Letteratura
La lunghezza dei pantaloni
Vado a fare una raccomandata all’ufficio postale di S. Polo.
Faccio la calle che da Rio Terra’ dei Nomboli porta al Ponte della Madonnetta.
La calle è stretta e piena di gente. Come sempre nelle ore di punta (è mezzogiorno).
All’uscita della calle incrocio, circondato da turiste in abiti leggeri e colorati, un vecchio compagno di Università.
È un avvocato penalista.
Era molto brillante all’università e un amico che ha fatto il pubblico ministero a Venezia mi dice che è un professionista serio, uno che sa il fatto suo.
Lo riconosco a fatica.
Gonfio e grigio come non l’avevo mai visto.
Anche il vestito, inappuntabile e molto elegante, è grigio. Unica nota di colore una cravatta rosso bordeaux.
Ha una cartella molto voluminosa in mano (molto probabilmente sta tornando a Padova, dove abita, dopo un’udienza in Corte d’Appello).
Non lo fermo.
Quasi sicuramente dovrei spiegargli chi è il signore abbronzato in scarpe da tennis e bermuda che si trova di fronte.
Non ci vediamo da qualche decina d’anni e non tutti sono fisionomisti come me (sempre più spesso non riaffiorano i nomi delle persone, ma non dimentico le facce).
Avrei voluto fare la professione forense, da magistrato o da avvocato.
Poi il destino (e la fretta di emanciparmi) hanno deciso altrimenti…
Ma guardo il mio amico senza alcuna invidia, anzi, con un po’ di compassione.
Ha davanti ancora molti anni di grisaglia e cravatta (è gente che non molla, lo so).
Mentre io ho da un pezzo non bado alla lunghezza dei pantaloni, quando fa caldo.
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