Letteratura

La delicatezza di “Ninfee Nere” di Michel Bussi

23 Maggio 2020

Immaginatevi la palette cromatica di un romanzo noir. Ci saranno il nero, il rosso e altre tinte scure, in stile Jeffery Deaver o Camilla Lackberg. Dimenticatevi tutto. Stravolgete le vostre aspettative e tuffatevi in un mondo pastello, nel mondo di Giverny. Ninfee Nere, il romanzo pluripremiato di Michel Bussi, è un invito a ripensare i canoni dei noir e a portare tanta arte laddove il sangue dovrebbe farla da padrone. La via che collega la chiesa di Sainte-Radegonde alla casa di Claude Monet fa da teatro agli intrighi di un paesino tanto piccolo quanto complesso. Tanti personaggi o forse pochissimi personaggi (piccolo spoiler) creano nel lettore una irrefrenabile voglia di conoscere non tanto l’omicida di Jerome Morval ma piuttosto l’intreccio sottostante, quella matassa che non impiegherete più di qualche giorno per sbrogliare.

Nel racconto di Bussi ci si immerge in tre momenti chiave delle nostre vite: l’adolescenza, con tutta la sua spensieratezza, attraverso gli occhi di Fanette, undicenne con una vocazione naturale per la pittura; l’età adulta e la ricerca della felicità, grazie Stephanie, il marito Jacques e il bell’ispettore Laurenc; il viale del tramonto narrati da una “vecchia cattiva” che osserva dall’alto della torretta della città. D’altronde il romanzo si apre proprio con queste parole:

Tre donne vivevano in un paesino. La prima era cattiva, la seconda bugiarda e la terza egoista. Il paese aveva un grazioso nome da giardino: Giverny.

Un accoppiamento ve l’abbiamo già svelato, ora tocca a voi capire gli altri due. L’invito è quello di prendere un volo low cost per Parigi e, dopo un’oretta di treno, arrivare nella cittadina della Normandia. Cercate il ponte giapponese divenuto celebre grazie alle opere di Monet. Dategli le spalle, sulla destra noterete un grande salice e in prossimità di esso delle panchine. Sedetevi lì, con Ninfee Nere in mano e cominciate a leggerlo proprio dove viene ambientato. Una volta entrati in sintonia con Giverny vi renderete conto che quel paesaggio da cartolina è assai imprevedibile e, ancor di più, lo è l’opera di Michel Bussi. Ciò che ha resto Ninfee Nere uno dei libri più belli degli ultimi dieci anni è stato lo stupore nel comprendere, solo a fine libro, la complessità dei vissuti narrati dall’autore. Perché in fin dei conti, quando si legge un giallo o un noir, appena dopo aver trovato “il morto”, la nostra mente inizia a elaborare ipotesi sui colpevoli, sui moventi, sulle dinamiche. Ecco, l’invito è: lasciate perdere, non ci andrete nemmeno vicini.

Titolo originale: Nymphéas noir
Lingua originale: francese
Data di pubblicazione: 2011
Editore: Edizioni e/o
Pagine: 394
Prezzo: 16 euro

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