Letteratura
“La fiaba nera della Kuçedra” il nuovo libro di Giuseppe Marchionna
Lo scrittore pugliese torna in libreria con il suo ultimo romanzo giallo ambientato a Brindisi ed edito da Laurana che appassiona il lettore con una trama avvincente e che rievoca un particolare periodo storico italiano: l’esodo di profughi provenienti dall’Albania. Ne abbiamo parlato direttamente con l’autore
“La fiaba nera della Kuçedra”, Laurana editore (320 pag.) è il nuovo romanzo giallo dello scrittore pugliese Giuseppe Marchionna. Dopo i due precedenti “L’unguento delle streghe” e “La provvigione del diavolo”, come narratore di genere,premiato con il NebbiaGialla come miglior esordiente a Suzara della edizione 2022, Marchionna ha appena partecipato con la sua ultima fatica alla kermesse letteraria conclusasi negli scorsi giorni, alternandosi sul palcoscenico con molti degli autori più affermati del giallo italiano.
La trama del libro “La fiaba nera della Kuçedra” vede come protagonista Piergiorgio Sovieri, detto Pigì, affermato giornalista di Brindisi con la passione dell’investigazione, risolvere il caso intricato di una ragazza e un ragazzo albanesi giustiziati, appena scesi dal traghetto proveniente da Valona, per mezzo di un’esecuzione che richiama i delitti di mafia.
Pigì si ritroverà ad indagare sia come cronista di giudiziaria che come collaboratore degli inquirenti. Un elemento importante sarà rappresentato dallo scoprire che, la madre della ragazza uccisa, donna bellissima, ingombrante, spregiudicata e molto chiacchierata, porta in dote un soprannome che in Albania corrisponde ad una figura mitologica della cultura di quella gente: la Kuçedra. Pigì vivrà un vortice di emozioni e vicende interconnesse tra le due sponde dell’Adriatico, in una celebrazione storica dei primi anni Novanta, con l’imponente migrazione albanese verso la Terra di Puglia e tutti i misteri ed il dolore inevitabili e conseguenti, ma anche con le rinascite e la speranza di riprendere a respirare per molta di quella gente.
L’autore, Giuseppe Marchionna, ci ha parlato di queste pagine suggestive ed appassionanti.
Giuseppe, ormai questo è il suo terzo romanzo giallo, come definirebbe la situazione della narrativa italiana di genere di questi tempi? Anche alla luce della sua recente partecipazione al festival “NebbiaGialla”, dove si sono avvicendati numerosi mostri sacri del thriller?
“In un Paese come l’Italia, nel quale si legge molto poco rispetto alla media europea, il genere giallo e noir è ancora considerato come espressione di una letteratura minore, nonostante la qualità della narrazione e la sempre maggiore popolarità raggiunte.
Eppure è proprio questo genere di libri quello che contribuisce a tenere alto il livello delle vendite.
Una dimostrazione pratica di questo assunto c’è stata la scorsa settimana al Nebbia Gialla Suzzara Noir Festival che- pur in programma in contemporanea con il Festival di Sanremo – ha visto il Cinema Dante di Suzzara stracolmo di pubblico in tutte le sessioni mattutine e serali.
La partecipazione di tutti i più grandi scrittori a questo Festival ha dimostrato che, il NebbiaGialla, ha ormai acquisito uno “status” di assoluto rilievo nel panorama dei festival letterari in Italia.
Risulta ovvio come l’essere stato invitato a partecipare, insieme a tanti illustri e più noti scrittori, sia stato per me motivo di grande orgoglio e soddisfazione.
Il mio romanzo “La fiaba nera della Kuçedra” aveva vinto a settembre scorso la VII edizione del Premio NebbiaGialla riservato agli inediti e per questo motivo sono stato invitato a presentarlo in anteprima nazionale sul palco di Suzzara. Per me è stata un’enorme soddisfazione averlo potuto fare insieme a scrittori del calibro di Barbara Perna, di Paolo Regina, di Gian Andrea Cerone, di Piero Colaprico, di Valerio Varasi, solo per citare quelli con cui ho potuto intrattenermi a scambiare opinioni e idee“.
Ci parli di questo libro, dai richiami certamente esoterici eppure appassionati e spregiudicati. Chi sono i suoi protagonisti? In quanto tempo è stato scritto e perché la scelta di narrare un periodo storico particolare sia per Brindisi che per il popolo albanese?
“Il romanzo racconta di una vicenda contemporanea, un duplice omicidio avvenuto nelle immediate vicinanze del porto di Brindisi. Sono i personaggi che portano la narrazione a rievocare i drammatici avvenimenti di oltre trent’anni fa, ai tempi della grande migrazione albanese in Italia.
Il personaggio principale è sempre il giornalista d’inchiesta Pigì Sovieri, già protagonista dei precedenti due romanzi, “L’unguento delle streghe” e “La provvigione del diavolo”.
Questa volta dovrà vedersela con una donna bellissima, ingombrante, spregiudicata e molto chiacchierata. Il suo soprannome in patria evoca una figura mitologica della cultura albanese: la Kuçedra. E’ la madre di una delle vittime da cui parte la narrazione e, in qualche maniera, anche il filo rosso della storia che ripercorre i trent’anni trascorsi dai primi anni Novanta a oggi”.
Cosa simboleggia la Kuçedra e come tradurla in termini di grovigli esistenziali da districare?
“Come ho detto la Kuçedra è una figura mitologica della cultura albanese: essa è rappresentata come un drago-femmina con sette teste che, secondo le credenze popolari, può anche assumere le sembianze di una femmina umana. É chiaro il riferimento esoterico a una figura che incute soggezione, paura, terrore. Il realtà Kuçedra non è solo l’appellativo di questa figura mitologica.
Esso è anche il nome con cui viene indicato un gruppo deviato dell’UCK, l’esercito di liberazione del Kosovo (di etnia albanese) che in quegli anni è stato impegnato nel conflitto serbo-kosovaro.
In questa doppia accezione, il termine Kuçedra rappresenta il fulcro della narrazione e di molti misteri che si nascondono dietro quella figura.
Ovviamente per scoprirli bisogna leggere il romanzo…”.
Quale messaggio si cela in queste pagine ricche di pathos e mistero?
“Ce n’è sicuramente uno immediatamente riconoscibile: il male è una componente ineliminabile della nostra società. Possiamo definirci evoluti, affrancati, democratici, tolleranti, inclusivi, ma non riusciamo a eliminare il male dalle nostre esistenze. Esso è penetrato in tutte le più minute cellule della nostra società, si annida negli ambienti più impensabili.
La storia della donna soprannominata Kuçedra è anche la storia di una scalata nelle gerarchie della criminalità organizzata albanese nell’Italia degli anni Novanta, quando già si intuivano le strategie di alleanza e di cooperazione internazionale con le mafie nostrane.
Potrei sintetizzare così la risposta alla sua domanda: il romanzo è una sorta di raffigurazione dei traffici illegali dei primi anni Novanta: anni che erano di guerra nei Balcani, di sfruttamento di esseri umani, di traffici di droga e di guerra di bande per il controllo del territorio.
In fondo un romanzo giallo è sempre la rappresentazione più o meno fedele dei mali della nostra società contemporanea.”
Cosa rappresenta per lei la scrittura e la narrativa gialla, specialmente?
“Mi verrebbe da rispondere con una battuta: scrivo dei miei personaggi per far dire loro le cose che non posso dire io senza rischiare di essere querelato!
Scherzi a parte, la creazione dei personaggi, la loro evoluzione nel corso della narrazione e, nel caso di Pigì Sovieri, nel corso dello sviluppo della serialità, l’introduzione nella loro vita di amori, contraddizioni, tragedie, tradimenti, vendette e così via, è una rappresentazione allegorica della nostra vita e delle nostre pulsioni primordiali.
Scrivere di tutto questo significa scrivere della vita che ci circonda, delle persone che incontriamo sull’autobus o con cui incrociamo lo sguardo in una pizzeria. Se poi a tutto questo si aggiunge un pizzico di mistero è evidente che la ricetta può risultare molto appetitosa.
Per questo sostengo che, in fondo, la realtà si può raccontare anche attraverso i romanzi gialli!”.
Giuseppe Marchionna è laureato in filosofia. Ha pubblicato diversi saggi su temi di natura socio-economica, prima di passare alla narrativa gialla. Genere con cui ha esordito con “L’unguento delle streghe”, primo romanzo della serie dedicata al giornalista d’inchiesta Pigì Sovieri, seguito da “La provvigione del diavolo”, seconda avventura del cronista ficcanaso.
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