Letteratura

Il post-esotismo: preludio e fuga a 44 voci (di A. Volodine)

16 Marzo 2017

Antoine Volodine non esiste. Antoine Volodine non è l’eteronimo di un autore pericoloso che ha scelto di entrare in clandestinità. Antoine Volodine contiene moltitudini: è la divinità creatrice di un collettivo di quarantaquattro scrittori, e contemporaneamente è uno dei loro personaggi. Quarantaquattro scrittori che sono Volodine proprio come trenta uccelli sono il Simurg. Quarantaquattro scrittori in ciascuno dei quali Volodine entra ed esce a piacimento, a seconda della voce da usare e delle cosa da dire, come lo sciamano comunista pazzo protagonista di Terminus radioso fa con le povere creature dei suoi sogni. Quarantaquattro scrittori che sono stati combattenti – criminali, terroristi, rivoluzionari, come vi piace. Quarantaquattro scrittori che sono tutti morti. E che tuttavia continuano a parlarci da un non luogo di non morte non vita. Questo e non altro – questo, e molto altro – è il post-esotismo.

volodine cop

Questa è una microrecensione. Non ha la pretesa di esaminare un intero libro, e tantomeno un autore. Ma solo un piccolo brano, un pezzo micro, che magari apra la visione su tutto il resto. Per una disamina attenta, profonda, ci sono due meravigliosi pezzi, di Vanni Santoni e Tommaso Pincio. Arrampicatevi lì, prima, o dopo. Come direbbe Volodine:

Dall’alto dell’albero si vede ogni cosa e, sforzandosi anche solo un po’, si vede quasi ogni cosa.

Una volta c’erano i generi, più o meno. C’era il romanzo, il saggio, il poema in versi. Poi sono arrivati quei cavolo di postmodernisti, e/o il mercato, e non si è capito più niente: reportage narrativi, autofiction, metaromanzi, romanzi mascherati da saggi, saggi con la dicitura “romanzo” sennò poi non vendono… Ma con Volodine siamo oltre: siamo al meta-saggio, o altrimenti non saprei come definire un saggio che finge di essere un romanzo per parlare di letteratura come un saggio, il tutto in una cornice palesemente finzionale, o forse no. Già solo il titolo, vale il prezzo del biglietto: Il post-esotismo in dieci lezioni. Lezione undicesima (66thand2nd editore, traduzione di Anna D’Elia).

La verità è che Volodine, o chi per esso, non si limita a inventare trame, a immaginare e recensire libri che non sono mai stati scritti, come da Herbert Quain in poi abbiamo fatto tutti. Lui inventa interi generi, un’intera branca della letteratura: Romånso, Shaggås, lezioni, intrarcane… E il relativo apparato critico e terminologico: tipologia delle voci (sotto-narratore, eteronimo anonimo…), natura del linguaggio (respirazione ornamentale, parola fittizia), modalità della frase (apnea cronologica, connivenza ciclica…). All’inizio del libro c’è l’elenco degli scrittori post-esotici in ordine alfabetico – a canto, non la data di nascita ma quella di incarcerazione nell’ala di massima sicurezza dove si trova(va)no tutti. Ma alla fine, stupore, c’è nientedimeno che la bibliografia completa del post-esotismo: 343 titoli, con autore data e genere. Alcuni sono libri effettivamente pubblicati da Volodine nel mondo reale (?), con il suo nome o meno; altri sono libri di cui si parla diffusamente in questo o in altri scritti di Volodine; la maggior parte esistono solo nell’altrove.

A me queste liste, hanno fatto venire in mente una cosa che non c’entra niente, forse: gli elenchi dei re numenoreani, le vaste appendici al Signore degli anelli. La sparo grossa: Volodine è per la letteratura – fantastica? post-esotica? sperimentale? d’avanguardia? tout court? – quello che Tolkien è per il fantasy (e anche qui, termine riduttivo…). Volodine è il Tolkien del nostro secolo.

Lo scrittore pigro si limita a creare un fondale di cartapesta per il luogo in cui si svolge l’azione, per il breve tempo in cui si svolge l’azione. Lo scrittore bravo ricrea un ambiente solido e credibile, ricostruisce un mondo. Il genio, come Tolkien e Volodine, fa tutt’altro. Il genio folle e visionario e costante, progetta l’impalcatura per un intero universo. Lo fa in modo vasto, illimitato: crea pianeti e territori, e per ognuno di essi conosce la storia dall’inizio dei tempi alla fine, anche se a ciò che è successo cinquemila anni prima, a cinquecentomila leghe di distanza, non si farà mai cenno in nessuno dei suoi libri. Lo fa in modo minuzioso: sa cosa c’è nel cassetto chiuso di una stanza in cui nessuno entrerà mai.

Ora tutto questo potrà sembrare un giochino intellettuale. O l’apoteosi dell’escapismo. Niente di più falso: Volodine, come si sarebbe detto, è uno scrittore impegnato: tutta la sua opera è piena di carne e sangue; tutta la sua opera è un inno alla lotta – inutile, necessaria – contro le ingiustizie del mondo. E il suo capolavoro sta proprio in questo paradosso: nel toccare il vertice dell’impegno quando è nel punto più lontano della fuga. Nel fare dell’altrove la cosa più attuale che c’è. È tutto qui:

Gli autori del braccio di massima sicurezza, sin dagli anni Settanta, hanno esplorato una mezza dozzina di nuove forme. E sin dai loro primi testi. Perché una simile frenesia? (…) Delimitavano in maniera magari frenetica i territori della propria libertà interiore che finivano col corrispondere ai territori della loro stessa letteratura. C’erano temi che avevano a cuore, aneddoti nei quali avvertivano che l’esilio sarebbe stato meno duro e, allo stesso tempo, cercavano di definire supporti letterari che non sarebbero scesi a patti con voi, che non avrebbero riprodotto nessuna delle vostre tradizioni e nessuno dei vostri conformismi e anticonformismi ufficiali. Hanno inventato forme vuote che voi non avevate mai avuto modo di inquinare, e le hanno riempite di visioni estranee alla vostra sensibilità. Anche in questo, anche con questo hanno aderito alla ribellione. Hanno inventato il genere romånso per non essere confusi con voi e con i vostri tentativi di rinnovamento del romanzo, con tutte le acrobazie da bottegai tipiche delle avanguardie istituzionali. È un atteggiamento dettato dall’avversione, capisce?

(In collaborazione con Per tutto il resto c’è Facebook)

Commenti

Devi fare login per commentare

Accedi

Gli Stati Generali è un progetto di giornalismo partecipativo

Vuoi diventare un brain?

Newsletter

Ti sei registrato con successo alla newsletter de Gli Stati Generali, controlla la tua mail per completare la registrazione.