Letteratura

Jonas – Il trasloco

2 Luglio 2017

La tariffa-base richiesta dall’agenzia per portare i mobili del suo vecchio appartamento alla nuova residenza superava già di parecchio i 4mila euro. Se si aggiungevano poi il pianoforte e i preziosi lampadari di fragilissimo cristallo di Boemia, la cifra complessiva diventava esorbitante, oltre i 5-6mila. Troppo, per lui. Decisamente troppo.

L’idea di Jonas: stabilirsi in una piccola città di mare, riducendo il proprio tenore di vita; vivere a stretto contatto con la natura, cambiando abitudini, consumi, l’intera esistenza. Via dalla pazza folla metropolitana. Ma se già si presentava così elevato il prezzo materiale, per il solo trasloco, quanto sarebbero stati alti poi i costi psicologici, la lontananza, la solitudine, la noia, a kilometri di distanza dalla sua situazione attuale?

Cominciava male, dunque, la sua nuova avventura. Seduto sulla poltrona del suo vecchio appartamento in città, Jonas ascoltava l’impiegato della ditta di traslochi sciorinare cifre e costi di trasporto, clausole e tariffari estenuanti nella loro freddezza e precisione. Il prezzo continuava ad aumentare, senza soluzione di continuità, rendendo Jonas sempre più affranto e desolato.

Perché, si chiedeva, perché non abbandonare tutto qui? perché portarsi appresso il proprio passato, sotto forma di suppellettili, mobili, soprammobili, inutile fardello di una vita ormai conclusa? perché non ricominciare tutto da capo, nudo e a mani vuote, voltando pagina definitivamente? Ogni pezzo di legno era un pezzo della sua esistenza, un frammento dei giorni trascorsi. Perché allora trascinarseli dietro, se si sentiva disposto a cancellare il proprio passato?

Ma già il pensiero dei giorni futuri in una città sconosciuta rendeva faticoso mantenere ferma la sua scelta. I dubbi, superati nell’euforia della decisione (il nuovo che avanza!), tornavano ora a popolare la sua mente, man mano che l’inesorabile uomo dei traslochi incrementava il preventivo finale.

Cambiare, cambiare, cambiare… un’inerte litania senza più slancio, senza più gioia nel cuore. Si immaginava solo, lontano dal suo passato e dalla sua storia. Un miserabile, povero relitto umano. Tutto si confondeva nella sua testa, mentre l’importo complessivo continuava a salire, senza tregua. L’impiegato giocava ora l’ultima carta utile, tentando di spezzare definitivamente i suoi sogni: “… senza considerare poi il prezzo dell’assicurazione, necessaria per …”.

“Basta – lo interruppe Jonas. Basta, adesso! – gridò infuriato. Ho capito, mi arrendo. Resto qui. Avete vinto alla fine, maledetti. Potete esserne fieri”.

E allora quell’infame sorrise.

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