Letteratura
“Improvvisazioni”: la nuova collana di pop-poesia di Morellini editore
Che senso può avere, nella società iper connessa di oggi, la poesia? Quali spazi di tangenza con il quotidiano? Con quali modalità può interpretare il suo ruolo di arte evocativa, essenziale, immediata, arrivando a toccare le più intime “corde” della sensibilità del lettore? La sfida di chi decide di dedicarsi al linguaggio poetico è duplice: lavorare sul proprio percorso artistico ed espressivo, al contempo trovare spazio di valorizzazione nel mondo editoriale, non sempre pronto a investire in percorsi innovativi e di ricerca. Non è il caso, editorialmente parlando, della nuova collana “Improvvisazioni”, di Morellini Editore, diretta da Elena Mearini in collaborazione con Marco Saya, uno spazio interamente dedicato alla poesia contemporanea nella sua “linea pop”, fresca, evocativa. “Improvvisazioni”, che nasce anche a partire dall’esperienza della “Piccola accademia di poesia”, giunta quest’anno alla sua terza edizione, esplora nuove intersezioni fra linguaggio poetico e prosa, musica e arti figurative, andando a reinterpretare il canone attraverso una selezione di autori che, per percorso artistico e professionale, fondando il loro linguaggio sull’ibridazione. All’interno della collana verrà poi inserita la sezione “I piccoli saggi FiloPoetici”, uno spazio, a cura del poeta Angelo de Stefano, nel quale, in un formato agile e snello, verranno trattati grandi temi del dibattito culturale contemporaneo, dalla musica alle neuroscienze, con l’introduzione di una voce letteraria che a questi temi farà eco.
Prime due uscite il volume “S’i fosse whiskey” del poeta e cantautore romano Piji e “Il tempo della luce” dell’astrofisico Massimo Della Valle, che andrà a inserirsi proprio nella sezione “I piccoli saggi filopoetici”.
Abbiamo intervistato l’autrice e docente Elena Mearini per capire qualcosa di più su questo nuovo progetto editoriale e sul suo futuro sviluppo.
Una collana di poesia, per quanto “pop”, rappresenta oggi, in un contesto iper accelerato, in cui la lettura di un componimento che richiede astrazione, “silenzio” e tempo di sedimentazione, una vera e propria sfida editoriale. Una scommessa ben rappresentata anche dal percorso della Piccola Accademia di poesia. Da quali spunti e riflessioni nasce questo duplice percorso?
Credo che il tempo della riflessione possa e debba trovare spazio in qualunque proposta di accelerazione. Occorre essere in grado di poggiare lo sguardo sulle cose anche durante la sfrenata corsa del quotidiano e i repentini cambi di scena a cui siamo chiamati. Questa collana si propone di “ improvvisare” la sosta inattesa, inventare la fermata che tutti ignorano, distratti dal viaggio rapido e diretto da un punto all’altro. L’ intenzione della collana, così come quella della Piccola Accademia di poesia, è quella di mettere a fuoco quelle voci capaci di fotografare il ritmo tachicardico del contemporaneo senza tralasciarne i suoni puri, integri, in qualche modo atemporali ed assoluti. Insieme all’editore Marco Saya e al poeta e filosofo Angelo De Stefano, tento di portare avanti una poetica dell’intra-reale, ovvero di uno sguardo che affonda nella realtà per poi espandersi in essa fino a oltrepassarne i confini.
La poesia rappresenta uno dei linguaggi più complessi, ma allo stesso più immediati e diretti di comunicazione di un sentimento, di un’immagine, di uno stato della natura umana. Niente di più distante da una certa superficialità propria del contemporaneo. La collana non sembra però voler rispondere a un’esigenza culturale elitaria, di difesa di un linguaggio “altro”, ma restituire, negli intenti, un affresco del presente. A quale bisogno risponde a tuo parere, da un punto di vista sociale e culturale, questo tipo di approccio poetico?
La collana, per quanto riguarda la parte dedicata alla poesia ( e curata da me e da Marco Saya) , risponde al bisogno di parlare alla gente, a tutta la gente, con un principio di rifondazione della lingua, ossia dando maggiore importanza al suono della parola, al ritmo dei versi, all’acustica del senso spesso silenziata dal chiasso inutile. Angelo De Stefano invece, con la parte dedicata ai saggi, cerca di mettere in evidenzia l’origine comune che lega poesia a temi scientifici ma non solo, poesia e pensiero in generale.
La collana si concentra su autori e componimenti capaci di mescolare elementi di prosa e caratteri di poesia, sensazioni e suggestioni interiori a panorami di estrema concretezza. La poesia sconfina nell’ordinario quotidiano oppure è il quotidiano a farsi poetico?
Il quotidiano diventa poetico se lo sguardo che lo osserva ha voglia di interrogarlo e creare una narrazione attorno ad esso. Importa la visione dello spettatore, il suo desiderio di sostare davanti alle cose fino a vedere non solo ciò che esse sono, ma soprattutto ciò che non sono. I segreti delle cose stanno nelle assenze, nell’invisibile che le abita.
Una domanda, quasi retorica e sicuramente provocatoria, finale: ha ancora senso oggi fare poesia? E soprattutto che significato assume una Piccola Accademia di poesia in un mondo popolato da didascalie a video e scatti sui social condivisi nel tempo di un click?
Il fare poesia è un lavoro di sguardo che dovrebbe essere interminabile e infaticabile, uno sguardo pronto a fare perenne presa sulle cose del mondo per poi lasciarle andare. E’l’occhio che vuole leggere l’essenza senza imbrigliarla, metterla in luce per permetterle di incamminarsi libera sulla propria strada. Aiutare l’altro da se’ a manifestarsi ed orientarsi…questo fa la poesia e questo, oggi più che mai, occorre mettere in atto. Noi, alla Piccola Accademia di poesia, ci proviamo.
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