Letteratura
In viaggio con Missiroli
Gate A06, aeroporto di Milano-Linate. Attesa per l’imbarco sul volo Alitalia diretto a Brindisi delle ore 13,40, ultimo sabato di maggio. Sono stata due giorni a Bergamo ad un convegno sull’educazione degli adulti e l’apprendimento trasformativo e ora torno in Salento, a casa. Questo maggio è stato un mese di viaggi su e giù per tutta l’Italia, gli accademici hanno deciso di farli tutti in questo mese i convegni! La cosa che non mi dispiace della sfacchinata fatta è che il tempo dei viaggi è stato un tempo di lettura: non di saggistica – che leggo continuamente per ragioni di ricerca; il viaggio per me è consacrato alla lettura che amo. Ho comprato un po’ di novità letterarie che mi ero annotata in questi mesi dai post letti nei profili di editori e bibliofili su instagram, romanzi papabili Strega, soprattutto di scrittori grosso modo miei coetanei che mi interessano particolarmente. Li ho messi sul mio Kindle con l’intento di portarmeli appresso durante le mie trasferte convegnistiche di maggio. Così al mio primo viaggio ho inaugurato questo mio ‘tempo di lettura’ con l’opera che mi aveva incuriosito di più tra quelle acquistate: ‘Fedeltà’ di Marco Missiroli. Mai letto nulla di lui. Non lo conoscevo. Era la prima volta. Da quando l’ho iniziato l’ho letto ad ogni buco possibile. Le vite di Carlo, Margherita, Sofia e Andrea scivolano l’una nell’altra al ritmo di una scrittura secca ed efficace, che costruisce dimensioni temporali diverse per ciascuno di loro, coerenti con il tempo interiore di ognuno, una scrittura che ha fatto scivolare via anche il mio tempo con la medesima efficacia narrativa. E mi ha buttata completamente dentro l’ufficio di Margherita e i suoi pensieri e il suo ascoltarsi come corpo che ha bisogno di continuare a conoscersi; nella ferramenta di Sofia, da cui fugge per liberarsi di un fantasma e inseguire un sogno e a cui poi ritorna, come se la parentesi milanese fosse stata un’onda anomala che poi rifluisce riportando il mare al suo livello normale; nelle notti adrenaliniche di Andrea che ha bisogno di aggredire il mondo per capire, per penetrarlo fino in fondo, fino all’atto del distruggere; nelle vie di Milano percorse da Carlo sempre in ricerca, ora di un lavoro, ora di corpi nuovi da possedere, dentro un codice relazionale diverso da quello vigente all’interno del suo matrimonio e per questo compatibili con esso ed anzi in qualche modo capaci di riconfermarglielo ogni volta come necessario e importante.
Il personaggio che mi intriga di più è Andrea. Apparentemente defilato nella trama è in realtà un connettore importante delle storie degli altri personaggi; inoltre è l’unico personaggio radicale del romanzo, l’unico che va fino in fondo ai movimenti che lo abitano, senza censure e autoinganni. E sono movimenti carsici, carichi di energia, che incidono dentro e fuori, che hanno il potere di curare e distruggere insieme. Andrea è doppio, in ogni suo aspetto esistenziale, c’è un Andrea diurno e un Andrea notturno, e come tutte le cose che sono insieme e contemporaneamente anche il loro contrario è attraente e produce spiazzamenti, di cui il senso si nutre per evolvere e generare racconto. Andrea abita il bordo, a strapiombo sulla dissoluzione, e al di qua la capacità di profondi gesti di cura, di accoglienza, di umanità, con i suoi anziani genitori, con la madre di Margherita e con Margherita stessa, con il suo cane anche nonostante tutto. Sì, è così, è possibile, è paradossalmente vero. Certo non è condizione a buon mercato, non lo è mai, anzi, e il prezzo lo paghi tutto, e quasi sempre col tuo corpo, unico vero terreno in cui alla fine si scaricano e cercano composizione le forze opposte che ti animano. Il corpo è la merce di contrattazione, di scambio, d’uso altrui e proprio, e Andrea non fa eccezione. Ad un certo punto darà direttamente il suo corpo in pasto al suo bisogno di violenza.
Non so perché ma fin dalle sue prime apparizioni nella narrazione ho avuto la sensazione che lo scrittore abbia commerciato molto con questo personaggio e che dica molto di lui.
Andrea è anche la metafora della condizione di tutti gli altri personaggi del romanzo: tutti vivono, a vario titolo, in modo diretto o indiretto, su due binari esistenziali, senza però andare mai fino in fondo a ciascuno di essi, senza mai stressarne la tenuta per verificarne il punto di rottura e scoprire così l’evento che interrompe lo scorrere parallelo e fa saltare uno dei binari o entrambi. Quando stanno per sfiorarlo arretrano, si distraggono, attendono la mossa dell’altro o il caso. I due binari aleggiano in modo fantasmatico, si nutrono in massima parte di immaginazione, sono un malinteso, un equivoco, delle cartoline in cantina, una coincidenza che non accade. In questo altalenare si gioca il senso quotidiano e concreto che i personaggi cercano di dare, con le loro esistenze, alla parola ‘fedeltà’, realizzando di fatto un percorso di sé con sé, di auto-conoscenza e di auto-formazione. E abilmente Marco Missiroli li narra in una architettura che ti conduce continuamente dalla vita dell’uno a quella dell’altro, da Milano a Rimini, senza salti, in dissolvenza fade in/fade out che la sua scrittura ha saputo creare, facendoti vivere direttamente nel flusso in cui sono interconnessi i personaggi.
A metà maggio ‘Fedeltà’ è già bello che finito.
Ora, mentre aspetto di imbarcarmi, sono sempre con il mio Kindle acceso e sto leggendo altro. Quando ti piace un romanzo coltivi sempre quella idea folle, che tu sai perfettamente essere tale ma ti piace coccolarla ugualmente – le perversioni della lettura – che le sue storie possano continuare. Quest’oggi per ‘Fedeltà’ questo può forse un po’ succedere nel senso che questa sera il caso vuole che Missiroli sarà in Salento, nel basso Salento, ad Alessano, nell’ambito del Festival Armonia, per presentarlo. Sono venuta a saperlo una settimana fa circa, non ci potevo credere, avevo finito solo da qualche giorno di leggerlo, avevo già organizzato il viaggio a Bergamo, acquistato i biglietti, ho aperto subito la mail della prenotazione per controllare gli orari e avevo tirato un sospiro di sollievo verificando che il mio volo sarebbe arrivato nel primo pomeriggio a Brindisi, c’era tutto il tempo di rientrare a casa e poi andare ad Alessano la sera. Nei giorni seguenti ci ho rimuginato un po’ su questa cosa, vado non vado alla presentazione? Ad un certo punto non ne ero proprio tanto convinta: sempre per quella fantasia folle del far perdurare le storie e i personaggi oltre la lettura, temevo il confronto con la realtà dello scrittore. Se avessi trovato una persona diversa da quella che avevo schizzato nella mia testa, risalendo indirizziariamente dalla scrittura al suo possibile scrittore? Se il mondo che avevo ricostruito attorno a ‘Fedeltà’ non fosse quello dell’autore? Il rischio della delusione sopravanzava la voglia di ascoltarlo, di confrontarlo con le mie ipotesi, di dare ad esse carne e voce? Probabilmente no. Anzi no, mi ero detta prima di partire. Ora che sto per rientrare, vacillo nuovamente.
Alzo la testa dal mio Kindle per lanciare un’occhiata al gate, nello spazio tra le due file di sedute messe una di fronte all’altra vedo passare uno, è di spalle, sta cercando un posto per sedersi, si allontana dal punto in cui sono seduta io, continuo ad osservarlo, passa alla seconda fila di sedie, si avvicina ad un posto libero che è spostato di tre sedie a sinistra rispetto a me e si gira per sedersi. Posso guardarlo in faccia. No. Non è possibile. Non ci credo. Non ci posso credere. E’ lui. E’ Missiroli. Prende questo mio stesso aereo per venire giù in Salento, nel mio Salento, per la presentazione di questa sera. Lo guardo a lungo. Nessuno sembra averlo notato. L’ho riconosciuto solo io. Beh non ne sono sorpresa, l’Italia, si sa, non è un paese di lettori. Continuo a guardarlo. Poi anche lui guarda di fronte a sé nella mia direzione ma con gli occhi che vagano in modo indefinito, osservano tutto ma non vedono nulla. Mi viene comunque istintivo riabbassare il viso sul kindle. Per pudore, per riservatezza, ma anche per quella paura di cui dicevo. Così per tutto il tempo dell’attesa dell’imbarco, lì al gate A06, continuerò ad osservarlo, ma con discrezione: ho l’impressione di uno che è lontano, lontanissimo da lì, da quel luogo, da quella situazione, espressione seria, quella solita delle foto che si possono trovare sui suoi profili social. E’ proprio così, mi dico. In foto e dal vivo, nessuna differenza. Ha tra le mani un libro, copertina blu notte e formato quasi tascabile, è un Sellerio senza alcun dubbio; da questa distanza non riesco però a leggere autore o titolo.
Quando apre il gate lui sembra non curarsene, se ne rimane lì al suo posto, o più probabilmente in un altrove, suo. Intanto io mi sono messa in fila insieme agli altri, come al solito sono ansiosa e ho bisogno di assolvere il più velocemente possibile alla procedura di imbarco e sapere che è tutto a posto. Intanto ragiono su come sia più opportuno comportarmi laddove dovesse capitare ad un certo punto di ritrovarci vicini: lo saluto dicendogli d’averlo riconosciuto e gli dico che ho letto il suo ultimo romanzo e che mi è piaciuto moltissimo? faccio finta di non sapere chi è e rimango in silenzio? Con la coda dell’occhio continuo a osservare lui, che rimane lì, da solo, con le file dei sedili oramai tutte vuote e lui unico rimasto seduto in quell’area di attesa del gate. Ci fanno salire su un autobus per raggiungere l’aeromobile. Lo perdo di vista. Scendiamo dall’autobus e ci mettiamo in fila per salire la scaletta. Mi volto indietro: nessuna traccia di Missiroli e intanto salgo, per inerzia, sospinta dalla fila di passeggeri che non aspetta il mio ispezionare. Guadagno il mio posto, 21E, sistemo il bagaglio e mi siedo. Ci sono molti viaggiatori, salgono in tanti, li guardo scorrere nel corridoio in mezzo ai sedili. Tutti si siedono, l’aereo è quasi pieno. Dopo un bel po’ spunta lui dalla porta anteriore, ultimo a salire, aria sempre assorta, distante da qualunque cosa ci sia in quel momento intorno a lui, si sistema lì in prima fila. Quando atterriamo a Brindisi e ci fanno salire tutti quanti su di un altro autobus, lo cerco con lo sguardo tra tutte quelle teste e infine lo trovo, in fondo, dalla parte opposta alla mia, vicinissimo alla porta di uscita, faccia rivolta al vetro, che con le sue spalle larghe taglia fuori tutta quell’umanità accalcata lì.
Scendiamo, lo perdo nuovamente, ma oramai so dove ritrovarlo.
La sera vado alla presentazione: una sala affollata, trovo posto solo molto dietro, nelle ultime file.
Ascolto Missiroli parlare, la sua voce mi mancava nell’incontro a distanza; le sue parole mi suonano familiari.
Quando la presentazione finisce ci alziamo e molti dei presenti si avvicinano a lui.
“Sei stato una conferma del mondo che mi ero costruita leggendoti, e insieme uno svelamento, di altri particolari, che aggiungono, in positivo. Complimenti e buona fortuna per tutto”. Questo ho voglia di dirgli.
Però vado via.
Speriamo che sia Strega!
Marco Missiroli, Fedeltà, Einaudi 2019
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