a questa affermazione («Quanto fa 2+2? Dipende!», o alla variante «Quanto fa 2+2? Dimmi quanto vuoi che faccia e così sarà!») scenari di sopraffazione, di insopportabili privilegi e di malaffare. Ma non è sempre così e, quindi, prima di pronunciarla (o anche solo di pensarla) fermiamoci a riflettere.
Siamo abituati a pensare che il quadrato di due numeri sia per forza un numero positivo. Ma non è sempre così: in Matematica, qualcuno ha dimostrato che esiste «un mondo in cui i quadrati possano anche essere negativi» e ciò non toglie che in un altro mondo i quadrati debbano per forza essere positivi.
Perché questi due risultati sono entrambi giusti?
È il contesto in cui ci si trova a fare la differenza. Se ci si mette d’accordo sulle regole che definiscono il contesto e tutti le accettano, allora ci sarà piena convergenza sul risultato, senza conflitto alcuno. La Matematica insegna che «per discutere di matematica bisogna accettarne le regole», altrimenti è meglio lasciar perdere (la discussione, intendo).
Applicare questo principio alla Politica:
- rende la discussione politica meno conflittuale,
- porta chi fa politica ad agire sapendo che «la soluzione non esiste in sé, ma dipende dalle condizioni di contorno»,
- rende necessaria l’analisi preliminare del contesto prima di decidere,
- ammette che in condizioni diverse le soluzioni siano necessariamente diverse.
Matematica e Politica non vivono nel vuoto, ma sono entrambe immerse nello spazio e nel tempo. L’insopprimibile differenza tra le due (ben nota a tutti e anche a Chiara Valerio) è che in Matematica non esistono tiranni mentre in Politica (ahinoi) ci sono stati e ci sono regimi non democratici.
Ecco perché la Matematica offre solo qualche strumento in più per fare Politica, ma per fare bene Politica serve anche molto altro.
Esercitare i diritti, rispettare i doveri: la Matematica a supporto della Democrazia
Tra i passaggi più suggestivi del libro di Chiara Valerio, un paio offrono una vista davvero originale.
«La matematica è una disciplina che favorisce la diffusione della democrazia»
Alla base della prima affermazione c’è il già citato accordo preventivo sulle regole che definiscono il contesto di riferimento e sul fatto che tutte le parti coinvolte le accettino. Il suo corollario è che per cambiare le regole comuni bisogna essere almeno in due. Applicare questo principio alla Politica porta con sé una marcata preferenza per le soluzioni democratiche.
Resta il fatto che la democrazia è un sistema lento e costoso (un po’ come studiare matematica, dice Chiara Valerio) e che a volte i tempi per cambiare le regole comuni sono incompatibili con quelli che la società può accettare.
Se ne esce con la manutenzione preventiva della democrazia.
«La manutenzione della democrazia si fa esercitando i diritti e rispettando i doveri»
Le regole di questo sistema dopo un po’ di tempo che si usano devono essere rinnovate adottando approcci negoziali partecipati e inclusivi e con l’autentica disponibilità a sottoporre a verifica le proprie proposte.
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