Letteratura
La chimica della bellezza di Piersandro Pallavicini
Ci si può innamorare della chimica senza che risulti noiosa a causa di tutte quelle formule da ricordare e quegli esperimenti da mettere in atto affinché una sostanza reagisca con un’altra per garantire il risultato sperato?
Ebbene sì perché “La chimica della bellezza”, scritto da Piersandro Pallavicini e pubblicato dalla casa editrice Feltrinelli, è un libro arguto, ironico, comico con una trama solida e ricca di colpi di scena accattivanti che conquistano il lettore pagina dopo pagina.
Lo scrittore, nonché docente presso l’Università di Pavia dove svolge accurate ricerche relative al campo della nanochimica inorganica, ha voluto veicolare un messaggio specifico che tende ad eliminare quei luoghi comuni che spesso oscurano la figura del chimico portando alla luce quelle caratteristiche che ne fanno invece una professione appassionante e vivace.
Ad esempio non è assolutamente vero che i chimici siano incapaci di muoversi al di fuori della loro zona di comfort, il laboratorio, e che siano persone incapaci di godersi la vita. Ne è la prova vivente il professor De Raitner, un chimico di centoquattro anni, che ha scelto il professor Massimo Galbiati per accompagnarlo ad un convegno internazionale di chimici, tenuto in Svizzera, con la sua Jaguar E-Type in compagnia del bassotto Pirloux, un cane fonofobico ma dolcissimo.
Li accomuna la passione viscerale per la chimica, ma per il resto hanno un’indole completamente diversa. Il professore, illustre scienziato, ha un carattere autoritario, un comportamento alquanto insolito e bizzarro soprattutto nei confronti di “sua mummia” ops di sua moglie ultranovantenne e con un aspetto cadaverico; il professor Galbiati invece è più introverso, riservato, non cerca di far carriera sgomitando come fanno molti suoi colleghi ed ama in maniera sconfinata la sua famiglia. Il convegno sarà per lui un’occasione ghiotta per far conoscere i suoi meriti e stare in compagnia di eccellenti professionisti del campo, ma il mistero avvolge questo convegno e l’atmosfera diventa ancora più sospettosa. A cinquantadue anni il professor Galbiati si sente disilluso. L’università italiana non finanzia la ricerca e la fuga di cervelli all’estero sembra inevitabile.
“Stiamo perdendo una generazione di scienziati” , ammette egli stesso, costretti a fuggire perché nel proprio paese d’origine non si sentono apprezzati. In questo clima di disincanto una nota positiva però c’è e che sono sicura vi farà apprezzare ancor di più il libro: la voglia di far conoscere la bellezza della chimica che ama nutrirsi di ricerca per potersi evolvere e far conoscere quelle scoperte sensazionali che potrebbero aiutare il genere umano a progredire.
Ma per fare questo serve investire sul nostro paese perché garantire dei fondi permetterebbe ai giovani studiosi del campo e ai professionisti che li accompagnano nel percorso la possibilità di vivere in un paese dove sono cresciuti e divulgare il sapere in quei laboratori dove trascorrono ore nella speranza che un giorno il loro lavoro venga ricompensato affinché la bellezza possa trionfare ed essere condivisa da tutti perché come afferma lo stesso Piersandro Pallavicini “la bellezza cura, lenisce il dolore, distende gli animi, allontana la paura della morte.”
Quindi circondiamoci quotidianamente di bellezza e lottiamo con fermezza e determinazione affinché i nostri sogni, un giorno, possano divenire realtà.
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