Letteratura
La corsara – Ritratto di Natalia Ginzburg
Ci sono libri che hanno una speciale magia, quella di avere il suono della verità, di sembrarci scritti da qualcuno che conosce bene noi e la nostra vita.
Uno di questi libri è per me – e, credo, per molti altri – “Lessico famigliare” di Natalia Ginzburg.
Gli episodi e i personaggi descritti nel libro sono sicuramente diversi da quelli che hanno caratterizzato gli anni della mia infanzia e della mia formazione, ma le dinamiche, le ritualità, i conflitti e gli slanci descritti sono gli stessi.
Ho letto per la prima volta quel libro moltissimi anni fa, quando avevo poco più di dodici anni, nel 1963, l’anno della sua uscita.
In una delle prime pagine c’è un riferimento a Palermo, città natale della Ginzburg.
La scrittrice ha vissuto in quella città per i primi tre anni della sua vita, per poi trasferirsi con la famiglia a Torino nel 1919, poco dopo la fine della prima guerra mondiale.
Di Palermo, quindi, avevano ricordo solo i fratelli più grandi di lei e soprattutto la madre, che in Sicilia “era stata molto felice” e che rimpiangeva sempre la casa piena di sole in cui aveva abitato durante quegli anni.
Ed è alla nostalgia della madre, più che alla propria, che la piccola Natalia dà corpo con la sua prima poesia: “Palermimo, Palermino, sei più bello di Torino”.
Ecco, in questo caso in “Lessico famigliare” trovavo addirittura un riferimento preciso alla mia vita: anch’io ho vissuto a Palermo solo per i primi tre anni della mia vita e anch’io ne sentivo continuamente tessere le lodi da mia madre che ne ricordava “il buon pane e il bel sole”.
Questo lungo preambolo per spiegare l’attrazione che ho sempre avuto per quel libro e la curiosità di conoscerne meglio la scrittrice.
Curiosità che ho appagato al di là di ogni aspettativa leggendo “La corsara – Ritratto di Natalia Ginzburg” di Sandra Petrignani.
Diciamo inanzitutto che Sandra Petrignani è una scrittrice che ama parlare degli altri scrittori.
Anzi: delle altre scrittrici. Come ha dimostrato ampiamente anni fa con il suo “La scrittrice abita qui”, un libro che il risvolto di copertina definiva “un po’ viaggio, un po’ seduta spiritica“, attraverso il quale il lettore poteva visitare le case di sei grandi scrittrici del passato : Grazia Deledda, Marguerite Yourcenar, Colette, Alexandra David- Néel, Karen Blixen, Virginia Woolf.
Sandra Petrignani non si limita a studiare i testi delle e sulle scrittrici che ama raccontare. La sua è una ricerca dinamica: va a parlare con tutti quelli che hanno conosciuto la scrittrice, va a visitare i luoghi in cui ha vissuto.
Insomma è una vera investigatrice a tutto tondo: Nero Wolfe e Archie Goodwin al tempo stesso, profondità e acutezza di analisi e dinamismo nel trovare tutti gli elementi che aiutino a ricostruire i fatti e le emozioni che hanno inciso sulla vita della persona oggetto di “indagine” e che poi si sono riversate sui suoi scritti.
Nel caso del “La corsara”, però c’è qualcosa in più. Perchè Sandra Petrignani ha conosciuto e frequentato Natalia Ginzburg e quindi è in grado di aggiungere alle molte e ricche informazioni raccolte dappertutto anche la propria testimonianza.
Quando le due si incontrano, all’inizio degli anni 80, Natalia è già una scrittrice affermata. Autrice teatrale e romanziera di successo, editorialista; le sue opinioni, espresse sempre in maniera battagliera, fanno discutere e creano divisioni.
Sandra Petrignani ci racconta il suo primo incontro con Natalia nella sua casa di Campo Marzio.
“Mi aveva convocato -scrive- per parlarmi di un manoscritto che le avevo dato da leggere, un abbozzo caotico di romanzo”.
Alla giovane scrittrice alle prime armi va ad aprire una “donna austera e triste” poco incline al sorriso.
“Portava i capelli corti, senza messa in piega, quasi se li tagliasse da sè fregandosene del risultato. Non un filo di trucco, niente rimmel, cipria, rossetto, nulla. Una suora laica”.
Il giudizio della “suora laica” sul romanzo inviatole è piuttosto netto:
“Io questo libro non l’ho capito” disse. “Siccome non l’ho capito non mi piace. Ma siccome non l’ho capito non posso dare un giudizio”.
Lo prese dal tavolino e me lo restituì. Non so cosa riuscii a balbettare in risposta. Sentivo che non diceva niente tanto per dire, per convenzione o per cose del genere. Era tremendamente sincera.
E questo rendeva tutto per me irrimediabile e amaro. Ricordo in modo confuso la sensazione di dover essere io a consolarla del fatto che aveva dovuto ferirmi, quando invece per me aveva una certa simpatia”.
Evito altre anticipazioni sul libro per non togliere il piacere della lettura a chi volesse affrontare attraverso di esso un emozionante viaggio nella storia della letteratura della seconda metà del Novecento : un “romanzo” in cui alla protagonista principale si affiancano personaggi del calibro di Cesare Pavese, Italo Calvino, Alberto Moravia, Pier Paolo Pasolini, Carlo Levi, Lalla Romano, Cesare Garboli, Giulio Einaudi e molti altri.
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