Letteratura
Il ponte della donna onesta
Venezia è una città carica di storia, ma anche fitta di leggende.
Ogni angolo della città è in grado di raccontarne. Per esempio, ne circolano diverse sul Ponte della Donna Onesta.
Lo vedete nell’immagine qui in alto. Sta a qualche centinaio di metri da casa mia.
Perchè si chiama così?
Ci sono varie ipotesi. Eccole:
Prima ipotesi
Presso il ponte lavorava uno spadaio. Un giovane patrizio, invaghito di sua moglie, commissionò un pugnale allo spadaio, poi, mentre quest’ultimo era assente, entrò nella bottega e violentò la donna, che per la vergogna si tolse la vita con lo stesso pugnale che aveva fabbricato il marito.
Seconda ipotesi
La seconda versione è simile alla prima, ma con una variante: un amico della donna arrivò prima che si consumasse la violenza e uccise il patrizio con il pugnale.
Terza ipotesi
Due amici stavano discutendo vicino al ponte sull’onestà delle donne. Uno dei due, gran denigratore del genere femminile, per burlare l’amico gli indicò allora l’immagine in marmo del volto di una donna visibile su un muro lì vicino, dicendogli che quella era la sola donna onesta che lui conoscesse!
Quarta ipotesi
Pare che in quella contrada abitasse una meretrice famosa per la sua “onestà” nel trattare i clienti
Ai piedi del ponte si trova la Trattoria Dona Onesta.
E’ una trattoria che una volta era molto a buon mercato.
Tanto è vero che, appena trasferitomi a Venezia, ci andavo spesso a mangiare con un amico, anche lui appena laureato e assunto in azienda nello stesso periodo (nell’epoca felice in cui le aziende assumevano giovani a grappoli e a tempo indeterminato).
Ci serviva un donnone scarmigliato e vociante che appoggiava i piatti sul tavolo con totale e, immagino, inconsapevole malagrazia.
Con questa specie di virago il mio amico una sera ebbe una imprevista e violenta discussione.
Il motivo? Assolutamente banale. Il mio amico sosteneva che il piatto che gli era stato portato fosse lingua marinata.
“Macchè marinata!- esplose la donna- questa è lingua salmistrata ! Vuole saperlo meglio di me che l’ho fatta! ”
Restammo sbigottiti da tanta violenza, poi io, per stemperare la tensione e rabbonire l’energumena dissi, rivolto al mio amico:
“Maurizio, la signora ha ragione. Ti dispiace accendere il cervello prima di parlare?”
Tornammo altre volte. Si mangiava discretamente e, come ho detto, ad un prezzo modesto.
Ma da quella sera il mio amico ribattezzò il locale. Diceva sempre “Che facciamo stasera? Andiamo a mangiare dalla Donna Pazza?”
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