Letteratura

Italo Orlando

3 Gennaio 2019

La prima vita di Italo Orlando (minimum fax), una biografia raccontata con invenzione da Carola Susani.

“Qualche anno fa Ute Pyka e Umberto Leone mi chiesero di scrivere un racconto che accompagnasse la loro opera I mandorli della signora Varvaro. Perché potessi scriverne, mi presentarono la signora Zina Varvaro, che mi raccontò una storia di mandorli e petrolio (mi ricordo anche di un suo parente e di un aneddoto a proposito di cornacchie). Quell’incontro fu la scintilla di questo breve romanzo d’invenzione”.

Così scrive l’autrice nella Nota finale, svelando il mistero sulla “personalità” del testo. Nella scena da cui traiamo questa immagine (il testo si compone anche di foto a intervallare il testo) ecco il brano a fare da didascalia, come avviene nell’ekfrasis dove le parti s’invertono e il romanzo finisce per essere la lunga didascalia (qui in realtà le foto ne hanno una loro) di una serie di fotografie messe lì in senso narrativo.

In questa si dice:

“C’è una foto di gruppo che dev’essere stata scattata in quel momento con il flash, perché ci sono tutti, ci sono anch’io, fra Ciccio Miraglia e mio padre, ma io non mi ricordo lo scatto. Mi ricordo, ma dev’essere passato ancora tempo, che le candele sono di nuovo quasi del tutto consumate, e Margherita sta al centro del prato di gramigna, davanti all’amaca vuota, e dice: «Chi balla?», ma nessuno ha il coraggio”.

Questo testo di Carola Susani non è in definitiva che un falso memoir (non per questo meno realisticamente efficace di uno vero), in cui persino le foto hanno una notevole provvisorietà più che pretestuosità come nella pareidolia o illusione pareidolitica. Una narrazione di magia latinoamericana riportata alla temperie di una grande narrazione temporale che si prevede composta di più parti.

Nel testo che vien presentato per primo siamo nella Sicilia occidentale alla fine degli anni Cinquanta, quando la giovane Irene, figlia di un fotografo e nipote di una vecchia possidente – trova nel suo mandorleto un giovane nudo dalla carnagione giallastra senza passato né memoria. Il plot ricorda l’ottocentesca vicenda di Kaspar Hauser portata negli anni settanta sugli schermi da Werner Herzog.

Carola Susani – di cui abbiamo letto con piacere Eravamo bambini abbastanza – dimostra di essere autrice di convinte narrazioni e passione per il mistero semplice che spesso si annida nello sguardo di adolescenti o bambini che osservano il mondo con occhi non ancora addomesticati. In questo ha un notevole riverbero di classicità (evocata spesso dalla misura della novella, perseguita in alcune raccolte), un amore ricambiato per il racconto definitivo in cui persino lo scavo interiore finisce per essere sbalzo da offrire allo sguardo del lettore senza chiedere complicati mentalismi o miracoli semplicistici.

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